in

Nella mente del complottista: il romanzo impossibile di Mauro Maraschi, "Rogozov"

- -


Rogozov
di Mauro Maraschi
TerraRossa Edizioni, 2021

pp. 246
€ 16,50 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)

Ed è per questo che le cose durano sempre più del dovuto, i lavori, i matrimoni, le tradizioni, portiamo avanti le nostre cose non perché ci crediamo ma perché altrimenti non ci rimarrebbe che ammazzarci. (p. 167)

 Almeno una volta nella vita – soprattutto dall’esplosione dell’emergenza Covid-19 – tutti noi ci siamo domandati cosa voglia dire essere nella mente di un complottista: cosa voglia dire rifiutare il pensiero comune e il metodo scientifico, vedere falsificazioni montate ad arte proprio là dove manifesta dovrebbe essere invece la verità, portare alle estreme conseguenze ragionamenti che, se letti da altre prospettive, non sembrano avere alcun senso.

Ecco allora che Mauro Maraschi, traduttore e redattore editoriale con una notevole carriera alle spalle, col suo Ruggero Gargano – uno del popolo, si potrebbe dire – ci confeziona un personaggio che svolge proprio questo compito: condurci, senza essere macchiettistico, nella testa di un complottista di prima categoria; uno di quelli che vedono nel capitalismo la causa di ogni male, nella medicina lo strumento di potere principe per controllare il gregge, nell’alimentazione mediterranea e onnivora la fonte del malessere fisico; uno di quelli con cui è impossibile ragionare se non entrando nella loro ottica, perché rifiutano a priori qualsiasi argomentazione razionale basata sul buon senso e sul metodo scientifico occidentale, proprio in quanto mainstream e occidentale.

Il metodo narrativo seguito da Maraschi è quello più adatto, ossia la confessione: con uno stratagemma semplice ma efficace, la cui utilità si rivela solo nel finale, la voce narrante si accosta al vero protagonista del romanzo, ossia Gargano, il quale in un profluvio di parole confessa ogni cosa, dalle motivazioni che lo spingono fino ai reati commessi, passando per i propri ideali. Gargano si mette a nudo, e lo fa senza vergogna perché se una cosa abbiamo imparato da questi tempi di pandemia – ma prima erano tempi di scie chimiche e 5G, e prima ancora di invasioni aliene e origini rettiliane del mondo, e terrapiattismi e così via – una cosa che abbiamo imparato, si diceva, è che il complottista non prova vergogna, né delle proprie credenze né delle proprie azioni. Appena può – appena ha modo – sente quasi il bisogno di sciorinare il proprio credo, nella convinzione forse di trovare alleati, magari adepti, per combattere la battaglia che infuria fra le nostre strade.

Senza banalizzare dei ragionamenti che, invece, riescono a risultare stranamente condivisibili per molti aspetti, Maraschi mette in scena una tragedia umana che sa di già visto nel senso buono del termine, in quanto ciò che accade in Rogozov, e che viene narrato come fosse un dossier tecnico con tanto di note e appendici documentali, è qualcosa che accade intorno a noi nella quotidianità. È difficile, veramente difficile parlare di luoghi comuni senza scadervi dentro, e mettere in bocca al proprio protagonista/antieroe discorsi che non stanno né in cielo né in terra eppure, a leggerli bene, hanno una loro logica inoppugnabile perché, riprendendo quanto scritto all’inizio, a tutti, almeno una volta nella vita, è passato per la testa che il capitalismo sia il male assoluto, che i potenti del pianeta – i famosi “loro” che mai trovano un vero nome nei discorsi campati in aria – tramino un piano per il dominio delle popolazioni. Lo abbiamo fatto tutti, magari nei momenti di debolezza, perché queste sono argomentazioni confortevoli in quanto in grado di spiegare il male in modo semplice e, soprattutto, sono in grado di individuare con facilità un nemico che è comunque irraggiungibile e al di là della nostra portata. Così come credere che Dio attraverso le preghiere possa risolvere le nostre afflizioni, allo stesso modo individuare il nemico in qualche lobby invisibile ci consente di mettere da parte il problema come qualcosa che sappiamo essere lì ma che non possiamo gestire. Ci assolve, in qualche modo, dall'agire.

Maraschi insomma con il suo romanzo impossibile pone davanti ai nostri occhi quello che potremmo essere, quello che abbiamo intorno ogni giorno prendendo la metro, ascoltando la radio o guardando la tv. Ci sbatte in faccia, in definitiva, tutto il male che siamo.

David Valentini