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La coppia Marco Malvestio e Annette, ovvero l'amore ai tempi del porno 2.0

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Annette  
di Marco Malvestio
Wojtek Edizioni, 2021

16.00 (cartaceo)
 

Parlando di pornografia e pornostar che entrano nella letteratura il pensiero va immediatamente a lei: Joanna Silvestri. L’attrice protagonista dell’omonimo racconto di Roberto Bolaño nella raccolta Chiamate telefoniche. E ancora al bellissimo Mio padre, il pornografo di Chris Offutt che, attraverso i testi di letteratura erotica del padre ritrovati dopo la sua morte, ricostruisce la figura del genitore e il loro rapporto. Se però questi ultimi sono frutto della fantasia e Joanna è uno straordinario personaggio immaginario, Annette Schwarz, al secolo Annette Carmen Schönlaub, che dà il nome a questo romanzo, è stata una pornostar tedesca in carne e ossa attiva dal 2002 al 2014.

Annette, nella meravigliosa veste grafica dei libri Wojtek, posizionatosi al dodicesimo posto nella categoria Narrativa della classifica di qualità di ottobre curata da L’indiscreto, è un saggio romanzo sul porno, come viene definito dalla stessa voce narrante. Considerata la corrispondenza anagrafica fra autore, narratore e protagonista del romanzo, tutto farebbe pensare a un’autofiction, dove l’autore stesso è il protagonista delle vicende di finzione narrate. Posta questa premessa, procediamo dunque con la consapevolezza che cercare di capire cosa è reale e cosa non lo è, è perfettamente inutile.

Ma torniamo a Bolaño. In una divertentissima e commovente intervista rilasciata a Playboy Messico tra il 2002 e il 2003, lo scrittore dichiara che ogni educazione sessuale equivale a un’educazione sentimentale. E così anche per il protagonista di Annette che, sotto questo aspetto, potrebbe essere definito un romanzo di formazione, quella di un giovane adulto nato all’inizio degli anni ’90 sopravvissuto alla sua adolescenza durante la quale l’iniziazione alle fantasie sessuali non è avvenuta tramite la fruizione del porno in VHS e DVD e riviste trafugate, ma direttamente online, su piattaforme di video-sharing e preview. In ogni ambito dell’esistenza l’evoluzione tecnologica ha significato cambiamenti esponenziali e così nel settore del porno: grazie al possesso di dispositivi mobili connessi a una rete, la fruizione diventa un browsing potenzialmente ininterrotto, amplificando così non solo malcelate ossessioni, ma anche quelle derive solitarie e anaffettive che generano disturbi della personalità di intralcio a ogni relazione sociale.

Ed è così che pian piano il protagonista ci svela la sua doppia vita sentimentale, da un lato le ragazze che frequenta (ci tiene a sottolineare che non siamo davanti a un incel), dall’altro lei, Annette, regina indiscussa di ogni suo pensiero erotico, naturalmente sempre inarrivabile da parte delle prime in ogni sua performance. Questo iato tra realtà e immaginazione sessuale causerà nella quotidianità un distacco emotivo dalle sue frequentazioni di non facile gestione, nonostante Malvestio conservi una serrata lucidità almeno nel concettualizzare la differenza tra vita reale e pornografia:

Se l’artificio del porno serve a separare il sesso dalla nostra esperienza quotidiana e così ad assolutizzarlo e a eternarlo, vedervi un lampo di realtà, come capita così spesso nel lavoro di Annette, ci indica che l’impossibile a cui assistiamo potrebbe essere possibile, in determinate circostanze, anche se non ci sogneremmo mai di metterlo in pratica; ci fa continuare a sperare e a sognare.[…] In quelle poche decine di secondi, Annette si trasforma per me in una figura dell’impossibile, in un ossimoro fatto di falsità e realtà – e cosa importa, poi, se questa realtà non è reale? Perché in fondo amare significa desiderare di essere ingannati.(pp. 33-35)

Ma la consapevolezza della distanza anche fenomenica delle rappresentazioni pornografiche dalla realtà, non impedisce di certo di continuare a sognare e voler partecipare, tra virgolette, ai momenti di piacere offerti dalla pornostar. Anzi è proprio questo il punto: è la finzione il vero motore della pornografia, così come è la finzione la via per spezzare la noia e la ripetitività delle nostre esistenze e per raggiungere, nelle migliori delle ipotesi, una verità che ci riguarda. E però scrive Malvestio:

Cionondimeno, io trovo che la pornografia abbia uno statuto ambiguo [...]: è finzione, ma non lo è completamente [...] Quello che avviene in un film porno, dunque, è finto, perchè si verifica entro una cornice e con dinamiche tanto esagerate da non poter essere definito diversamente [...] ma, allo stesso tempo, la copula che avviene in video è avvenuta veramente. [...] "questo che sta succedendo potrebbe succedere anche nella tua vita di tutti i giorni", ci dicono; e allo stesso tempo lo smentiscono. (pp. 32-33)
È un terreno molto scivoloso considerando che Malvestio, fedele all'anima saggistica di una parte del testo, non può non dialogare con i Porn studies e con il Fourth-Wave feminism. Nonostante il suo male gaze, che potrebbe far storcere il naso a un ramo del post-femminismo, il suo sguardo resta analitico e cerca di indagare la complessità del fenomeno: l’industria pornografica come propaggine del capitalismo attiva nell’indurre sempre nuovi bisogni rispondendo a precise strategie di mercato, il piacere e l’orgasmo maschile come principale obiettivo (money shot) del mainstream porno, l’oggettivazione del corpo di coloro che non sono maschi bianchi eterosessuali e quindi non una sincera inclusione di altre categorie, poste sempre in posizione servente, iper-sessualizzazione della nostra società che porta a una de-sessualizzazione; e ancora, quanto ripensare il nostro desiderio significhi riportare al centro anche il discorso sulla libertà d’azione e, ponendosi in linea con le più avanguardistiche teorie queer sulla pornoresistenza, quanto il sesso liberato della pornografia e delle sex workers contribuisca a ciò.

Ma le provocazioni non mancano. Già nella scelta di Annette, ad esempio. Perché si innamora proprio di lei? Una delle performer più estreme dell’hardcore contrapposta a “Sasha Grey che utilizza la pornografia mainstream come spazio di riappropriazione di un piacere femminile perverso. Positivamente perverso…”. Agentività che si allontana dal modello classico della pornostar. Lo stesso non si può dire di Annette che non vuole sovvertire un modello e rende ancora più estrema la sua oggettivizzazione ponendosi in continuità con le aspettative del suo pubblico. 

Se dimentichiamo che il porno, in qualsiasi forma e genere venga distribuito, anche (ben venga) eticamente sostenibile, resta una finzione, sarà difficile farne una sana esperienza; anzi, se ne siamo consapevoli è proprio in quella finzione che si potrà ritrovare maggiore autenticità.  Ma basta così. Niente spoiler. Neanche sul finale. E su cosa stia facendo Annette dopo essersi ritirata dalle scene.

La narrazione procede a capitoli alterni sulla vita dello scrittore/narratore mentre lavora proprio al romanzo in questione e su alcuni episodi immaginati della vita di Annette, come gli esordi nell’industria del porno, il rapporto con la famiglia, la permanenza a Los Angeles, il rapporto con alcuni registi e colleghe.

Al netto di alcune pagine dove le descrizioni delle performance sono a dir poco dettagliate e, a mio parere, non sempre funzionali alla narrazione se non a confermare una pervicace ossessione (per la felicità degli appassionati del genere che coglieranno le sfumature di scene cult, opinioni sull’autorialità dei registi, idioletti, categorie!), Annette è un’opera intelligente, autoironica, sincera, coraggiosa, che si presta a diversi livelli di lettura, come qual è il rapporto tra finzione e realtà e come può influenzare le nostre vite in opposizione o in armonia con i cambiamenti sociali e, oggi, con l’esperienza immersiva del digitale e la frammentazione delle identità.   

Senza la pornografia esisterei a metà; senza l’immaginazione digitale, la mia immaginazione sarebbe arida, inesistente. Probabilmente non saprei neanche che fare a letto, senza il porno: quando scopo, ripeto le pose dei film. (p. 250)

Maria Teresa Rovitto