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"Nietzsche on the road" di Paolo Pagani, ovvero seguire le tappe e i luoghi della vita del filosofo smontandone inutili pregiudizi e falsi miti

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Nietzsche on the road

Nietzsche on the road
di Paolo Pagani
Neri Pozza, Gennaio 2021

pp. 400
€ 18 (cartaceo)
€ 7,99 (ebook)


Uomo dell’Ottocento che ha anticipato il Novecento, Nietzsche è il filosofo in cui geografia e pensiero più si sono intrecciati. Paolo Pagani ha ben chiaro questo concetto e lo ha messo nero su bianco nel suo saggio “Nietzsche on the road”. 

Figura controversa, utilizzata dal Nazionalsocialismo per una retorica legata all’idea della vittoria e della violenza, Friedrich Nietzsche, nasce a Röcken nel 1844.

Chissà cosa ne avrebbe pensato, il grande filosofo, di un tempo immobile come quello che abbiamo subìto, visto che oltre a praticare nuoto e pattinaggio, era un instancabile camminatore? Predicava, come ci ricorda Pagani, una regola che ribadisce in Ecce Homo:

Star seduti il meno possibile, non fidarsi dei pensieri che non sono nati all’aria aperta e in movimento. (p. 41)

E proprio nell'ottica del muoversi, questo viaggio inizia nei luoghi natali, nella Sassonia luterana e bigotta, a Röcken e prosegue attraverso Naumburg, tra le amicizie giovanili e le occhiatacce dei bigotti, attraverso la scuola militaresca e intrisa di cultura classica di Pforta e così via in Germania, poi in Svizzera, Francia e Italia, per illustrarci in questi quasi 4mila passi l'avvicinamento alla follia di una delle menti più brillanti di questi ultimi secoli. 


Un viaggio di luoghi e di edifici, di vie, di scuole, di pensieri austeri e di innovazioni folgoranti. Con uno sguardo attento sulle amicizie prima osannate e poi sconfessate, come quella con Wagner, su rapporti nati per sangue e conclusi per convenienza, con fratello e sorella. Soprattutto Elisabeth, la sorella bigotta e responsabile di molti dei travisamenti sul filosofo, che negli ultimi dieci anni della malattia mentale di Fritz, a Villa Silberblick, in Turingia, dove il filosofo morì nell'agosto del 1900 (e dove si trova l'archivio dal 1897) lo espone agli amici come un'attrazione da circo, viene ben descritta da Pagani.z

La sorella tenta di demolire la versione della pazzia sifilitica, ne va del decoro familiare. Inventa la ridicola spiegazione di un "sedativo giavanese" che Friedrich avrebbe trangugiato in dosi esagerate, spacciatogli da un misterioso, fantomatico, figuro olandese. (p. 85)


Il fatto non secondario che in questa casa furono riuniti dal fratello, tutti gli scritti del filosofo, fece mettere le mani anche sugli appunti che molto saggiamente Nietzsche aveva deciso di non pubblicare, sulla visione del mondo e della Storia come volontà di potenza.

Lo fece invece Elisabeth, manipolandone con disonestà il contenuto grazie all'aiuto di Peter Gast, allievo del fratello conosciuto a Basilea che reincontreremo più in là, soprattutto tra le brume di Venezia. Racchiudendo in volume in tre diverse edizioni (1901, 1906 e 1911) quel che mai era stato concepito da Fritz per diventarlo. (p. 86)

Non è quindi un dettaglio di poco conto, il fatto che il corpus di scritti più abusati dello scrittore e male interpretati non fossero in realtà disposti per la pubblicazione, fatto che gli studiosi di Nietzsche di sicuro conosceranno ma che viene analizzato con dovizie di particolari, oltre a precisare il fatto che il filosofo aborrisse l'antisemitismo. La sua pazzia è legata strettamente a tutto ciò che egli sente come mancanza di tempo, fine di lucidità e quindi resistenza e necessità di riflessione.

In Svizzera Nietzsche si troverà da apolide, dopo la laurea in Filologia a Lipsia, il 23 marzo 1869, vi resterà ben dieci anni. Per lui Basilea sarà un nuovo inizio che lo condurrà dalla negazione della religione al definitivo abbraccio verso la filosofia. Qui insegna sia all'Università che all'ultimo anno del Liceo e qui chiede l'annullamento della cittadinanza prussiana, ma non avendo i requisiti per richiedere quella Svizzera, diventa apolide. E poi l'incontro con Mazzini, l'amicizia folgorante con Wagner, l'amore per Cosima Wagner. Su tutto apprendiamo particolari e restiamo affascinati grazie alla narrazione puntuale e arricchita dalle foto dei luoghi di Pagani. 

Il sole, l'Italia e l'amore per il Meridione, le donne della sua vita. Conosciamo anche i luoghi dell'anima del filosofo, comprendiamo la sua caduta nella follia, ci perdiamo nei suoi ragionamenti folgoranti e siamo partecipi di queste lunghe fughe alla ricerca di un luogo ideale in cui vivere, tra la Costa Azzurra e l'Italia, la Svizzera con i suoi impegni lavorativi e le fughe d'amore.

Il saggio è prezioso e si legge come un romanzo d'avventura, ci commuove il destino di questo genio che precipita nel buio della follia, siamo tentati dal viaggio, che rivediamo attraverso le foto e comprendiamo l'atto finale, che si consuma a Torino, con il gesto folle raccontato da tanta letteratura, mentre esce di casa quel 3 gennaio 1889, per acquistare come ogni giorno i giornali da Fino su piazza Carlo Alberto e vedendo dei ronzini, scorge da lontano un vetturino che ne malmena uno e con un urlo straziante lo raggiunge e si stringe al suo collo per consolarlo. Da lì non impazzisce, come ci precisa l'autore, ma finisce di impazzire, o forse è solo un ennesimo episodio eclatante tramandato per colpire la nostra immaginazione, fatto sta che da allora il delirio lo assale e tutto va in pezzi. 

Un viaggio intenso ed emozionante, attraverso i luoghi e la vita di un filosofo imprescindibile.

Samantha Viva