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L’innocenza spezzata di Justine Lee: “The Choke. Dove il fiume si stringe”, il nuovo romanzo lirico e brutale di Sofie Laguna

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The Choke. Dove il fiume si stringe
di Sofie Laguna
Pessime idee, luglio 2021

Traduzione di Mariarosaria Musco

pp. 370
€ 20 (cartaceo)




Justine Lee viene al mondo al contrario. Nasce in ginocchio, come in ginocchio verrà messa dalla vita che la circonda. Abbandonata da Donna, sua madre, e trascurata da suo padre Ray, instancabile dongiovanni e girovago dai loschi affari, Justine cresce nella fattoria di nonno Robert, che soffre di disturbi da stress post-traumatico a causa della guerra in Birmania nel ’42 e che mostra più affetto per le sue galline che per la nipote, e in compagnia di due fratellastri che la maltrattano. In una casa in cui i segreti sono tanto vivi quanto i fantasmi del passato che infestano i protagonisti, la famiglia Lee è in perenne conflitto con i Worlley per una vecchia diatriba scatenata da Robert. Attorno alla ragazza si apre un’Australia rurale, selvaggia, arsa dal sole e brutale quanto le vite di periferia che queste figure conducono. Ed è proprio la voce di Justine, bambina di dieci anni, a raccontarci la sua storia in questa parte di mondo “turned upside down” in cui è costretta a crescere e ad imparare sulla sua pelle cosa significhi diventare adulta.

Dopo il suo primo romanzo tradotto in Italia, Un segreto non fa rumore (Garzanti 2010), Sofie Laguna torna nelle nostre librerie grazie all’edizione italiana di The Choke. Dove il fiume si stringe, edito da Pessime idee, giovane casa editrice che propone ai suoi lettori libri dai più diversi angoli del mondo. The Choke esplora appunto gli interstizi della vita di una giovane ragazza la cui vita è segnata dalla privazione. Privata di una figura materna, di sicurezze economiche, di un’educazione stabile, di affetti e di attenzioni, Justine vive in un mondo in cui le regole le fanno gli uomini della famiglia Lee, che ogni giorno cade sempre più a pezzi. Nonno Robert affoga nell’alcol e soffoca nelle sigarette il rimorso della violenta e misteriosa morte di sua moglie Lizzy, mentre Ray colma la vita di Justine con assenze spaventose, lezioni di tiro al bersaglio e spregevoli atti di misoginia e violenza sulle donne. Sofie Laguna porta su carta lo sguardo ingenuo e disincantato di una bambina che deve fare i conti con le mancanze, le violenze, le fragilità e le atrocità del mondo degli adulti. Per sopravvivere, Justine si rifugia in una realtà che si è creata da sola, in cui le regole seguono unicamente la sua volontà. A farle compagnia nella sua solitudine c’è il Murray, immenso fiume silenzioso che attraversa la vallata e che scorre parallelamente alla vita di Justine. Tra le sue anse, il Murray offre alla bambina una via di fuga: è Lo StrozzoThe Choke in inglese -, il punto in cui le due rive del fiume si stringono fino quasi a toccarsi in una sorta di abbraccio che avvolge Justine e la protegge da tutto il male che la circonda. Lo Strozzo è il suo luogo sicuro, dove l’acqua impetuosa del fiume si placa. Dove l’esistenza impetuosa di Justine si placa.

Quest’infanzia segnata da carenze affettive e d’attenzione influenza il modo in cui Justine si relaziona con il mondo esterno. Convinta di essere un grande sbaglio uscito dal ventre di Donna, anche il mondo della comunicazione verbale appare al contrario agli occhi di Justine: parole, frasi e tesi non sono altro che una confusa accozzaglia di lettere e numeri che non hanno alcun significato e che Justine non riesce a leggere né scrivere. «Aso erepas» (p. 236) sarà il massimo che riuscirà a capire della scritta sull’edificio principale della sua scuola. Proprio perché «non importava quanto alzassero la voce, i grandi non davano mai un nome alle cose» (p. 63), Justine si chiude in sé, incapace di comunicare con gli altri, con il mondo e anche con se stessa. Incapace di sistemare, nella sua profonda solitudine, quelle lettere confuse sulla facciata dell’edificio scolastico che la perseguitano come un mantra negativo. In bilico tra il non capire le cose e tra il capirle ma non accettarle, la cognizione del dolore di Justine provocata dalla realtà precaria che la circonda si riassume nella frase «L’avevo sentito, l’avevo saputo, ma non l’avevo compreso» (p. 305). Tuttavia, Justine non è l’unico personaggio del libro ad essere nato “storto”. A farla sentire meno sola c’è Rita, la zia «contro natura» (p. 61) - secondo nonno Robert – allontanata dalla famiglia a causa del suo orientamento sessuale, e Michael Hooper, lo «spastico elastico» (p. 89) - come lo chiamano i compagni di scuola – di cui Justine diventerà amica inseparabile. Rita, Michael e Justine. Tre personaggi nati al contrario, perciò fortemente connessi nella loro condanna alla solitudine da parte di quella crudele realtà periferica australiana. Sarà Rita che farà capire alla nipote cosa si prova ad essere veramente amata. Sarà Michael a insegnare all’amica a mettere in ordine le lettere di quello strano motto per poterlo capire nella sua completezza: «Osa sapere». Ma cos’è che Justine deve osare sapere?

Diviso in due parti, The Choke è una sorta di favola noir che, lentamente, si avvia verso una fine rovinosa che agogna, fino all’ultima pagina, un “e vissero per sempre felici e contenti”. Matrigne e streghe spariscono per lasciare spazio a nonni scellerati e padri capaci di indicibili colpe; la violenza tossica e marcia del maschilismo dei Lee viene infatti riassunta nell’oscura figura di Ray. Il padre di Justine si macchierà di un crimine che riverserà le sue estreme conseguenze su tutta la famiglia e, in particolare sulla bambina. Justine dovrà “osare sapere”, ancora troppo giovane, cosa significano le parole “violenza sessuale”.
Cos’era successo? Che aveva fatto papà? Non conoscevo i nomi delle cose, non avevo le risposte. […] Non appartenevo più a me stessa. Non avevo bocca, occhi o pensieri. Non avevo bisogno che qualcosa cambiasse o che fosse diversa. […] Non avevo bisogno di trovare parole o di leggerle. Il buco dentro di me si era riempito, proprio come i buchi della Smith si riempivano con i proiettili; poi anche quella superficie liscia scomparve e diventai parte di cose che non potevano essere viste. (p. 162)
Priva di qualsiasi punto di riferimento positivo e di buoni valori a cui aggrapparsi per crescere, Justine dovrà imparare da sola la differenza tra buono e cattivo, giusto e sbagliato, con a fianco solo il lettore ad accompagnarla nel suo percorso di vita. Da questo punto di vista, The Choke è un romanzo impietoso sul dramma di crescere in contesti violenti e precari come quelli della protagonista; un libro estremamente lirico perché raccontato in prima persona da una bambina ancora inizialmente intoccata dalla cattiveria degli adulti, e contemporaneamente brutale per il modo in cui Justine imparerà sulla propria pelle cosa significa essere donna in tali realtà suburbane. Sofie Laguna dà vita ad un romanzo crudo, nonostante sia una bambina a narrarlo, e perciò decisamente commovente. 

Attraverso una progressione accelerata di eventi che sembrano precipitare verso un’imminente catastrofe, la violenta storia di Justine è controbilanciata da quel piccolo angolo di mondo che dà nome al romanzo. The Choke diventa il correlativo oggettivo della vita di Justine. Nonostante le sponde dello Strozzo schiaccino l’acqua da entrambi i lati fino a strozzarla, questa continua a scorrere imperturbata. Nonostante le tragiche vicende comprimano la vita di Justine fino a renderla insopportabile, la protagonista si trasformerà da bambina a donna e riuscirà a trovare il coraggio di andare avanti e di vivere la sua vita, fino in fondo.

Nicola Biasio