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La tormentosa domanda dell'essere dentro un mondo che brucia: "Le visionarie" di Wolfram Eileinberger

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Le visionarie
1933-1943. Arendt, De Beauvoir, Rand, Weil e il pensiero della libertà
di Wolfram Eilenberger
Feltrinelli, 2021

pp. 352
€ 22 (cartaceo)
€ 16,99 (ebook)




Tra il 1933 e il 1943 il mondo bruciò nel fuoco di un Grande Incendio. Sotto la spinta mortifera dei totalitarismi le nazioni si gettarono in una lotta che sembrava impedire per sempre lo sviluppo di qualsiasi spinta libertaria.
Mentre la speranza vacillava, l'essere umano era chiamato a una resa di fronte all'orrore dominante. In questo decennio - il più buio del XX secolo - personalità straordinarie risposero alla distruzione del mondo con l'esercizio del pensiero come forma di lotta che si univa a quella che prendeva corpo nelle retrovie, nelle strade, sui campi di battaglia. Misero anima e corpo in questa tenace resistenza all'orrore, non solo letteralmente inteso come lo scoppio di una guerra che avrebbe provocato milioni di morti, ma soprattutto come perdita di un orientamento umano e di uno scopo di civiltà.
Tra loro ci furono quattro donne filosofe che esercitarono senza sosta la ricerca di un senso del proprio esistere in un mondo in dissoluzione: Hannah Arendt, Simone de Beauvoir, Ayn Rand e Simone Weil. A loro rende omaggio Wolfram Eilenberger (Friburgo, 1972), studioso e docente di filosofia e fondatore della rivista Philosophie Magazin.
Le visionarie è il suo nuovo saggio in cui, dopo il successo del precedente Il tempo degli stregoni, torna a intrecciare le vicende biografiche di quattro intellettuali con quelle più sistemiche del tempo in cui vissero, o almeno di una parte determinante di esso. 

Il pensiero di Arendt, de Beauvoir, Rand e Weil sgorga potente come il magma dell'immagine in copertina. Muovendosi autonome nelle proprie forme di ricerca, diedero vita a sistemi filosofici che oggi le collocano ai vertici della grande storia del pensiero novecentesco. Arendt  indagò in modo insuperabile la natura del potere, del totalitarismo e dell'identità collettiva, mentre de Beauvoir giocò un ruolo politico straordinario a favore dell'emancipazione femminile, del sostegno ai movimenti socialisti e anticolonialisti.
Rand spaziò dall'ontologia alla teoria del linguaggio, dall'etica all'estetica, firmando anche celebri sceneggiature hollywoodiane, mentre Weil diede forma con intensità straordinaria allo spirito di rivolta di un tempo moderno che partiva dalla lotta di classe ma aspirava a un'unità umana superiore.
Ognuna ha sofferto di un eccesso di vitalismo intellettuale che si scontrò con le gabbie del mondo esteriore, soprattutto in quanto donne. Nessuna ha mai abdicato all'azione, diventata in certi periodi vera e propria resistenza e lotta sul campo (fino alla dissoluzione di sé nel caso di Simone Weil).

Eilenberger riesce ancora nel suo progetto di superare i naturali limiti della biografia e del saggio storico-filosofico propriamente intesi mescolandoli nel profondo e attingendo al meglio che ciascuno dei generi può offrire. Viene fuori una sorta di "biografia collettiva scomposta" in cui le quattro esistenze si intrecciano, in certi punti anche letteralmente, in un disegno più grande. Mentre la Storia avveniva, le loro storie deflagravano e non erano da meno. 
La struttura del volume aiuta il lettore a trovare la strada quando magari la si potrebbe perdere: dividendo il racconto di un decennio in una serie di capitoli che affrontano i diversi bienni, comprendiamo quale fu il cammino singolare di ognuna di loro, di quali emozioni fecero direttamente esperienza, quali amori le attraversarono, quale senso del sé costruirono, spesso a prezzo di una grande fatica e senso di sconfitta:
1936-1937: Rand ama un Superuomo, Arendt un paria, Weil ama la Repubblica e de Beauvoir la sua nuova famiglia
1939-1940: Weil è senza nemici, Beauvoir senza Sartre, Arendt è in fuga e Rand resiste

È l'intersecarsi silenzioso dei destini che a volte fanno rumore. 
Le visionarie trasmette al lettore il senso della lungimirante ricerca delle quattro filosofe e della inesauribile tensione a quella libertà soffocata, umiliata, schiacciata. Il loro pensiero è la testimonianza di come la cultura abbia risposto ai più oscuri dei tempi passati e continuerà a rispondere a quelli che ancora verranno. Eilenberger concentra verticalmente la visione sulle quattro figure femminili ma non manca di raccontare gli uomini e le donne che hanno amato, i compagni che hanno combattuto al loro fianco, gli intellettuali che le hanno ispirate e in qualche modo sfidate. La cartina da tornasole alla fine rimane quella della loro coscienza di essere, e di essere in relazione all'altro, all'accadere incessante del tempo. 
Riprendendo uno dei passi più illuminanti di Walter Benjamin, che in questo libro occupa un posto speciale, su questo saggio plana scattante "L'angelo della storia", con i suoi "occhi spalancati, la bocca aperta, le ali distese". Dietro di lui c'è un passato fatto di rovine senza tregua, davanti il futuro, a cui volge le spalle nella tempesta. 
Arendt, de Beauvoir, Rand e Weil furono parte della tempesta e per noi che le leggiamo oggi le loro pagine sono un rifugio, un luogo in cui dirci finalmente salvi. 


Claudia Consoli