in

Un castello, due donne e un enigma di oltre cinquecento anni, colorato di un giallo intenso di zafferano, ci tengono col fiato sospeso: "Il profumo dei fiori di zafferano" di Clare Marchant

- -

il profumo dei fiori di zafferano recensione

Il profumo dei fiori di zafferano
di Clare Marchant
HarperCollins, giugno 2021

Traduzione di Tania Spagnoli

pp. 400
€ 16,90 (cartaceo)
€ 8,99 (ebook)





Diciamolo subito, Il profumo dei fiori di zafferano non è ascrivibile alla letteratura impegnata, o almeno a quel tipo di letteratura che, in qualche modo, stimola dibattiti. In quanto tale, la trama è a tratti semplicistica e lo stile risulta talvolta semplicemente brutto, dove elementi linguistici sono accomunati ad altri, con un ridondante uso aggettivale, senza ottenere l’effetto sperato (che si tratti di una traduzione infedele e ingiusta?): «La fresca primavera lasciò il posto a un clima più caldo, segno che si stava avvicinando l’estate. Eleanor era ormai ingrossata, si sentiva pesante, gonfia e ingombrante, mentre il bambino dentro di lei allungava gli arti, premendo contro la pancia e dando vita a forme grottesche» (p. 172).

Tuttavia, merita la nostra attenzione, soprattutto quella femminile, poiché ha gli ingredienti giusti per tenerci incollate alle pagine, rendendoci inconsciamente fameliche e smaniose di raggiungere al più presto la fine.

Le dinamiche non sono di per sé troppo originali, anche se risultano giuste per una lettura tutta d’un fiato: due donne, Eleanor e Amber, divise da una sostanziosa distanza temporale –1530 la prima, 2019 la seconda - riescono a intrecciare le loro vite al profumo di zafferano – interessante è la menzione da parte della scrittrice alla coltura dei bulbi della preziosa pianta – risolvendo un enigma rimasto irrisolto per più di cinquecento anni. E quando l’ambientazione è un antico castello medievale, non possono certamente mancare rivoli di sangue, presenze inquietanti, morti sospette e libretti sacri con trascrizioni in latino.

Clare Marchant, una storica prima di diventare scrittrice, fin da piccina ha desiderato essere un’autrice di romanzi, e noi la ringraziamo per aver prodotto un libro che tiene compagnia senza pretese intellettuali. Proprio le sue conoscenze storiografiche hanno permesso di collocare la protagonista del passato, Eleanor, durante gli anni di mirabile transizione di Re Enrico VIII, nel pieno dell’Act of Supremacy che imponeva il Giuramento di Supremazia, affinché ogni persona inglese, che avesse assunto una carica pubblica o un ufficio religioso, aveva il dovere di giurare e riconoscere che il monarca regnante era il Governatore supremo della Chiesa anglicana. Chi si rifiutava, era ritenuto traditore della monarchia. A tal proposito, il romanzo offre pagine di una verosimile evoluzione storica, immergendoci in maniera naturale in quella che doveva essere la quotidianità di una gentildonna del Cinquecento.

Altra menzione speciale va alla precisione nella descrizione di ricette di unguenti e all’attenzione della coltura dei bulbi di zafferano, che colorano di giallo intenso tutto il romanzo, dato che sarà proprio il prezioso vegetale a cambiare drasticamente il corso degli eventi.

L’altra parte del libro – le pagine si alternano continuamente tra il 1540 e il 2019 – si focalizza su Amber, una donna distrutta dal dolore per la perdita della sua piccola bambina. Sorvolando sulla storia detta e ridetta del dolore di una madre, Amber è la nostra investigatrice, a volte lenta e inconcludente, che alla fine riesce a risolvere l’antico mistero.

L’elemento ammirevole di Il profumo dei fiori di zafferano è che non vi è la necessità di comprendere i pensieri e le conseguenti azioni dei personaggi. Tutto è alla portata del lettore, poiché tutto ci viene incontro in modo didascalico e preciso, in altre parole, l’autrice ci prende per mano e ci conduce nel suo mondo, profumato di zafferano, fatto di storie misteriosamente crudeli e, a modo suo, colmo di amore.

Olga Brandonisio