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#ScrittoriInAscolto - Quando manca il pavimento sotto ai piedi: "Respiro solo se tu" di Jenniver Niven

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Respiro solo se tu
di Jennifer Niven
DeA, 2021

pp. 465
€ 15,90 (cartaceo)
€ 7,99 (ebook)
 
Titolo originale: Breathless
Traduzione di Valentina Zaffagnini


“C’è bellezza in ogni storia. E c’è una storia in ogni cosa” (p. 275)

Respiro solo se tu è il terzo romanzo che Jennifer Niven scrive per un pubblico di giovani adulti, dopo il grande successo di Raccontami di un giorno perfetto, reso famoso anche dal film che ne è stato tratto e che è stato lanciato in Italia da Netflix, e di L’universo nei tuoi occhi. Se già i precedenti volumi ne rivelavano la sensibilità, in questo l’autrice si mette in gioco su un piano ancora più intimo e personale, regalando alla sua protagonista, la diciottenne Claude, molti ricordi ed esperienze che le sono appartenuti.

Il romanzo nasce infatti da un bisogno profondo, che è in prima istanza quello di Niven stessa: il bisogno di scrivere la propria storia, di riportare su carta le emozioni di un’estate bella e terribile al tempo stesso. Per una giovane donna alle soglie dell’età adulta, come era la scrittrice quando le è capitato quel che ha fornito l’innesco per la rielaborazione romanzesca, e come è tra le pagine Claudine Llewelyn Henry, la scoperta di una verità che distrugge ogni certezza e compromette ogni stabilità diventa inevitabilmente un punto di rottura, ma anche il terreno di una possibile ricostruzione
Nel momento in cui ho pensato al mio terzo libro, a quello che avrei voluto scrivere e a come lo avrei voluto scrivere, ho ripensato a quelli che sono stati degli eventi molto forti e molto importanti per la mia stessa vita,”, ricorda Jennifer Niven a una tavola rotonda con i blogger organizzata dalla casa editrice, “in particolare a quando a diciotto anni, all’ultimo anno di liceo, mi avvicinavo alla cerimonia del diploma e mi è stato comunicato che i miei genitori avrebbero divorziato e che quindi tutto quello che io mi aspettavo dalla mia vita da quel momento in avanti non si sarebbe più svolto nello stesso modo. […] All’improvviso ho dovuto affrontare una serie di cose che non mi sarei mai aspettata di dover affrontare, e quella è stata la prima volta che ho avuto la consapevolezza di non sentire più il pavimento sotto ai miei piedi, e sono anche stata consapevole di come fosse averlo prima. […] Ho capito di essere una ragazza che doveva crescere, che doveva fare dei passi nuovi per costruire un pavimento nuovo”.
È da questo stesso spunto tematico che trae slancio Respiro solo se tu: proprio nella settimana che precede la consegna dei diplomi, nel momento di massima eccitazione, quando le aspettative per il futuro che sta per iniziare sono più alte e già fervono progetti e preparativi con le amiche di sempre, la vita di Claude inizia a sgretolarsi. Quando suo padre le comunica che intende separarsi dalla madre; quando viene fuori che dopotutto lei non potrà partire per il viaggio a lungo sognato con Saz, fedele compagna d’avventure sin dall’infanzia; quando si prospetta un allontanamento da casa insieme alla madre, pur amatissima, in quella che era una ragazza serena, positiva e a tratti ingenua si crea improvvisamente una lacerazione, un senso di straniamento
Grazie alla descrizione puntuale di Niven, che ripropone un sentire a lei familiare, si assiste alla progressiva divaricazione tra la realtà e la percezione che ne ha Claudine, tra quello che le viene detto e quello che lei effettivamente sente. A questo corrisponde una totale perdita di senso degli elementi più concreti e tangibili del quotidiano, fino ad allora dati per scontati: non soltanto il rapporto creduto inossidabile fra i suoi genitori, ma anche l’ordine delle cose consuete.
Il giorno in cui il papà si siede sul suo letto è il giorno in cui il pavimento perde di consistenza e la ragazza inizia a precipitare. Un evento come questo, commenta Niven, 
fa sentire impotenti, incapaci di capire come affrontare quel che accade – il pavimento è crollato, in maniera inaspettata, inattesa, e subito ti senti paralizzata, scioccata. Il primo passo – per me e per Claude – è stato quello di provare a trovare la nostra voce, una voce da utilizzare per recuperare il controllo di noi stesse. È importante scoprire chi siamo, essere in grado di affrontare la nostra storia con una voce che ci appartenga davvero”.
Proprio in virtù di questa ricerca, l’isola al largo della Georgia in cui è vissuta la zia da cui lei prende il nome e in cui la madre la trascina per l’estate, da luogo d’esilio diventa, con la sua natura incontaminata, luogo di infinite possibilità, luogo in cui essere davvero se stessi o, ancor più, in cui poter diventare chi davvero si vuole essere. Il trovarsi in un altrove diventa anche metafora del cambiamento inevitabile della crescita:
Il mattino dopo lo avverto prima ancora di aprire gli occhi: mi trovo altrove. […] Non è soltanto una questione geografica, però. Sono altrove sotto numerosi punti di vista. E questo, lo so, fa parte del diventare adulti. È la parte che non ti dicono. All’improvviso ti ritrovi in un’altra stanza, una che non assomiglia per niente a quella a cui eri abituato, e non c’è modo di tornare indietro – per quanto tu lo voglia – perché d’ora in poi c’è soltanto questo luogo e l’unica cosa da fare è provare ad ambientarti e cercare di trovarci un senso e convincerti che ora la tua vita è questa. (p. 107)
Così questa terra di incredibile bellezza e libertà è anche la terra delle scelte: quella di tagliarsi i capelli cortissimi, di riprendere a scrivere un qualcosa che finalmente sappia di verità e acceda a un sentire genuino, di parlare di ciò che si prova con qualcuno di fidato, anche di abbandonarsi all’amore turbolento e imprevisto per Jeremiah, un giovane bello e sfacciato incontrato sull’isola. E se il romanzo si fa presto cronaca dell’iniziazione emotiva ma anche sessuale della protagonista, e si può avere l’impressione che quest’ultimo aspetto rischi a tratti di prevalere sulla trama, Niven sa esporci la sua idea in termini chiari e plausibili: nel momento dello sconvolgimento di tutti i punti di riferimento si può avere l’impressione forte che “siano gli altri ad avere il controllo, il timone che tiene la rotta”. Per Claude un modo per riconquistarlo è allora quello di fare l’amore con Miah: 
nel mio libro non dico certo che questa sia una soluzione che vale per tutti, ma lo è per lei, in quel preciso momento, perché è una decisione consapevole, il primo passo che lei compie per riprendersi la sua vita e che è il preludio a molte altre decisioni, come quella di scrivere la sua storia, i suoi sentimenti, le sue emozioni”. 
Al tempo stesso, la sfida autoriale è quella di affrontare in termini onesti, responsabili e sinceri un tema caro agli adolescenti e ancora relativamente poco esplorato dal punto di vista affettivo nella letteratura young adult
Soprattutto per le ragazze, questo rimane un tema, seppure discusso e dibattuto, sempre delicato: spesso le ragazze si vergognano di fronte al loro desiderio, si sentono giudicate. Con questo romanzo volevo dare loro l’occasione di acquisire una piena consapevolezza della loro femminilità”. 
Non è un caso allora che le scelte di Claude siano sempre frutto di una riflessione attiva, di un’autocoscienza che cresce con il progredire del romanzo.
Si capisce facilmente, leggendo questo scritto, il motivo del successo di Jennifer Niven presso il pubblico adolescente: c’è, nella sua opera, oltre alla capacità di creare trame accattivanti, anche quella di riuscire a cogliere in pochi tratti la delicatezza di un’età di transizione, il tumulto degli stati d’animo, la fragilità e la difficoltà di porsi di fronte a un’alterità mettendosi in gioco per quel che si è. Niven cerca di entrare in reale sintonia con le necessità dei suoi lettori: 

Anche se io non ho più quindici anni, dentro mi sento un po’ come una quindicenne, e ricordo bene come mi sentivo a quell’età: il bisogno, il desiderio di sentirmi approvata dagli altri, di sentirmi vista, ascoltata dagli altri”. 

E del resto, come ci spiega poco dopo, al di là delle specificità concrete legate alle singole realtà, il sentire degli adolescenti è universale: “le emozioni sono le stesse, tutti gli adolescenti hanno il bisogno di sentirsi importanti, e quello di non sentirsi soli”. E se l’isola della Georgia riesce a dare ai suoi abitanti esattamente ciò che serve loro per stare meglio, per tornare a sentirsi a casa (non solo in un luogo, ma nella propria stessa esistenza), il tentativo messo in atto dal libro è il medesimo: offrire al giovane lettore uno specchio, uno spazio in cui riconoscersi.


Carolina Pernigo





La foto dell'autrice è stata gentilmente messa a disposizione dalla casa editrice.