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Daisy c'est moi: "Perdersi" di Elizabeth Jane Howard

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Elizabeth Jane Howard
Perdersi
di Elizabeth Jane Howard
Fazi, 2020

Traduzione di Sabina Terziani e Manuela Francescon
 
€ 20,00 (cartaceo)
€ 13,99 (ebook)

 
È interessante guardare un volto quando gli occhi sono chiusi: esso diventa una maschera, non parla più della persona che c'è dietro. [...] Potrebbe sembrare il volto di un santo e appartenere a una persona malvagia. (p. 373)
Daisy ha, nel suo bagaglio di vita, due divorzi, una figlia con la quale ha un rapporto piuttosto sfilacciato, una buona carriera e prospettive come sceneggiatrice e amici fedeli. Stufa dell'aria di Londra, decide, d'impulso, di comprare un cottage in campagna e lì incontra Henry, giardiniere ormai avanti con gli anni e in pensione.
Henry, d'altro canto, ha un'infanzia poco felice, numerose relazioni sentimentali e sessuali all'attivo, una sconfinata passione per la lettura, una fervida immaginazione, una maligna capacità di plagiare il prossimo e bisogno di soldi e stabilità.
L'incontro di queste due solitudini può solo generare intimità anche se con presupposti molto diversi: da una parte il disperato bisogno d'affetto e dall'altra la volontà manipolatrice di un uomo completamente senza sentimenti.

«Siamo abituati a pensare che lo shock coincida con la scoperta di qualcosa che non ci aspettavamo, mentre spesso coincide con il venire a galla di certe nostre paure profonde». (p. 64)

Qualunque opera di narrativa ha in sé un elemento autobiografico. Quando poi ci si confronta con una scrittrice come Elizabeth Jane Howard si sa che la componente biografica è così potente da scavare nell'intimo dell'autrice. È stato così per i Cazalet dove la sua giovinezza è servita come modello per la vita di Louise; il romanzo Le mezze verità (trovate qui la recensione) ha di sfondo il soffocante senso dato delle mura domestiche e provato dalla Howard durante il suo soggiorno americano con Kingsley e il loro ritorno e l'acquisto della residenza di Gladsmuir. Perdersi, in uscita oggi per Fazi Editore, è il fedelissimo ritratto della traumatica esperienza vissuta dall'autrice già in età avanzata: quella di essere raggirata da un uomo, che nella sua biografia viene chiamato con il nome di Malcom Shane, amante esperto e all'apparenza innamorato e premuroso, che altro non era mai stato se non un persecutore violento. 

Daisy ed Henry ci vengono presentati quasi in copia carbone l'uno dell'altra. Entrambi con matrimoni alle spalle, entrambi con la vecchiaia ormai incalzante. Ma se nel caso di Daisy le relazioni fallite e la difficoltà a dormire sono dati da dolori affettivi e il continuo ricordo del passato, nel caso di Henry assistiamo a una ghignante e pragmatica parodia della situazione della donna.

Nell'arco di pochi mesi, infatti, mi ero ritrovato senza lavoro e senza moglie. Nonostante si trattasse di eventi più fastidiosi che tragici, il fatto che si fossero verificati contemporaneamente rendeva la cosa assai spiacevole, perlomeno dal punto di vista finanziario. In un istante mi ero ritrovato solo e indigente. (p. 10)

Daisy, a parte gli intermezzi di diario personale, viene raccontata in terza persona, forse un tentativo dell'autrice di mettere una distanza tra lei e la protagonista del suo romanzo. Henry invece si racconta in prima persona. Dalla sua infanzia segnata dalla morte della madre e dall'arrivo di una matrigna malevola, come nelle migliori favole, fino all'esaltante scoperta della sessualità e del potere che gli deriva dal saper far godere le donne che gli passano tra le mani.

Straordinario il modo in cui l'autrice riesce a dipingere la personalità di Henry. Definito come uno di quegli uomini che "tra la testa e in genitali non hanno niente", è un freddo e amorale antropologo della femminilità. Henry ha una precisa consapevolezza di quali punti premere - in senso metaforico e letterale - per far impazzire una donna per lui. Sa che cosa la commuoverà, sa di cosa avrà bisogno nel momento in cui nemmeno la donna ne è perfettamente a conoscenza. E, come un bambino che guarda affascinato un formicaio ma non si fa scrupoli nel mandarlo a fuoco usando la lente d'ingrandimento, così Henry guarda la fragile e bella donna affamata di amore e di sesso e fa di tutto per averla per sé. Legge i suoi diari, si intrufola in casa, approfitta di un suo incidente domestico per insinuarsi nel suo quotidiano, cerca di isolarla dagli amici che, preoccupati di questa presenza, mettono in guardia Daisy che non sa più come trovare una propria identità distinta e come conciliare la vita di coppia, di certo sessualmente appagante, con la presenza di altri. Tutte mosse che sono prodromi alla violenza, fisica e mentale, e che riconosciamo dolorosamente ancora nei fatti di cronaca odierna.

Elizabeth Jane Howard, durante un'intervista radiofonica, dichiarò che "per innamorarsi si brucia la stessa energia amorosa dello scrivere libri"; esattamente come lei, anche Daisy, nel vortice delle emozioni suscitatele da Henry, si allontana dalla scrittura e contribuisce a creare il vuoto e il senso di isolamento che la lasciano in balia dell'uomo. Ed è sorprendente come una donna e una scrittrice così acuta nei ritratti psicologici, sia arrivata a farsi ingannare così. Perdersi è un romanzo dove la voce di Daisy è quella della Howard che consegna così ai lettori un suo ritratto fortemente intimistico, un mettersi a nudo ed esporre le proprie debolezze. 

Grazie all'intervento della figlia a cui il romanzo è dedicato, l'autrice riuscì a sfuggire al suo persecutore e le fonti biografiche ci dicono che la scrittura del romanzo sia andata spedita, che non abbia causato i ripensamenti e le incertezze degli altri lavori. La Howard ha opposto la sua migliore arma contro l'inganno. Scrittura contro la manipolazione, analisi lucida di un violento contro la violenza subita, il tutto con intento catartico e liberatorio. Così come Daisy piange nel romanzo nel ricordare il proprio matrimonio fallito con l'attore Jason Redfearn e sente di essersi liberata di un peso, così Elizabeth Jane Howard ha consegnato alle pagine e ai lettori una delle esperienze più difficili da reggere della sua non certo tranquilla esistenza.

Giulia Pretta

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Daisy, scrittrice e sceneggiatrice con due matrimoni falliti alle spalle, approda in un piccolo cottage di campagna dove spera di trovare la serenità e la tranquillità che le mancano ormai da molto tempo. Henry, giardiniere in pensione con una lunga serie di relazioni e tacche sul letto, è in cerca del lavoro che il giardino del cottage di Daisy sembra potergli offrire. Due solitudini molto diverse che si incontrano: da una parte, la fame di affetto e vicinanza. Dall'altra una ghignante e spietata ricerca di soldi e stabilità. Ogni romanzo contiene elementi biografici, ma quando ci si confronta con un'autrice come Elizabeth Jane Howard bisogna essere pronti a entrare nella sua mente. In "Perdersi", romanzo a due voci, l'autrice, che già negli altri suoi lavori aveva attinto alle proprie burrascose esperienze personali, offre ai lettori uno dei capitoli più dolorosi della sua esistenza: quella di essere manipolata da un uomo che sembrava essere un amante capace e un innamorato perfetto, ma che non era mai stato altro che un violento e soffocante predatore. Giulia inizia sempre con grande piacere l'autunno con un romanzo di una delle sue autrici preferite e resta incantata dalla grande acutezza dello scavo psicologico dei personaggi. Tanto da domandarsi come una scrittrice così lucida potesse lasciarsi ingannare così come donna. "Perdersi" esce giovedì per Fazi e ve ne parliamo subito su Criticaletteraria #elizabethjanehoward #nuoveuscite #inlettura #fazi #amoremalato #relazioni #biografia #recensionidilibri #criticaletteraria

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