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#CritiCOMICS - Con l'augurio di un'eccellenza finalmente senza "non" e senza "ma": ventuno storie di donne di successo al di là del "bene effimero della bellezza"

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Non è bella ma…
illustrazioni di Marianna Balducci
testi di Roberta Balestrucci Fancellu
Hop! Edizioni, 2020

pp. 128
€ 15,00 (cartaceo)



Tutti i discorsi che iniziano con la negazione di qualcosa e proseguono con un’avversativa intesa a temperare quanto appena espresso hanno l’intrinseca capacità di innervosire chi scrive questo commento: se non di bluff si tratta, almeno nella metà dei casi c’è comunque un po’ di malcelata malafede frammista a ipocrisia. “Non sono razzista ma…”, “Non ho nulla contro gli omosessuali, i bisessuali, i transessuali, ma…”. E così via, e così via, e così via. Sarà forse per questo “precedente” che nell’apprendere dell’uscita del nuovo volumetto della collana Speriamo che sia femmina della casa editrice Hop!, dedicata nello specifico alle piccole lettrici, la reazione è stata ambivalente: da una parte l’entusiasmo e la curiosità per la nuova tappa di un progetto che al suo terzo appuntamento coinvolge ancora Roberta Balestrucci Fancellu ai testi e la affianca alla bravissima Marianna Balducci per le illustrazioni; dall’altra, come per effetto di un fastidioso e forse fin troppo polemico tarlo, l’insofferenza intermittente per un titolo che rischia di trasformarsi, insieme con il libro, in un autogol. Sia detto subito a scanso di equivoci: Non è bella, ma…, ideato e realizzato per presentare a un pubblico di giovanissime ventuno storie di donne che hanno avuto successo a dispetto della non corrispondenza al canone estetico imperante nella loro cultura, è con ogni evidenza animato da ottime intenzioni. E tuttavia la questione della conformità/non conformità esteriore, per giunta declinata al femminile, è un tema talmente complesso e palmare che la sua scivolosità sembra davvero non risparmiare nessuna superficie e nessun tentativo di presa.

Il concept, sia chiaro, non potrebbe essere più lodevole, così come la morale che si ricava dalle storie: anche se non si aderisce a uno standard di bellezza imposto dall’esterno, e anche se si viene criticate, perseguitate, escluse e scoraggiate proprio a causa del proprio aspetto fisico, la realizzazione personale e addirittura il plauso e la fama a livello internazionale non sono affatto obiettivi preclusi a priori. Ce la si può ben cavare, insomma, a dispetto di ogni forma di conformismo e di bullismo, e anzi trasformando quei presunti difetti in autentici pregi. Le testimonial chiamate a dare prova di ciò con l’evidenza delle loro biografie non sembrano lasciare adito a dubbi: in comune con “le colleghe” al centro della collana Per Aspera Ad Astra – un progetto editoriale che questo sito ha seguito con interesse fin dal suo nascere – anche le ventuno protagoniste di questa nuova uscita, prima di affermarsi con orgoglio ed essere amate e acclamate in tutto il mondo, hanno dovuto affrontare e superare molteplici avversità. A partire da una che a quanto pare, per una figlia di Eva, si conferma ancora la più macroscopica e limitante: il non avere ricevuto in dono “il bene effimero della bellezza”, o almeno non di quella da manuale, con colori, densità, proporzioni e centimetri a dettare legge. Niente paura, dunque, e bando ai complessi, sembrano dire tutte in coro: se ce l’abbiamo fatta noi con lineamenti irregolari, chili di troppo, pelle disomogenea, stature in miniatura e scarso o nullo sex appeal, chiunque può farcela! Anche tu.

Proprio qui, tuttavia, sta il busillis, ovvero il quid che non fa più sfogliare con piena soddisfazione e totale compiacimento il libro e che apre la via al dubbio e alla perplessità. Non solo perché le storie delle donne in esame, tutto sommato, appaiono come eccezioni a conferma di una regola che non ha cessato e ancora non cessa di essere valida nonostante loro, ma perché evidentemente ancora oggi, anzi soprattutto oggi, si sente il bisogno di ricordare alla bambine, anche con delle pubblicazioni apposite, che la loro eventuale e relativa bruttezza è comunque percepita come un problema da risolvere o compensare in qualche modo, un ostacolo da aggirare se non da superare, uno svantaggio da recuperare dando prova di altre doti e qualità (ma che fare se per disgrazia non si avessero nemmeno quelle e si fosse delle autentiche buone a nulla? Pioverebbe sul bagnato, anzi sul diluvio!). In più si pone, anche per provocatoria par condicio, la fatidica e odiosa domanda (retorica): avrebbe ragione di esistere un volumetto equivalente ma al maschile, dal titolo Non è bello, ma…, in cui si raccontino storie di star del sesso forte non propriamente standard quanto a sembiante? Lo regaleremmo con disinvoltura e incoraggiamento a un figlio o a un nipote reso insicuro per via del proprio aspetto circa il suo diritto alla felicità? Lo riterremmo davvero necessario all’interno di un modello sociale e culturale virtuoso che non dovrebbe escludere nessuno, comunque appaia, dall’accettazione altrui e dall’accesso a ogni via di realizzazione personale? E quel bambino non si sentirebbe forse ulteriormente mortificato per il proprio aspetto e ancora più frustrato per l’obbligo di avere qualcos’altro da dimostrare, quasi che viceversa la sua persona ne risultasse squalificata senza speranza?

Eccola qui, con tutto il suo portato di interrogazioni e di contraddizioni, la scivolosità della questione di cui si parlava in apertura. Una scivolosità che in modo non secondario dipende anche dalla più che maggiore età della scrivente, dalla sua consuetudine rispetto a un certo tipo di dibattito (una consapevolezza per ovvie ragioni non paragonabile a quella delle ultraminorenni per cui è pensato il volume) e che tra le donne prescelte da Roberta Balestrucci Fancellu e Marianna Balducci ritrova, e forse non a caso, alcuni dei suoi modelli di riferimento (con una predilezione particolare per Franca Valeri). Perché anche l’elemento anagrafico, nella percezione di questa uscita Hop!, gioca il suo ruolo importante: quante bambine potranno avere una familiarità davvero empatica con Anna Magnani o Rossy De Palma, Ophra Winfrey o Tilda Swinton, Twiggy Lawson o Lena Dunham, Anna Mazzamauro o Iris Apfel (sebbene il web pulluli di neonate o fanciulline in età d’asilo abbigliate proprio come l’icona di stile, un fenomeno che dice qualcosa di più sulle loro madri e zie)? Forse si tratta di figure più appropriate per un target di adolescenti o di giovani donne, e anzi, forse proprio per queste ultime, la strategia del libro illustrato potrebbe rivelarsi una scelta immatura (a quel punto meglio suggerire loro qualche titolo più analitico).

Non è bella, ma…, insomma, ha certamente del buono, e ne sono prova la transitività dei testi di Roberta Balestrucci Fancellu a le bellissime tavole a colori di Marianna Balducci (che, lo si ricorda a margine, per la stessa casa editrice si è recentemente confrontata in modo estremamente indovinato perché ironico con un modello femminile universale quale La Gioconda di Leonardo da Vinci). Tuttavia, per valutare la sua efficacia, bisognerebbe chiedere un parere proprio alle piccole lettrici alle quali esso è in prima istanza destinato. Mettere il libro in mano a una bambina non bella (vale a dire: brutta) e chiedere proprio a lei che ne pensa e come si sente dopo la sua lettura: consolata o ancora più avvilita? Il punto di vista adulto, come quello dell’autrice di questo commento, non riesce a gioire appieno di questa pubblicazione, forse perché auspicherebbe a vivere in un contesto in cui non sia più necessario ricordare a nessun individuo quali siano i suoi diritti al netto di quelli che gli vengono indicati come discutibili deficit. Le venti storie raccontate e illustrate sono senza dubbio un florilegio di esempi di grande positività e grande carattere, ma come per molti altri fatti eclatanti accaduti nella storia dell’umanità non sono evidentemente bastate a cambiare per sempre e irreversibilmente il mondo. C’è ancora moltissimo lavoro da fare in questo termini –  e il libro, non c’è altra spiegazione, ha proprio questo scopo virtuoso – nell’auspicio che prima o poi non si sentirà più il bisogno di gratificare o mortificare chiunque in base alla propria genetica. E forse si potrebbe cominciare proprio nell’infanzia, esaltando nelle bambine (come anche nei bambini) semplicemente la loro voglia di esistere e di esprimersi e non la loro conformità rispetto a un modello.

Cecilia Mariani



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"Non è bella, ma...", che poi significa "È brutta, tuttavia...". Quando ha saputo che Roberta Balestrucci Fancellu @robertabalestrucci e Marianna Balducci @mariannabalducci_chidisegna avrebbero lavorato insieme al terzo volume della collana della Hop! Edizioni @hopedizioni denominata "Speriamo che sia femmina" la nostra redattrice Cecilia Mariani ha atteso con impazienza la pubblicazione del volumetto. Epperò non si aspettava che la sua lettura avrebbe suscitato in lei reazioni così contrastanti, al punto da interrogarsi sulla sua necessità e addirittura sulla possibilità di un suo fraintendimento. Una conferma, per certi versi, di quanto sia complesso affrontare il tema (il problema?) estetico in chiave femminile nell'infanzia non meno che nell'eta adulta. Recensione prestissimo sul sito! 🍬🍬🍬 #libro #book #instalibro #instabook #leggere #reading #igreads #bookstagram #bookworm #booklover #bookaddict #bookaholic #libridaleggere #librichepassione #libricheamo #criticaletteraria #recensione #review #recensire #recensireèmegliochecurare #hopedizioni #robertabalestruccifancellu #mariannabalducci
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