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#CriticARTe - Emilio Scanavino. Come fuoco nella cenere di G. Pretese e F. Sardella

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Emilio Scanavino. Come fuoco nella cenere 

A cura di Greta Petese e Federico Sardella

Silvana Editoriale, 2019
Bilingue, italiano-inglese

pp. 200
€ 30,00 (cartaceo)


Emilio Scanavino è stato un pittore e scultore italiano, nato a Genova nel 1922 e scomparso nel 1986, a Milano.

La sua monografia è stata concepita in occasione della mostra omonima, “Emilio Scanavino. Come fuoco nella cenere”, a cura di Greta Petese e Federico Sardella, tenutasi al Museo Marca di Catanzaro nel 2019. 
Scopo del volume è completare l’esibizione delle opere dell’artista, aggiungendo quei dati salienti e informazioni che possono concorrere a creare nel lettore la giusta comprensione e lettura di un esponente dell’arte italiana, relativamente conosciuto al mondo contemporaneo. Allievo di Manlio Calonghi, amico e collega di Lucio Fontana ed Enrico Baj, Emilio Scanavino ha scritto una pagina fondamentale nella storia della pittura italiana grazie al suo estetismo formale intimista. Forte è pertanto il desiderio di far arrivare la conoscenza di questo incredibile artista al cuore del pubblico, raccontando non solo la vita e le opere, ma anche, e soprattutto il pensiero. L'estetica formale di Scanavino è densa di elementi narrativi, che costruiscono un alfabeto simbolico, una fitta tramatura dai canoni essenziali, precisi, che evocano suggestioni emotive e la memoria di cupe ferite.
Questi intricati rimandi a una profonda riflessione artistica si insinuano nell'animo umano con una meticolosa, se non ossessiva, organizzazione visuale dello spazio e delle cromie, organizzando simbolicamente il pensiero in aree tematiche, una libreria di concetti e sensazioni a cui attingere, per ricostruire il significato del mondo antistante.

“Spesso mi domando: riuscirò a dire quello che sento e quello che sento è sufficientemente grande per essere espresso? Certo che sì, perché troppe cose mi si affacciano alla mente, troppe visioni, ma saperle coordinare: non sarebbe meglio esprimerci senza preoccuparci d’altro? Io dovrei farlo, non ascoltare nessuno e dipingere, dipingere fino all’esaurimento, credo allora: poter dire tutto, tutto quello che ho nel cuore, tutto quello che ho nell’anima” – Emilio Scanavino, 4 Agosto 1946

Nel 1942 Scanavino, dopo aver conseguito il diploma presso il Liceo artistico, si iscrive alla facoltà di Architettura, lavorando, al termine della seconda Guerra Mondiale, come disegnatore tecnico presso il Comune di Genova fino al 1950. In quello stesso anno, in seguito al successo ottenuto partecipando alla XXV Biennale di Venezia, decide di dedicarsi interamente all’arte, si stabilisce a Milano e si lega al gruppo di coloro che diventeranno i suoi critici e galleristi di riferimento: Guido Ballo, Arturo Schwharz, Guido Le Noci. L'opera di Scanavino contraddistinta dall'iniziale stile pittorico, subisce nel 1954 una trasformazione importante, l'elemento concettuale del "nodo stilizzato" inizia a solcare le tele, per trasformarsi lentamente nella cifra stilistica, che caratterizzerà tutta la sua produzione, rendendola unica e riconoscibile.
Analogamente al simbolo che rappresenta, ossia il legame tra l'individuo e ciò che lo circonda, il nodo viene declinato a formare una libreria di concetti a lui collegati, identificando il mondo dello spazio esterno, gli affetti, la vita in generale. La produzione di Scanavino è di difficile collocazione, in quanto non presenta i tratti distintivi di un solo movimento artistico, bensì influenze di correnti diverse, confluite nell'espressione unica di un'opera che viene identificata con l'Espressionismo astratto e l'Informale. Artista del segno, Emilio Scanavino si trasferì a Parigi e soggiornò anche a Londra, entrando in contatto con numerosi pensatori del suo tempo, il suo stile viene spesso associato ad artisti come George Mathieu ed Hans Hartung, per quanto i tratti taglienti e le sagome organiche, possano ricordare l'analisi estetica dell'amico Lucio Fontana, conosciuto ad Albissola Marina alla fabbrica di ceramica di Marzotti, o la resa scultorea del volume tridimensionale di David Smith, ad esempio ne I Cubi VI del 1963Nel 1986, anno della morte, Scanavino aveva ricevuto importanti riconoscimenti internazionali a seguito delle numerose mostre personali non solo in Italia, ma in tutta Europa, negli Stati Uniti e in Giappone.

L’attenzione dei curatori nella compilazione del volume si è interamente rivolta all’attualizzazione del lavoro di Scanavino: non potendo raccogliere sue dichiarazioni dirette, Petese e Sardella hanno voluto coinvolgere chi potesse restituirne una testimonianza vivida. Intervengono pertanto Nini Ardemagni Laurini, amica personale di Scanavino, e Antonella Zazzera, artista nel cui lavoro sono riscontrabili numerose affinità con quello dell’artista genovese. Una corposa selezione di immagini, un’ampia biografia aggiornata e la trascrizione di una video-intervista tratta dalle Teche Rai, andata in onda nel 1961, in cui l’artista stesso spiega la sua posizione teorica, poetica e politica, sono gli elementi che costituiscono un volume fondamentale per la comprensione del valore storico e culturale di Scanavino. Il titolo, Come fuoco nella cenere, omaggia l’opera di Scanavino presentata, per la prima volta nella personale dedicata all’artista, in occasione della XXX Biennale di Venezia nel 1960,  e successivamente esposta durante la mostra  omonima del 2019 in dialogo con dipinti degli anni subito successivi.

Il catalogo monografico dedicato al lavoro di Emilio Scanavino si consegna come un gesto di amore autentico nei confronti di un artista, il cui pensiero è giunto a riflessioni importanti, incarnando lo spirito dell'arte moderna italiana, giungendo a una sintesi estetica ed analisi concettuale, che senza dubbio continueranno a influenzare l’opera delle generazioni future.

Elena Arzani
@elenaarzani