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Nella sala da ballo: il gioiello crudele di Irène Némirovsky

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Il ballo
di Irène Némirovsky
Adelphi, 2005

pp. 83  
€ 9,00
Titolo originale: Le bal
Traduzione di Margherita Belardetti

Versione Audiolibro
Traduzione di Margherita Belardetti
Letto da Sonia Bergamasco

Emons Edizioni, 2013
Durata: 1h e 29 min, 7 tracce

€ 9,90 (cd)
€ 7,90 (file per app)

Sono due forze uguali e contrarie quelle che si scontrano fin dalle primissime pagine nel breve romanzo di Irène Némirovsky: l’arrivismo della madre, tutta impegnata nel raggiungimento di una posizione di prestigio, anche a scapito della cura dei legami familiari; e la frustrazione della figlia, cresciuta in un contesto totalmente anaffettivo, che oscilla tra i continui scatti d’ira o l’indifferenza di chi dovrebbe amarla. I sentimenti sempre più esacerbati delle protagoniste si coagulano e si scontrano intorno a uno specifico evento: un ballo da organizzare, che rappresenta per Mrs Kampf l’apice del riconoscimento sociale e per Antoinette l’occasione per l’ingresso nel bel mondo, e magari anche per l’incontro con un grande amore. Il rifiuto della madre di coinvolgerla nell’evento, di darle la possibilità di esibire la propria giovinezza radiosa, per puro egoismo (“Sappi, mia cara, che io comincio soltanto adesso a vivere, capisci, io, e che non ho intenzione di avere tra i piedi una figlia da marito…”, p. 32) scatena nella ragazzina un desiderio di rivalsa, accresciuto dalla certezza, tipicamente adolescenziale, di essere totalmente incompresa da tutti.
La vendetta di Antoinette si compie quasi per caso, senza premeditazione, ed è perfetta nella sua crudeltà, nel modo in cui colpisce la madre nel punto in cui fa più male, nella sua vanità e nella sua ambizione, toccando in lei dei nervi scoperti senza avere realmente progettato di farlo, o averne intuito le conseguenze.
La voce duttile di Sonia Bergamasco riesce ad inarcarsi nei toni impostati o collerici di Rosine Kampf, e a vibrare di intensità nei momenti in cui la focalizzazione interna ci restituisce i pensieri di Antoinette:
La schiavitù, la prigione, ripetere giorno dopo giorno gli stessi gesti alle stesse ore… Alzarsi, vestirsi, gli abitini scuri, gli stivaletti pesanti, le calze a coste, glieli fanno mettere apposta, come una livrea, perché nessuno in strada segua sia pure per un momento con lo sguardo quella ragazzetta insignificante che passa… Imbecilli, non vedrete mai più quell’incarnato da bocciolo e quelle palpebre lisce, intatte, fresche e ombrate, e quei begli occhi spaventati, sfrontati, che chiamano, ignorano, aspettano... Mai, mai più… Aspettare… E i desideri cattivi… L’invidia vergognosa, disperata, che rode il cuore nel vedere due innamorati passeggiare al crepuscolo, abbracciati, vacillando dolcemente, come ebbri… Un odio da zitella a quattordici anni? Eppure sa che avrà anche lei la sua parte; ma ci vorrà tempo, un tempo infinito, e nell’attesa questa vita meschina, piena di umiliazioni, la scuola, la dura disciplina, la madre che grida… “Quella donna, quella donna che ha osato minacciarmi!” (p. 36)
Nel leggere i romanzi di Irène Némirovsky si ha sempre l’impressione di trovarsi di fronte a un quadro di Giovanni Boldini: da un vorticare di luci, stoffe, frammenti e colori emergono vividi i volti di donne che non risultano mai frivole, ma sempre portatrici di un dramma o di un conflitto, comunque di una personalità volitiva, di una brama spasmodica di emergere in una società spregiudicata, piena di contrasti. Di questa società, come dei rapporti tra genitori e figli, Némirovsky è attenta osservatrice e spesso ne denuncia le ipocrisie, le fa esplodere in faccia ai suoi personaggi. Pur essendo stato scritto nel 1928, questo breve scritto colpisce per la sua straordinaria modernità, per il modo in cui riesce a cogliere in pochi tratti un intero universo sociale, ma anche lo scontro tra le generazioni, quella “che sta per spiccare il volo, mentre l’altra si avviava a sprofondare nell’ombra” (p. 83). 
La brevità, la perfezione formale, l’incisività dei dialoghi e l’equilibrio compositivo di questo piccolo gioiello sono tutte ragioni che rendono pienamente godibile, accanto o in alternativa alla lettura, l’esperienza di ascolto dell’audiolibro. Sonia Bergamasco immerge infatti immediatamente il suo pubblico al cuore della situazione narrativa, permettendo anche un accesso più immediato e diretto, grazie anche alle sfumature vocali, al carattere e alle contraddizioni dei personaggi. 

Carolina Pernigo







Se c’è una certezza, nell’affrontare ogni romanzo o racconto di #irènenémirovsky, è che ci si troverà di fronte a un testo dalla grande modernità, che sembra attraversare il tempo e parlare con parole pungenti al nostro presente. Nella versione audiolibro di @emonsedizioni, poi, la voce duttile di Sonia Bergamasco riesce a rendere tanto i vezzi dei padri, quanto i drammi interiori dei figli, in questo caso anzi della figlia, la giovane Antoinette, che cresciuta in un contesto totalmente anaffettivo troverà un modo particolarmente crudele per vendicarsi. Avete già letto, o ascoltato, questo breve racconto? Cosa ne pensate? #instabook #instalibro #bookstagram #bookoftheday #bookish #igreads #igbooks #readingnow #newbook #bookaddict #booklover #cover #bookcover #inlettura #cosebelle #adelphiedizioni @adelphiedizioni
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