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“Non dimenticate cosa vuol dire aborto clandestino”: “L’Evento” di Annie Ernaux come monito per il presente

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L’evento 
di Annie Ernaux
L’orma editore, 2019

Traduzione di Lorenzo Flabbi

pp. 113
€ 15 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)


«E più la memoria cessa di essere umiliata, più il futuro torna a essere un campo d’azione». Annie Ernaux, Gli anni 

Il fil rouge dell’opera di Annie Ernaux è l’esercizio della memoria. Con la lente d’ingrandimento della scrittura ha percorso la sua vita, le lotte politiche, le figure della sua famiglia; questo esercizio non avrebbe potuto essere così efficace se Ernaux non fosse stata anzitutto una persona che teneva un diario. Più di un autore ha ribadito tra le pagine del proprio diario quanto fosse utile scrivere ogni giorno: Virginia Woolf raccontava quanto la aiutasse a sciogliere le giunture della scrittura, Tomasi di Lampedusa ne considerava il valore delle riflessioni e le conoscenze che avrebbe arricchito ogni generazione. 

Nel 1963 Annie Ernaux temeva di essere incinta o di avere l’AIDS, e scoprì di aspettare un bambino. Annotava tutto su un diario e un’agenda: appuntamenti, sensazioni, luoghi, persone di un viaggio che dal certificato di gravidanza la portarono all’aborto, prima ancora che in Francia fosse legale. Negli anni ’70 era una giovane donna che aveva già vissuto quella dolorosa esperienza sulla propria pelle e portava avanti la causa femminista che nel 1974 vide la legge Veil diventare realtà.
È in quel periodo che Ernaux riprese in mano agenda e diario e cominciò a scrivere il testo che venne pubblicato da Gallimard nel 2000; L’evento, è uscito in Italia lo scorso novembre per i tipi dell’Orma editore nella traduzione di Lorenzo Flabbi.
«[…] le cose sono accadute perché potessi renderne conto» (p. 110) 
Ernaux è spinta da un’urgenza e dal dovere morale che le impone di scrivere delle proprie vicissitudini, soprattutto laddove, pur avendole vissute in prima persona, riguardano moltissimi altri: scrivendo di come abbia fatto per trovare una mammana che le procurasse un aborto e di come abbia rischiato di morire, fa luce sull’esperienza di tutte le donne che hanno attraversato questo calvario; il suo resoconto si fa monito per tutti in un momento nel quale la legittimità della scelta di abortire è continuamente minacciata nel nostro paese come anche altrove
Ecco perché in Ernaux la scrittura si fa atto politico
«Voglio tornare a immergermi in quel periodo della mia vita, sapere ciò che è stato trovato lì dentro. […] L’agenda e il diario di quei mesi mi forniranno i punti di riferimento e le prove necessarie alla ricostruzione dei fatti. […] Che la clandestinità in cui ho vissuto quest’esperienza dell’aborto appartenga al passato non mi sembra un motivo valido per lasciarla sepolta». (p. 23)
L’autrice spiega di come l’idea camminasse a fianco a lei da un po’, fino al momento in cui ha realizzato che non voleva morire senza averla condivisa, confidando al lettore anche le riflessioni che hanno preceduto il gesto fisico della scrittura, consapevole che dopo aver dato il libro alle stampe avrebbe perso ogni controllo sulle sue parole.

L’evento è un testo breve e crudo, dove il patetismo non scivola verso il sentimentalismo e la collera; il procedimento è analitico, l’autrice si sofferma sul totale rifiuto della gravidanza, sulle emozioni come sulla descrizione dei sintomi fisici; la narrazione procede inoltre con la descrizione degli effetti di una procedura grossolana per l’interruzione della gravidanza, ricostruendone le fasi con spietatezza.
«Prima a fare studi superiori in una famiglia di operai e piccoli commercianti, ero scampata alla fabbrica e al bancone. Ma né il diploma né tutti gli esami dati a lettere erano riusciti a ostacolare la fatale trasmissione di una miseria di cui la ragazza incinta era, alla stregua dell’alcolizzato, l’emblema. Mi ero fatta fregare all’ultimo degli ardori, e ciò che cresceva in me era, in un certo senso, il fallimento sociale». (p. 29) 
Ernaux indaga il senso di umiliazione che le procurava quella condizione, facendo luce su come le ragazze madri fossero viste come fallite senza futuro: la riprovazione e il disprezzo del personale sanitario – almeno fino a che il tesserino da studentessa non rese ovvia la sua appartenenza a una classe sociale considerata superiore, privilegiata – sono spie evidenti di come fossero trattate le ragazze sospettate di aver abortito. 

Del resto anche ne Gli anni l’autrice affronta il tema del senso di vergogna che da sempre accompagnava le donne in generale, aggiungendo che una ragazza madre non valeva nulla e che avrebbe potuto sperare soltanto in un uomo che volesse accettare «il prodotto della sua colpa» (pag. 78 de Gli anni). Del resto possiamo serenamente affermare che non sia così ancora oggi?

La lettura si traduce così in un’amara presa di coscienza di cosa voglia dire abortire a livello fisico e psicologico, quand’anche si sia trattato di una scelta consapevole. 

L’unico senso di colpa rimasto all’autrice era quello di non aver fatto nulla di questa esperienza, di non averla condivisa; scriverne, consegnare la sua testimonianza agli altri le ha permesso di far sì che ogni lettore possa riflettere in modo cosciente sull’aborto, sulla legislazione che lo riguarda e soprattutto sulla condizione femminile; in questo senso l’opera di Ernaux si presenta come un corpus straordinario e coerente. 

Lorena Bruno

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Negli anni ’60, prima ancora che fosse legale interrompere una gravidanza, una giovane studentessa si ritrova ad affrontare da sola la ricerca di qualcuno che possa aiutarla. In seguito decide di non tenere per sé quanto è accaduto, ma di riprendere in mano i vecchi diari e scrivere la sua storia. È #AnnieErnaux, che ne #Levento @lormaeditore (nella traduzione di Lorenzo Flabbi) ricostruisce luoghi, emozioni e accadimenti di una vicenda che segnerà un passo importante verso le sue lotte politiche e per la sua personale evoluzione. Con grande lucidità e senza cedere il passo ai sentimentalismi, Ernaux racconta il dolore dell’aborto clandestino: un monito per non dimenticare il calvario di moltissime donne. Presto sul sito ce ne parla la nostra @_lorenabruno_. . #instabook #bookstagram #booklover #bookworm #bookaholic #leggodiverso #bookporn #bookreview #racconto #consiglidilettura #leggeresempre #libribelli #libridaleggere #librichepassione #libromania #librisulibri #leggo #bookish #instabook #instalibro #leggerechepassione #bookstagramitalia #bookphotography #bookstagrammer #bookaholic #bookobsessed #autobiografia #criticaletteraria #lormaeditore
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