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Scrivere di una vita significa attraversarla: Sandra Petrignani racconta Natalia Ginzburg

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La corsara. Ritratto di Natalia Ginzburg
di Sandra Petrignani
Neri Pozza, 2018

pp. 459
€ 18 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)


Vivace, precisa, partecipata: sono i primi aggettivi che vengono in mente leggendo La corsara, la splendida biografia di Natalia Ginzburg uscita per Neri Pozza. La sua autrice, Sandra Petrignani, ha scelto una via originale e certamente efficace per raccontare la vita né lineare né prevedibile della Ginzburg: si è inserita nella narrazione, descrivendo i posti che lei ha visitato per documentarsi, le persone che ha incontrato e di cui ha raccolto la testimonianza, spesso riportata in caldi virgolettati. Ha fatto tutto ciò con un entusiasmo evidente ma rispettoso della centralità di Natalia: Sandra Petrignani si è attenuta al suo ruolo di indagare la scrittrice torinese dalla una prospettiva di appassionata ricercatrice, senza eccessi di protagonismo.
Al contrario, ha saputo rendere estremamente vitale la ricostruzione biografica, che prende le mosse dall'infanzia di Natalia, in parallelo con la vita quasi adulta di Leone Ginzburg, già antifascista. Le loro strade sono destinate a incontrarsi e a stringersi in un abbraccio talvolta litigioso, eppure pieno di reciproca comprensione. È Leone che motiva Natalia a scrivere e non solo a tradurre, che la sostiene e la avverte di fuggire durante la guerra con i loro tre figli piccoli. È Leone che, in punto di morte in carcere, invia una lettera alla moglie invitandola ad avere coraggio, augurio che rintocca più e più volte nel corso della vita della donna.
E di coraggio, Natalia ne ha tanto: rifarsi una vita appoggiandosi ai vari amici letterati, a Giulio Einaudi per cui ormai lavora stabilmente, non sono che due delle forti motivazioni che spingeranno Ginzburg a farsi sempre più risolutamente scrittrice. Tra gli incoraggiamenti di Pavese, Calvino e Morante, Natalia ricomincerà, portando tracce della sua vita dentro i libri, come più volte conferma Petrignani, che riconosce la profonda e costante osmosi tra esperienza e pagina stampata. Così, tra la breve ma dolorosa storia d'amore con Quasimodo e il più felice matrimonio con Baldini, appaiono le prime opere che renderanno Natalia Ginzburg una scrittrice amata. 
Stoica è la resistenza di Natalia Ginzburg davanti ai drammi: come non ricordare, ad esempio, oltre alla morte di Leone, il suicidio dell'amico Pavese? Sarà proprio lei, insieme a Mila e a Calvino a preparare la pubblicazione del tanto atteso Mestiere di vivere, che è «disperato e fa star male». Anche la sua nuova gravidanza, dopo vari aborti, è una nuova sfida: Natalia è costretta a letto per mesi con grandi nausee e la bambina nasce affetta da encefalopatia, che la lascerà con gravi handicap nonostante l'operazione. L'impatto è duro, ancora una volta Natalia deve reagire, ben sapendo che 
«la sofferenza rende la fantasia debole e pigra [...] C'è un pericolo nel dolore così come c'è un pericolo nella felicità, riguardo alle cose che scriviamo»
Ma scrivere, che è «la sola risorsa reale», riprende ad avere la meglio sulla provata Natalia, e la stesura dei romanzi l'accompagnerà sempre durante i momenti salienti della sua vita, fino al meritato successo, già prima di Lessico famigliare, con Le voci della sera e Le piccole virtù. L'accoglienza della critica davanti a Lessico (1963) è controversa: d'altra parte, si tratta di un romanzo poco italiano, e poi Natalia Ginzburg è diventata una scrittrice molto (troppo) amata dal pubblico, condizione che non è ben vista dalla critica. Queste sono solo due delle possibili motivazioni per cui è stato guardato con sospetto e distacco quello che oggi è per noi un capolavoro della nostra letteratura. Ma Natalia non si fermerà lì, alle 100.000 copie vendute in poco tempo: altri sono i suoi piani, a cominciare da un nuovo interesse per il teatro, sebbene il romanzo torni prepotentemente nella sua vita dal 1973 (con Caro Michele), per rimanervi un intero decennio, in cui occorre almeno segnalare il suo bellissimo La famiglia Manzoni, una sorta di biografia collettiva che ha richiesto lunghe ricerche. È proprio Natalia Ginzburg a rimanere l'artista più rappresentativa del marchio Einaudi e a resistere in qualità di consulente, quando nel 1983 arriverà la crisi economica nel colosso editoriale e alcuni grandi autori, come Calvino, se ne andranno. 
Ma la salute di ferro di Natalia ha un crollo e nel 1991 è ormai costretta a letto, con gli amici più cari di sempre che le tengono compagnia. E tengono compagnia al lettore nel libro di Petrignani i commossi ricordi di artisti e intellettuali che chiudono la biografia con un tocco di delicatissimo commiato. 
Felici, estremamente felici che La corsara sia tra i cinque finalisti del Premio Strega 2018, non facciamo che attendere il responso finale, ma questa è già una grande vittoria per la letteratura, che sta rivendicando il suo legittimo posto. 

GMGhioni