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La libertà di pensiero e le suggestioni dalla strada: "La mia America" di Gillo Dorfles

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La mia america di Gillo Dorfles
a cura di Luigi Sansone
Ed. Skira, 2018


pp. 304
formato 14x21 cm
€ 25


Presentato presso la Triennale di Milano lo scorso aprile, a un mese di distanza dalla scomparsa dell’autore - critico, artista, filosofo italiano, uomo poliedrico, patrimonio nazionale di stile e pensiero - La mia America è stato lavorato fino alla fine della sua longeva esistenza. Durante la serata sono stati celebrati insieme all’uscita del libro i 108 anni di Dorfles, che fu tra i primi critici d’arte a recarsi nell’America del dopoguerra, intessendo rapporti di scambio intellettuale con figure di spicco come Munro, Greenberg, Barr, Kepes, Wright, Kahn, Kiesler. Luigi Sansone, critico d’arte e curatore di mostre nazionali ed internazionali, ha curato con dovizia di particolari la raccolta di testi e articoli che Gillo Dorfles aveva scritto in occasione dei suoi viaggi, pubblicando su numerose testate di settore, le osservazioni prodotte in campo dell’architettura, arte e filosofia. 
“Io non auspico un abbandono dell'armonia perché ritengo chiusa la grande avventura del pensiero artistico rinascimentale, ma postulo una miglior comprensione da parte dell'Umanità occidentale di molte forme d'arte odierna che sono accettabili a chi le osservi con un'ottica diversa.”
Già autore del catalogo ragionato dell’opera, Sansone, propone numerosi spunti di riflessione, ritrovati negli archivi storici di Dorfles, accumunati dall’apertura mentale, una libertà di pensiero ed espressione in cui l’esperienza gioca un ruolo predominante e fondamentale, arricchendosi delle suggestioni sollecitate dalla strada. 
“L’Italia dopo un lungo periodo di oscuramento culturale dovuto alla guerra e alle note vicende politiche che la precedettero, aveva la necessità di aprirsi al resto del mondo per spezzare quell’isolamento che per oltre un ventennio ne aveva condizionato lo sviluppo in molti settori, non ultimo quello socio-culturale.
Gli anni Cinquanta vedono un infittirsi di scambi artistici tra l’Italia e gli Stati Uniti, scambi che avevano iniziato a intensificarsi dopo la presentazione nel 1948 alla Biennale di Venezia della Collezione di Peggy Guggenheim che includeva, tra le altre, opere dei maggiori esponenti dell’Espressionismo Astratto americano…” (dalla Prefazione di Luigi Sansone)
Nato a Trieste nel 1910, quando la città era ancora parte dell’impero Austro-Ungarico, laureatosi in Medicina Psichiatrica, Dorfles radica all’interno del proprio vissuto la fluidità di un pensiero, che lo porta a divenire non solo professore di Estetica presso l’Università di Milano, contribuendo in modo importante all’estetica italiana del dopoguerra, ma anche artista riconosciuto, anima creativa e colta, dotata di una sensibilità fuori dal comune, che gli sono valsi prestigiosi riconoscimenti internazionali, tra cui il Compasso d’oro, il titolo di Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana; Medaglia d'oro della Triennale, Premio della critica internazionale di Girona, Franklin J. Matchette Prize for Aesthetics. È stato insignito dell'Ambrogino d'oro dalla città di Milano e della Medaglia d’oro ai benemeriti della cultura e dell’arte nel 2006, e molti altri.

La mia America si compone di testi in lingua italiana e altri in lingua inglese, approfondisce tematiche che spaziano dal Padiglione americano alla XXVIII Biennale, all’Architettura e Psicologia, all’Informale, all’incontro con Mark Rothko, terminando con un capitolo dedicato all’Action painting all’interno del quale raggruppa gli artisti più rappresentativi. Le osservazioni di Dorfles analizzano in modo lucido la realtà del mondo, che gli si presenta dinnanzi agli occhi durante i lunghi viaggi, particolari che si susseguono in modo dettagliato, quasi a tracciare un diario, tanto ricco di doviziose informazioni, quanto distaccato dalla rigidità dei canoni accademici e di piacevole alla lettura.

Elena Arzani