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#IlSalotto - «L’infanzia, la famiglia e l’ambiente sociale sono importantissimi per capire l’evoluzione di una persona-personaggio»: intervista a Cinzia Tani

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Abbiamo raggiunto Cinzia Tani per parlare assieme a lei di "Figli del segreto", il primo romanzo di una trilogia, edito da Mondadori, che tratta anche ma non soltanto della casata degli Asburgo e, in un certo qual modo, dei destini dell'Europa. Si è trattato di una chiacchierata molto interessante dove abbiamo compreso meglio il concetto di "passione per le grandi famiglie" e "amore per la narrativa e i grandi personaggi femminili": buona lettura! 

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Partiamo con una domanda generale per poi addentrarci nel “particulare” (per usare le parole di Guinizzelli) del tuo nuovo romanzo: da dove scaturisce questa grande, grandissima passione per la Storia (non nuova anche nella tua produzione da autrice) e, in particolare, per la storia degli Asburgo e delle vicende italiane ed europee del Sedicesimo secolo?
La passione per la storia l’ho scoperta quando ho scritto il mio primo romanzo storico: L’insonne. Era ambientato nella Berlino del nazismo, poi dell’arrivo dei Russi, nell’Italia degli anni ’50 e infine a Parigi. In quell’occasione ho fatto moltissimi sopralluoghi e ho letto decine e decine di libri sui primi anni del Novecento, in particolare sugli esperimenti dei medici nazisti. Mi sono immersa nella Storia come non avevo mai fatto a scuola dove tante date e nomi di battaglie mi annoiavano e basta. Da allora tutti i miei romanzi sono stati “storici”: la guerra civile spagnola, la rivoluzione messicana, Federico II ecc. Ho scoperto di amare la storia più di ogni altra cosa e ogni libro mi consente di approfondire un periodo che conosco poco.

Come nasce quindi Figli del segreto?
Nasce da una visita al museo del Prado di Madrid dove i quadri sugli Asburgo mi hanno colpita moltissimo. Qualche anno fa ho scoperto che nessuno aveva scritto una “Saga” su di loro; eppure sono stati importantissimi e il Cinquecento è il secolo più interessante e denso di avvenimenti della storia umana. Così ho cominciato come al solito a raccogliere libri in diverse lingue e a fare sopralluoghi.

Quanto pensi sia importante, per comprendere e un dato periodo storico e anche la politica più in generale, la parabola biografica e il coté famigliare di un dato personaggio per capire poi il perché delle sue scelte?
Fondamentale. In tutti i libri che ho scritto, a cominciare dalle biografie delle Assassine: in tutti i romanzi la storia dei miei protagonisti inizia dalla nascita. Considero l’infanzia, la famiglia e l’ambiente sociale importantissimi per capire l’evoluzione di una persona-personaggio.

Che cosa hai imparato dalla situazione politica del Sedicesimo secolo?
Beh, che ci sono molte cose che ci rimandano a oggi e ad alcuni Paesi! La lotta contro i musulmani, la diffidenza verso gli ebrei, la nascita dell’Europa, la necessità di denaro per venire eletti imperatore, la mancanza di scelta da parte delle donne dell’uomo da sposare... Donne che amano troppo, uomini traditori che le maltrattano. La grande importanza del Vaticano e del papato, i conflitti nelle varie città italiane, la sete di conquista e di potere... Insomma, cosa è cambiato?

Questo Figli del segreto, uscito per Mondadori, è il primo volume di una trilogia: ci sai già dire di cosa tratteranno i successivi due libri? 
Assolutamente sì. Io racconto tutto il 1500: la salita al potere di Carlo V, il rapporto con le sue sorelle e con il fratello Ferdinando che poi diventerà imperatore, l’abdicazione di Carlo V prima del tempo, la triste storia di Giovanna di Castiglia considerata pazza nonostante non lo fosse, la crudeltà di Enrico VIII e lo scisma religioso, Martin Lutero, il terrificante sacco di Roma, il coraggio dei Lanzichenecchi, l’orrore dei roghi dell’Inquisizione, Giovanni Dalle Bande nere e le famiglie potenti del nostro Paese, il dramma del deforme Don Carlos... Tantissimi eventi che ci portano poi alla battaglia di Lepanto, la sconfitta dell’Invincibile Armata, la morte del sultano Solimano il Magnifico e la morte di Filippo II. 

Nonostante gli Asburgo, di cui Carlo V è una sorta di “super-figlio”, abbiano regnato lungamente sul nostro Paese, non c’è una grandissima letteratura (e non stiamo parlando di quella storica ma della narrativa di, come si dice oggi, fiction)? 
Proprio così! Ed è per questo che sto scrivendo la trilogia, perché ho trovato solo alcune biografie dei singoli personaggi ma non una storia che li vedesse tutti insieme. Ci sono serie sui Medici, i Borgia, i Tudor, gli Stuart, ma ancora niente sugli Asburgo!

Nel tuo romanzo grande spazio è dato ai personaggi femminili che, nonostante i tempi non fossero propizi per questa grande emancipazione e possibilità di scelta, spesso sono ragazze e donne forti, piene di idee e punti di vista interessanti e moderni: come mai questa scelta?
Sempre nei miei romanzi storici ci sono donne così. Perché la donna non è cambiata, anche nel Duecento, se poteva sceglieva l’amore e non un matrimonio combinato. Il fatto è che difficilmente erano libere di scegliere. In questo libro ci sono donne succubi come Giovanna di Castiglia che accetta di vivere in prigionia per non contrastare il padre e il figlio (dopo la morte del marito), ma  anche donne guerriere, una ragazza che vince un torneo con l’armatura di un maschio, donne forti come Caterina de Medici e la granduhessa Margherita d’Austria o le sorelle di Filippo II, deboli come le mogli di Enrico VIII e molte altre.

Quindi Giovanna, passata alla memoria collettiva col soprannome di “la Pazza”, non era veramente tale?
No. Ha sposato giovanissima Filippo d’Asburgo, detto il Bello, di cui si è innamorata follemente. Solo che lui la tradiva, la trattava male, la umiliava e lei reagiva da adolescente con scenate isteriche, si gettava in terra, smetteva di mangiare... Questo è stato il pretesto per farla considerare pazza dal padre e dal figlio e non farle godere del potere a cui aveva diritto.

Qual è il personaggio che ti è più piaciuto evocare?
Tra quelli reali mi sono molto piaciuti Giovanni Dalle Bande nere e il suo nemico, il comandante lanzichenecco Georg von Frundsberg. Tra quelli di fantasia ho amato la nipote di Frundsberg, una ragazza bellissima e audace, una guerriera ma anche una donna passionale.

Come ultima domanda torniamo al discorso generale: in Figli del segreto vediamo un’Europa e un’Italia letteralmente devastate dalla guerra (sono gli anni dell’orrido “sacco di Roma” del 1527): non è che vedi qualche inquietante somiglianza con la travagliata situazione politico, istituzionale e sociale che stiamo vivendo ora?  
Certo che la vedo. Tutto il mondo del ‘500 era in guerra. I Turchi cercavano di conquistare il Mediterraneo, le città italiane lottavano fra loro per il potere, Carlo V e Francesco I di Francia si sono combattuti per anni per avere Milano e Napoli. E poi il colonialismo, i problemi nelle Americhe appena scoperte. Cambiano i luoghi, i tempi ma gli uomini sono sempre gli stessi.


Intervista a cura di Mattia Nesto