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«Siamo solo barili vuoti in cui si risciacqua la storia del mondo»? Forse, ma la salvezza è ancora possibile.

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Il gelsomino e la pozzanghera. Testi dal Diario e dalle Lettere
di Etty Hillesum
a cura di Beatrice Iacopini
Le Lettere, 2018

pp. 172
€ 14 (cartaceo)

Oh sì, il gelsomino! Com'è possibile, mio Dio, è intrappolato tra il muro scrosticciato dei vicini e il garage. [...] Eppure in mezzo a tutto quel grigio e a quel fango, è così splendente, così esuberante e così fragile, una giovane sposa temeraria, sperduta in un quartiere malfamato. Non capisco niente del gelsomino.
(1° luglio 1942, p. 70)
Per quale ragione tornare a tradurre Etty Hillesum, quando sono disponibili da anni i suoi diari integrali e le sue lettere? Innanzitutto, perché muoversi tra migliaia di pagine non è agevole, in secondo luogo perché l'antologia a cura di Beatrice Iacopini, con una nuova traduzione, porta l'attenzione su specifici  aspetti della poliedrica e irrequieta Etty, all'anagrafe Ester.
Molto si può aggiungere a quanto scritto nella già ricca Introduzione a proposito della scrittura diaristica di Hillesum: i frammenti, sempre datati con cura, spesso accompagnati dalle circostanze di stesura, sono profondamente intimi. Poche sono le note dedicate all'ambiente, alla quotidianità, se non quando Etty si trova in campo di concentramento. Per la maggior parte si tratta di frammenti dedicati alla sua interiorità
Il mio paesaggio interiore è fatto di grandi, immense pianure, di vastità infinite, dove non c'è quasi orizzonte, dove una pianura sconfina nell'altra. Quando sto su questa sedia raggomitolata così, con il capo profondamente chino, allora vago per le chiare pianure e quando mi fermo un attimo, cala su di me un benefico presentimento di infinito e di quiete.
Il mondo interiore è reale quanto quello esterno. Si dovrebbe essere consapevoli di ciò. Anch'esso ha i suoi panorami, i suoi contorni, le sue potenzialità, le sue regioni sconfinate.
(11 giugno 1941, p. 63)
Lei, che sa bene che «la vita non può essere racchiusa in un paio di formule» (22 ott. 1941, p. 46), rimbrotta spesso se stessa per essere eccessivamente pensosa, nonché per la sua «ingordigia» reale e intellettuale. Etty Hillesum, infatti, era nota ai tempi per una condotta tutt'altro che moderata sia nella vita privata (molti sono stati i suoi corteggiatori), sia nella vita intellettuale.
I rapporti squilibrati, a cominciare da una dipendenza dal cibo piuttosto preoccupante, vengono via via calando, complice una singolare terapia con il dottor Spier e soprattutto grazie alla fede ritrovata. A partire specialmente dal 1942, aumenta l'amore per la natura, nonché la fiducia nell'essere umano  («Si deve portare la Natura in se stessi, la si può vivere in un fiore, in una nuvola, in un fremito che ti percorre il corpo», 13 aprile 1942, p. 67) e il progressivo ripiegamento sull'indagine di sé procede di pari passo con l'attenzione ai dettagli, anche a quelli più irrisori («Mi piacerebbe scrivere un libro intero su un sassolino e su un paio di violette», 25 giugno 1942, p. 69).

Non è un caso se negli ultimi mesi dell'anno il destinatario principale del suo diario sarà proprio Dio: non si tratta di una sfilata di preghiere o di suppliche per quanto sta accadendo attorno; al contrario, Dio sarà l'interlocutore delle promesse di Etty a sé stessa («Ti prometto una cosa, mio Dio, un'inezia: starò attenta a non appendere all'oggi, come tanti pesi, le preoccupazioni per il futuro», 12 luglio 1942, p. 85), ma anche silenzioso sostegno mentre la Storia sta seminando stragi e ormai la verità si è rivelata in tutto il suo orrore («Questa è ormai una salda certezza in me [...]; vogliono il nostro completo sterminio», 3 luglio 1942, p. 115). 
Mai una volta, davanti alle brutture del mondo e alle sofferenze, Etty smette di «allargare il proprio cuore» (10 giugno 1941, p. 129) e di sentirsi fortunata e «la depositaria di un prezioso frammento di vita, con tutta la responsabilità del caso» (21 luglio 1942, p. 119); al contrario cerca un modo per adattarsi e non arrendersi
Resta la consapevolezza però di quanto il mondo sia cambiato davanti agli occhi suoi e dei contemporanei:
Uno vive gomito a gomito con il Destino, o come lo si voglia chiamare, giorno per giorno trova anche la condotta giusta per farci i conti, e tutto è così diverso da tutto quel che in passato si poteva leggere sui libri. (p. 136)
E il percorso per i frammenti, organizzati non cronologicamente ma in capitoli tematici, ci porta a isolare e ritrovare tutto il percorso di crescita spirituale e di fiducia in sé e nel mondo che ha qualcosa di straordinario. Certamente, l'attenzione ai dettagli minimi e alla vita interiore richiede un lettore disposto a misurarsi con frammenti intimistici, talvolta fortemente riflessivi e filosofici. 

GMGhioni



«Il mio paesaggio interiore è fatto di grandi, immense pianure, di vastità infinite, dove non c'è quasi orizzonte, dove una pianura sconfina nell'altra. Quando sto su questa sedia raggomitolata così, con il capo profondamente chino, allora vago per le chiare pianure e quando mi fermo un attimo, cala su di me un benefico presentimento di infinito e di quiete. Il mondo interiore è reale quanto quello esterno. Si dovrebbe essere consapevoli di ciò. Anch'esso ha i suoi panorami, i suoi contorni, le sue potenzialità, le sue regioni sconfinate». Lo scriveva #EttyHillesum nel 1941 ed è una delle note raccolta nella nuova scelta antologica dai diari e dalle lettere, appena arrivata in libreria per l'editore #LeLettere. Una scelta votata a premiare l'attenzione di Etty per i dettagli, l'interiorità e la forte riscoperta religiosità. Un'agile selezione per avvicinarsi a una delle giovani donne ebree che hanno saputo raccontare in modo toccante la storia e il lager. Presto la recensione di @gloriaghioni sul sito! #CriticaLetteraria #preview #anteprima #IlGelsominoeLaPozzanghera #bookstagram #bookish #instalibri #instabook #bookshelf #book #history #diary #diario #antologia #inlibreria
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