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Caterina da Siena: la vita di una piccola grande donna, le gesta di una Santa.

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Caterina da Siena - Una mistica trasgressiva
di André Vauchez
Laterza, 2018

pp. 228
€ 20 (cartaceo)
€ 11,99 (e-book)



Fin da quando ho memoria sono appassionata delle vite dei santi non per ragioni di fede, ma per l'eccezionale forza fisica e spirituale dimostrata da questi personaggi che hanno avuto il coraggio di andare contro il pensiero comune per seguire le proprie convinzioni.
Caterina da Siena è stata una di quelle donne che sono rimaste impresse nel turbinio della Storia e la bella biografia (Laterza, 2018) scritta dal francese André Vauchez, Professore emerito di Storia medievale all'Università di Paris X-Nanterre ripercorre le tappe principali della vita di questa mistica, dando vita ad un libro ricco di spunti, avvincente e con una bibliografia assai dettagliata.

Katharina Jacobi Benincasa nacque nel 1347 a Siena da Jacobo di Benincasa e da Lapa di Puccio di Piagente, e manifestò fin da giovanissima una grande fede ed una incrollabile forza d'animo che la spinsero a chiedere all'età di 16 anni di entrare nell'ordine delle Terziarie Domenicane, dette Mantellate a motivo del lungo mantello nero che copriva la loro veste bianca. Esse però non erano favorevoli all'ingresso della giovane, poiché la loro confraternita era costituita soprattutto da mature vedove o da donne abbienti e di buona fama.
Dopo lunghe insistenze, però, Caterina venne ammessa con lo status si laica consacrata che mantenne sino alla morte.

Fin da subito dimostrò un fervore religioso fuori dal comune, tanto che riusciva a scuotere le anime.

Grazie a un carattere risoluto e deciso (che la spinse anche ad intraprendere durissimi digiuni), a una costanza che colpisce ancora di più se si pensa che questa donna visse durante il Medioevo, divenne ben presto un punto di riferimento per diversi personaggi dell'epoca, tra i quali la regina Giovanna I di Napoli ed Elisabetta di Baviera, moglie, quest'ultima, di Marco Visconti, figlio del duca di Milano, come ci testimoniano gli scambi epistolari giunti fino a noi (383 lettere conservate degli anni 1367-1380, più un importante trattato teologico e spirituale, il Dialogo).

Critica nei confronti degli appartenenti al clero, colpevoli a suo dire di tributare maggior peso ai propri dissidi terreni che alla salvezza delle anime, non risparmiò rimproveri nemmeno al papa e si pose tre importanti obiettivi: riportare la sede del papato da Avignone a Roma, fare una crociata e riformare la Chiesa.

Strenua sostenitrice di una religione libera dagli interessi temporali, fu anche accesa fautrice di un elevato ideale di giustizia:
Rassegnarsi a veder prevalere le forze del male nel mondo equivale a rendere sicuro il trionfo dell'ingiustizia nella storia. Per Caterina il valore supremo è la giustizia, un ideali che le istituzioni politiche devono far prevalere attraverso il diritto, strumento principe per la sua realizzazione (...). Per lei vita spirituale e vita civica sono strettamente legate, poiché il rinnovamento prodotto dalla grazia deve a sua volta essere avvertito a livello etico e pratico da tutti i cristiani: la trasformazione dell'anima prelude a quella della società e la guida (pp. 79-80).
Dalla fitta corrispondenza che Caterina dettava agli uomini e donne che la seguivano (la cosiddetta "Bella Brigata") emerge come la sua battaglia più ardua fu proprio quella legata al trasferimento della sede papale a Roma, tanto che Urbano VI la invitò nel 1378 a recarsi a Roma per convincere anche i cardinali della bontà della sua causa. Alla fine il papa rientrò a Roma, ma a condizioni assai differenti rispetto a quelle che aveva sperato la mantellata senese.

Uno dei punti di maggior interesse di questa biografia è dato dall'accurata analisi compiuta dall'autore sopra la questione del presunto femminismo ante litteram della santa:
Caterina non andrebbe dunque considerata una femminista in quanto non ha mai criticato apertamente la divisione di funzioni tra i sessi prevalente nella Chiesa e nella società del suo tempo. Si è però sforzata di andare al di là della differenza sessuale riferendosi nei suoi scritti semplicemente all'umanità, e ha rovesciato dall'interno le barriere tradizionali dando prova con il proprio personale esempio del fatto che una donna come lei, proveniente da un ambiente modesto e incolta, poteva assumere le funzioni tipicamente maschili di messaggera di pace, ambasciatrice e persino direttrice d'anime e di coscienze (pp. 140-141).
Caterina morì nel 1380, venne riconosciuta santa nel 1461 da papa Pio II, nel 1970 fu dichiarata dottore della Chiesa da Paolo Vi ed è compratrona d'Italia insieme a San Francesco d'Assisi e compatrona d'Europa.

Ancora oggi la vita e le gesta di questa piccola grande donna non smettono di affascinarci e la bella biografia di André Vauchez rende loro pienamente giustizia, conquistando tutti coloro, credenti e non, che si domandano quale forza dovesse avere un santo (e per di più una donna) per condurre le sue lotte spirituali, una forza ed un coraggio che forse tutti dovremmo prendere ad esempio per affrontare le difficoltà quotidiane che troppe volte ci appaiono insormontabili.

Ilaria Pocaforza