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L'arte di raccontare vite e luoghi

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Terre promesse
di Milena Agus
nottetempo, 2017

pp. 201
€ 15.50 (cartaceo)



La verità è che nessuna terra promessa è all'altezza della sua fama. (p. 165)
Quanto siamo in grado, oggi, di identificarci davvero con la nostra terra d'origine? Quante volte vorremmo partire, lasciandoci dietro una città di strade, odori, colori, rumori che non sentiamo nostra o che, al contrario, avvertiamo scomodamente invadente nell'irrompere nella nostra identità?
Il nuovo romanzo di Milena Agus, Terre promesse, uscito da pochi giorni per Nottetempo, si interroga su questi temi ancestrali, che si rincorrono lungo tre generazioni. Inevitabilmente, il tempo modifica la percezione di "terra promessa" che portano con sé i protagonisti: se all'inizio Ester sogna il "Continente" come una fuga dalla sua realtà sarda, che avverte come opprimente, presto si accorgerà che la soluzione non è racchiusa nel suo matrimonio nel trasferimento a Genova, né con il rientro a Cagliari; anche la figlia, Felicita, esplora tutte le pieghe della sua vocazione amorosa, pur sapendosi difficilmente riamata, a suo parere per i chili di troppo; e Gregorio, figlio di Felicita, nonché nipote di Ester, misura il proprio talento pianistico con la complessa realtà di riuscire ad affermarsi e New York diventa ben più di una meta. 

Tre generazioni, tre sezioni del libro ("Il Continente"; "La Sardegna"; "L'America"), tre luoghi profondamente diversi, tre grandi illusioni che hanno un punto in comune: cercare la propria serenità, se non addirittura la finalità della propria vita. Potremmo parlare forse di utopie, ma non è proprio così: i personaggi, accompagnati da compagni di vita presenti o assenti, vicini di casa davvero insoliti, nuove conoscenze ora conturbanti ora deludenti, si accorgono ben presto che, anche quando la realizzazione le proprio progetto è lontana, si sono compiuti incredibili incontri. Non si è soli, né ognuno di loro avrebbe potuto prevedere l'incredibile giro che il destino aveva in serbo per le loro vite. Talvolta devono venire a patti con i loro desideri, imparare a tamponare la delusione con ciò che resta accanto: un bambino, un panorama, una vicina di casa, una spiaggia, un incontro con uno sconosciuto.
Anche i valori, prima così estremi nel loro affermarsi, lentamente si depotenziano, o forse semplicemente si smussano alla luce della quotidianità. Nonostante questo, Milena Agus non scrive un romanzo di sconfitti né di inetti; anzi, nel suo tracciare le loro parabole di vita ricorda semplicemente che esistono istanti più felici e altri di disperazione. Ma i suoi personaggi sanno rialzarsi, ed è forse questa lotta, che gestiscono giorno per giorno, che fa delle loro vite non dei modelli da seguire, ma degli uomini e delle donne vere.

GMGhioni