in

Scrittori in ascolto - "È giusto obbedire alla notte": con Matteo Nucci alla foce di un'esistenza fatta di simboli ed emozioni.

- -
2 marzo 2017.

In una tranquilla serata romana, presso l'Esc Atelier in zona San Lorenzo, assistiamo alla presentazione dell'ultimo libro di Matteo Nucci (già autore, tra gli altri, di Sono comuni le cose degli amici, candidato al Premio Strega nel 2010, e di Le lacrime degli eroi), E' giusto obbedire alla notte, pubblicato da Ponte alle Grazie e candidato al Premio Strega per il gruppo editoriale Mauri Spagnol.

Questa storia è ambientata in una zona di Roma tristemente nota alle cronache perché al centro di polemiche e contese da parte dell'amministrazione capitolina, Tor Di Valle, ed è incentrata sulle vicende di personaggi dalle variegate caratterizzazioni, tra le quali spicca quella di un uomo di circa cinquant'anni chiamato "Il Dottore", poiché offre delle cure a questa comunità di donne e uomini condannata ad un'esistenza misera ed invisibile alle porte di una città cieca e opulenta.


La voce dell'attrice Valentina Carnelutti (candidata al David di Donatello come miglior attrice non protagonista per La pazza gioia, l'ultima pellicola cinematografica di Paolo Virzì) fa da voce narrante ad alcuni passi del romanzo, mentre l'ottima analisi di Gabriele Pedullà ed Emanuele Trevi ci aiuta a penetrare meglio nell'atmosfera della storia e ci accompagna all'interno della simbologia mitologica tanto cara all'autore (che, lo ricordiamo, ha studiato il pensiero antico, scrivendo, tra gli altri, dei saggi su Socrate e Platone).

Pedullà, invero, spiega l'uso assai originale che fa Matteo fa della cultura greca:
" (...) Matteo ha fiducia in una Ellade eterna (...). Per lui non conta la dimensione visiva, ma visionaria, allo stesso modo dei buddisti, dei matematici...che dietro ad un oggetto vedono tutto il processo che ha condotto alla creazione proprio di quell'oggetto (...) ".
Allo stesso modo viene descritta anche la consapevolezza che lo scrittore ha del valore simbolico degli oggetti, delle ambientazioni, della natura:
Un'immagine di Matteo Nucci
" (...) Il fiume Tevere, ad esempio, rappresenta non soltanto un fiume, ma anche un'entropia delle emozioni umane, un essere la cui acqua che straripa dal letto raffigura anche le lacrime degli eroi, oppure gli alberi, che descrivono la vita, o i cavalli, che sono allo stesso tempo energia costruttiva e distruttiva (...) ".
E così anche la scelta dei nomi dei personaggi riveste un particolare significato metaforico, come possiamo evincere da "Il Dottore", quasi che questo soprannome voglia celare la reale identità dell'uomo.

Emanuele Trevi ci racconta il modo in cui Matteo descrive le varie ambientazioni, senza fornirne un'impressione personale, ma spazializzando, consentendo al lettore di entrare lui stesso all'interno del libro, cosicché ne risulti un luogo intermedio, perché non più reale ma nemmeno totalmente astratto.

Un momento della presentazione di E' giusto obbedire alla notte
Ancora, Trevi identifica la narrazione di Matteo (che, a suo dire, scrive soltanto ciò che è regolato dal suo desiderio) con la "foce" di un fiume, perché la vita accade, ma lui decide di rimanere dove tutto si raccoglierà, dove quella corrente cesserà di trascinare i detriti dell'esistenza e lui potrà raccoglierne i cocci, per metterli su carta e dar vita ad una delle sue storie.

Ebbene, E' giusto obbedire alla notte ci consegna un cangiante affresco di personaggi che tenta di sopravvivere come può alle vicissitudini che la vita ogni volta prospetta ma, ad osservarli bene, ci accorgiamo che non siamo poi così dissimili da "Il Dottore" e da tutti gli altri, giacché quel fiume attorno al quale ruotano le loro vicende e che scorre, a volte impetuoso ed altre placido, altro non è se non l'esistenza umana, scandita dal ritmo incessante degli eventi che la attraversano e che riempiono di sostanza l'avvenire.

A questo link un estratto del libro:
http://www.minimaetmoralia.it/wp/e-giusto-obbedire-alla-notte-di-matteo-nucci/