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Kaos 2.0: "L'orizzonte della scomparsa" di Giuliana Altamura

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L'orizzonte della scomparsadi Giuliana Altamura
Marsilio, 2017

pp. 221
€ 17,00



Christian guarda una trasmissione di Mtv che cerca di far incontrare un ragazzo e una ragazza che si sono conosciuti su facebook; ma quando Lana si presenta all'indirizzo che Blaxon le ha dato, non si trova davanti il suo confidente online, sedicente rapper e modello, ma un grasso adolescente con un passato da vittima di bullismo. Il coinvolgimento di Christian in quella storia non si limita però alla sola osservazione da telespettatore: c'è un legame profondo e insondabile tra i tre ragazzi. Ma chi è questo giovane pianista che si è trasferito in Canada da Milano per proseguire lo studio dello strumento e vive in perfetta solitudine nel suo appartamento all'undicesimo piano? Da qualche tempo soffre di attacchi di panico: si tratta di paura della paura, nata dopo che gli è successo di ritrovarsi improvvisamente preda di un terrore abissale; ora Christian vive temendo che l'episodio possa ripetersi, impedendogli di suonare.
Appurato che non si tratta della persona che Lana ha incontrato, questo Blaxon esiste davvero? È l'utente che la ha aiutata a scoprire se stessa, o il fervente religioso che Holly, un'altra ragazza che dice di averlo conosciuto in un forum religioso, vuole ritrovare?
All'improvviso, l'orrore reale della morte riesce a filtrare attraverso i pixel delle webcam: Christian vede in una chat il corpo di Blaxon penzolare dal soffitto. Per lui diventa vitale contattare Lana, per venire a capo della situazione sfuggente in cui sta precipitando.

L'orizzonte della scomparsa procede col ritmo del thriller, confondendo i lettori e attirandoli inevitabilmente nel susseguirsi di apparizioni sinistre e segreti celati che costellano le giornate di protagonisti, caricando le pagine della giusta suspense. Nelle profondità del web si nasconde una spiritualità orfica in attesa non della Fine dei Tempi ma della fine del nostro tempo. A Parigi, dove si trova per partecipare a un nuovo reality, Lana incontra Stéphane, un misterioso artista che risulterà una delle figure centrali del romanzo: attraverso un macabro progetto artistico vuole colpire al cuore il mondo contemporaneo; come spiega lui stesso, si tratta di instillare il caos nell'apparente sicurezza del virtuale, e cosa meglio della violenza può spezzare l'illusione di essere protetti dal mondo?
«Quando qualcuno domandava a Schönberg perché usasse una determinata sequenza al posto di un'altra o perché la usasse in quel determinato modo, lui rispondeva di non saperlo, di essere come un millepiedi. Se il millepiedi dovesse fare attenzione a ogni singolo movimento di ogni singolo piede, di sicuro smetterebbe di camminare. Se solo dovesse provare a pensarci davvero, rimarrebbe paralizzato [...] Ogni sistema realmente grande» gli dice, «realmente complesso come noi siamo, non può che avere una pallida idea di se stesso. Il funzionamento primario, quello microscopico, le tue dita sulla tastiera - non puoi pretendere di controllarlo. Non puoi essere dentro e fuori allo stesso tempo, se non vuoi impazzire. Devi accettare il disordine, quello che i greci chiamavano kaos. Fa parte di te esattamente come tutto il resto. Anzi, è quello che tu percepisci come disordine che lo fa funzionare».
E' proprio il caos il tema centrale del libro di Giuliana Altamura. Si incontrano e si scontrano diverse interpretazioni del presente: per Christian e per chi si sente sperduto come lui, internet funziona come la musica; al pianoforte la complessità è generata a partire da singole note, ed è per questo controllabile (oltre che produttrice di bellezza); allo stesso modo la vastità del web, costituita da minuscoli pacchetti di informazioni, risulta gestibile e perciò rassicurante per gli utenti; nella sua vita virtuale il pianista “può sfogare il caos che ha dentro senza paura di perdere il controllo di se stesso. Per il suo amico Victor e per Stéphane, al contrario, la codificazione informatica ha dato solo l'illusione del controllo, aprendo invece “un buco nero nell'inconscio”. Per tutti, comunque, anche se la natura della realtà come grandezza discreta dovrebbe garantire la sua possibile amministrazione, la struttura molecolare dell'esistente non è percepita nel livello macroscopico dell'essere umano, che vive quindi il mondo come un'entità ingovernabile e perciò terrificante. L'espressione massima di quanto sfugga al nostro potere, come abbiamo detto, è la morte; anche il sesso, la carnalità nella sua massima manifestazione, quando ci investe nella sua forma di oscuri desideri indomabili, ci riempie di paura. Eros e thanatos restano forze ingovernabili.

Nel nuovo universo fluido, dove reale e virtuale si intrecciano senza soluzione di continuità, i protagonisti provano solo variazioni di sentimenti asettici: noia, indifferenza, stordimento da overload. Sotto questa patina d'apatia, però, cova il panico. Internet, i social network, l'anonimato e ogni sorta di medium non sono la causa del malessere, ma uno strumento con cui arginare il disagio, soffocarlo, nasconderlo. La paura del reale, delle scelte, degli errori non può però essere trattenuta a lungo e prima o poi esplode nei corpi di Lana e Christian. Non si tratta di una questione generazionale: ciò che provano i giovani è solo l'ultimo esito in ordine cronologico di un processo che va avanti da tempo; non a caso la presa di coscienza di Stéphane (più vecchio dei protagonisti) coincide con l'avvento alla fine degli anni Ottanta di un gigantesco Carrefour nella cittadina dove viveva; il centro commerciale è il non luogo per eccellenza, simbolo della cancellazione di spazi fisici specifici e peculiari sostituiti da uno scenario omologato e identico in ogni parte del mondo. È a partire da quella rimozione che sono germinate le angosce contemporanee. In questo senso, L'orizzonte della scomparsa, scritto in maniera impeccabile, non parla solo dei millennials, ma delle fragilità e del disorientamento di tutti noi. Accettare il caos, lasciare che esso si intraveda anche nelle nostre costruzioni di senso, irriducibile nel suo essere spaventoso, è l'unico modo per vivere e, forse, per essere felici.


Nicola Campostori