in

#CriticaNera - Ragnar Jónasson, "L'angelo di neve"

- -
L'angelo di neve (Snjöblinda, 2010)
di Ragnar Jónasson
traduzione di Roberta Scarabelli
Marsilio Editori, collana giallosvezia

pp. 284
€ 18,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
O si viaggiava per mare, o si superava il passo montano, inaccessibile durante l'inverno, oppure si conosceva qualcuno con un aereo che potesse atterrare nel piccolo campo d'aviazione da cui ormai non partivano e non arrivavano più voli di linea che collegassero Siglufjördur alla capitale. Diversamente, il vecchio tunnel era l'unica via di comunicazione.

Siglufjördur, un villaggio di pescatori popolato da un migliaio d’anime, posto all’estremo nord dell’Islanda, praticamente ai confini del Circolo Polare Artico, è la destinazione scelta da Ari Thór Arason, allievo dell’Accademia di Polizia di Reykjavík in procinto di diplomarsi. Una scelta fatta senza rifletterci troppo ma quasi obbligata, vista la carenza generale di posti disponibili nei diversi comandi di Polizia, in special modo intorno alla capitale.

Non sarà facile per il giovane poliziotto adattarsi alla vita in quel villaggio sperduto, senza sole e sepolto nella neve, dove la gente non è particolarmente amichevole e dove non succede mai nulla, tanto che nessuno chiude a chiave la porta di casa. Due decessi in circostanze insolite, tuttavia, movimenteranno i ritmi nella cittadina e daranno ad Ari Thór la possibilità di mettere a frutto le capacità investigative apprese e, perché no, ad allacciare qualche primo, timido rapporto con gli abitanti del luogo.
Risolti entrambi i casi – che peraltro si fondono in uno solo – rimarrà ad Ari Thór il fondamentale dubbio se lasciare Siglufjördur per tornare a Reykjavík, dove ha anche una fidanzata che lo aspetta, o se restare, come suggeritogli da Ugla, una ragazza “forestiera” come lui che incontra al villaggio e verso la quale prova più di quanto vorrebbe:
“A volte, in primavera o all’inizio dell’estate, ti svegli e vedi la nebbia sul fiordo… non riesci nemmeno a distinguere il mare, scorgi solo una o due vette, che sembrano galleggiare nell’aria. E all’improvviso, allo spuntare del sole, cambia tutto. È quando hai sperimentato una giornata così, con la sua bellezza mozzafiato, che scopri di non volertene più andare”.
Primo volume della serie Dark Iceland, questo Angelo di Neve è un romanzo che si legge in un fiato. L'abilità di Jónasson di gestire la suspence e di tenere alto l’interesse è davvero notevole, come è notevole la capacità descrittiva, rivolta a un paesaggio a un tempo favoloso e angosciante. Frequenti cambi di prospettiva consentono al lettore di conoscere i diversi attori che, insieme ad Ari Thór, popolano la storia. Lo stesso Ari Thór si rivela un personaggio interessante, mai prevedibile né banale, lontano dai canoni tradizionali del detective infallibile o, peggio, abbrutito e disilluso. Jónasson disegna un uomo con le sue paure e le sue insicurezze, alle prese con i problemi dovuti allo sradicamento e alla ricollocazione in un ambiente sconosciuto e parzialmente ostile.

Insomma un giallo ben costruito, che si basa sul modello del "mistero della stanza chiusa" ma che, a differenza dei classici enigmi di Agatha Christie o di Ellery Queen, non permette al lettore di giungere alla soluzione, esponendo i dettagli e gli elementi chiave della storia solo poco per volta. Comunque, un ottimo esordio e un nuovo importante tassello nel mosaico della narrativa noir scandinava.

Stefano Crivelli