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Debora Omassi, "Fuori si gela"

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Fuori si gela
di Debora Omassi
Fernandel, 2016

pp. 167
€ 13 (cartaceo)




Fuori si gela, e non solo fuori. Il gelo è anche nei cuori e soprattutto nelle menti dei personaggi che abitano i nove racconti che compongono l'opera di esordio di Debora Omassi.
Donne e uomini disperati, disillusi, che si trascinano in esistenze al limite del sopportabile, confinati in lande montane sperdute fra il nulla, annichiliti in anonimi quartieri residenziali oppure persi sui Navigli milanesi brulicanti di personaggi degni di un quadro di Grosz.

Nove racconti violenti e impietosi, che presentano diversi tipi di alienazione e di degrado: c'è il decadimento fisico e cognitivo causato dalla malattia ma anche quello psichico e relazionale, che sfocia irrimediabilmente nella violenza, ci sono la paura e l'incapacità di trovare un (ri)collocamento esistenziale che aiuti ad affrontare l'angoscia, c'è il paradosso assoluto della fuga verso la guerra, quella vera, scenario mortifero eppure meno desolante e unica - forse ultima - via per venire a patti con il proprio Io.

Nove racconti che complessivamente evocano una fotografia in bianco e nero di alberi spogli e di prati cristallizzati di brina, nove storie intossicate ma reali, tanto che potrebbero essere state tratte dalla cronaca quotidiana, narrate attraverso una scrittura nervosa e immediata, particolarmente efficace nei dialoghi e nelle interazioni fra i personaggi.

Un buon esordio, quindi, un libro interessante che scuote e invita alla riflessione, nonostante la brevità dei racconti. A pensarci bene, peraltro, forse uno degli aspetti più intriganti è proprio questo: la brevità che si fa immediatezza, realismo feroce, assenza di spazi/tempi per la ricerca di una mediazione con il reale.

Sarà interessante leggere anche i prossimi lavori, magari di respiro più ampio ma, si spera, con lo stesso mordente.

Stefano Crivelli