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#UnLibroPerLAvvento - Attorno a noi, solo il rumore sottile della prosa

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Ci sono incontri con gli autori decisamente fortuiti; altri hanno qualcosa di più, quasi della fiaba. Era una notte buia e tutt'altro che tempestosa, avevo venticinque anni, uno zaino pieno di sogni (e di pagine di progetto per il dottorato), un enorme cappotto lungo, che mi avrebbe fatto da coperta per quella lunga notte in mare aperto e un paio di libri da leggere. Attorno a me, solo il Mediterraneo e un traghetto addormentato. O almeno era quel che sembrava, mentre passeggiavo per la sala bar deserta. Ho scelto un tavolino appartato, come facevo ogni volta, quasi mi dovessi schermare dallo sguardo degli altri, e ho iniziato a sottolineare un improbabile saggio francese sulla diaristica. Ancora non sapevo quanti altri saggi improbabili avrei letto, ma soprattutto non sapevo che a poca distanza un uomo stava leggendo e sottolineando, esattamente come me. Lui aveva scelto il bancone del bar vuoto, e teneva il libro aperto su una nuvolaglia di zucchero bianco mai raccolto. Sembrava non prestare attenzione all'ondeggiare della nave, né al rollìo quasi letargico, di sottofondo. 

Tra i due, quella distratta ero io: ho sempre provato una curiosità poco educata verso i libri degli altri, soprattutto quando questi erano in grado di rapire i lettori. Siamo rimasti così qualche ora, io e lo sconosciuto, mentre la notte terminava e la prima alba preparava al risveglio prima gli inservienti e poi il resto della nave. Allora, quell'uomo, nel suo pesante giaccone, è passato accanto al mio tavolo, con il libro socchiuso e il dito medio in mezzo alle pagine, come segnalibro. 
"Dovrebbe leggerlo, secondo me ha la concentrazione giusta per apprezzarlo" ha detto, porgendomi la sua copia di Manganelli, usurata e consunta da sottolineature progressive, solchi colorati che sapevano di letture inesauste. "Io lo rileggo a ogni traversata, quando gli altri dormono. E ogni volta cambio l'ordine, ogni volta... mi lascia senza parole". Ci siamo presentati: insegnava Letteratura contemporanea in un ateneo dell'Italia centrale, di tanto in tanto si muoveva per corsi e seminari e questo libro non lo abbandonava mai. 
Sbarcare, quella mattina, ha avuto un'aspettativa in più: lungo la strada per l'università, mi sono fermata, ho chiesto al mio libraio sassarese, Aldo, se avesse questo libro di Manganelli. Fortunatamente, c'era. Ho iniziato a girare la pagine prima dei corsi, con quella curiosità spiritata e infantile che mi muove verso ogni opera di cui presagisco la genialità. E da allora la mia copia del Rumore sottile della prosa viaggia con me, è quello sguardo auto-ironico e satirico, sorprendente e sorpreso che vorrei avere io su ogni opera letteraria. I pezzi dedicati alle recensioni, poi, sono puro godimento e ogni parola è giusta e al posto giusto. Eppure, pur trovandolo impareggiabile, ho regalato poche volte questo libro: lo consiglio solo a chi sa davvero amare le storie nascoste nella saggistica, le parole intense di uno scrittore che si fa critico e poi cade, a sua volta, nel circolo vizioso dell'invenzione, per auto-criticarsi e sorridere di un sorriso senza pietà.

GMGhioni



Il rumore sottile della prosa
di Giorgio Manganelli
Adelphi, 1994