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Dentro la testa di Else

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La signorina Else
(tit. orig. "Fräulein Else")
di Arthur Schnitzler
Piccola Biblioteca Adelphi

Traduzione di Renata Colorni
I ed. 1924
1988, 20ª ediz., pp. 123

€ 10 (cartaceo)
€ 3,99 (ebook)

La storia di Else sembra uscita da un articolo di cronaca: una ragazzina viennese di diciannove anni si trova, suo malgrado, al centro di uno scandalo mentre è in vacanza con la zia ed il cugino in Italia. Solo che dall'autore di Doppio Sogno non ci si può non aspettare nessuna banalità. Ad impreziosire, infatti, la storia è la particolare tecnica narrativa cui ricorre Schnitzler, che con un ininterrotto flusso di coscienza - spezzato qui e lì solo da qualche dialogo - immerge il lettore a diretto contatto con i pensieri della protagonista, come se si fosse dentro la sua testa. 
Il risultato - con i suoi anacoluti, le ellissi, la punteggiatura libera ed il periodare paratattico e conciso - è di una naturalezza impressionante e tradisce l'approfondito studio di carattere compiuto da Schnitzler, autore sempre attento allo spessore psicologico delle sue creature. 

Else è una classica adolescente in preda alle sue incertezze ed alle sue paure, che ricorrono spesso ossessivamente fra le righe, disegnando il ritratto di un personaggio debole, la cui debolezza, però, sembra derivare solo in parte dalla giovane età. Else è fragile perché, in un certo senso, è il contesto ad imporglielo, riducendone al minimo l'autonomia e le possibilità di movimento. Ed il passo da creatura debole a vittima è brevissimo: il motore occulto della vicenda, infatti, sono le richieste assolutamente non legittime né commisurate alle sue forze cui viene sottoposta la ragazzina da parte della famiglia e della società, che come ombre si fanno sempre più grandi fino a sopraffare la piccola protagonista inglobandone paure e angosce. 
La denuncia dei meccanismi subdoli e sotterranei di una società che predica bene e razzola male è facile a leggersi, una critica naturalmente senza nomi né riferimenti precisi, che però doveva avere il suo buon effetto sui lettori della Vienna del primo Novecento - e non solo. 
A proposito di Vienna, primo Novecento ed introspezione psicologica, vien subito in mente il nome di Freud e c'è chi ha provato a leggere in questa novella la resa letteraria di uno dei casi clinici del padre della psicoanalisi, in particolare uno di quelli riguardanti l'isteria di adolescenti. 
Nonostante la grande suggestione di questa tesi, però, il racconto di Schnitzler non suggerisce alcuna interpretazione freudiana nei confronti della vicenda e né se ne possono ravvisare gli estremi nel suo svolgimento. Il fascino, invece, a mio parere di questa splendida novella risiede nella profonda empatia creata da Else, i cui pensieri si innestano e fioriscono spontaneamente su un'architettura semplicissima: il lettore non può far altro che immedesimarsi e leggere tutto d'un fiato.

Adriano Morea