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Le solitarie (e le scrittrici) dimenticate

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Le solitarie 
Giona #2, marzo 2016
A cura di Samuele Galassi
con racconti di Maria Messina, Ada Negri,
Paola Drigo, Eugenia Codronchi Argeli
pp. 298
€2,49 (ebook)
www.gionalibri.it


Giona, oltre a essere un profeta del Vecchio Testamento, è anche una rivista digitale italiana con tre numeri all’attivo. Una rivista-libro per la precisione, perché ogni numero di Giona è monografico, e raccoglie testi poco conosciuti di autori noti e meno noti. L’ultimo, pubblicato a marzo 2016, è una piccola perla di “frattaglie autoriali” – come la redazione stessa definisce i testi da loro scovati (www.gionalibri.it). Si intitola Le solitarie ed è dedicato ai racconti di quattro scrittrici italiane di primo Novecento: Maria Messina, Ada Negri, Paola Drigo ed Eugenia Codronchi Argeli.

Il comune denominatore dei racconti, diversi per ambientazione, stile e fortuna critica, è la condizione della donna nell’Italia di inizio secolo. Non tanto la condizione economica o sociale – le protagoniste dei racconti sono infatti a volte ricche nobildonne e altre ultime tra le umili – quanto quella emozionale: sono donne che sole si battono e poi sole si rassegnano al destino, alla famiglia, agli uomini del loro mondo patriarcale. Sono solitarie, come lo stesso titolo della raccolta di Ada Negri del 1917, e lo sono tutte le protagoniste delle storie della raccolta. Sono sole le giovani – come la Lucia del racconto Gli ospiti di Maria Messina, che accetta le negazioni insite alla sua condizione di donna senza ribellarsi – e le vecchie, come Feliciana del Posto dei vecchi di Ada Negri che muore sola e incompresa. Sono sole le donne nobili – come Regina Polo di Un dolore inconfessabile di Eugenia Codronchi Argeli che inizia a pensare e a vivere con intensità solo in lontananza dal marito – e le donne umili – come Nanna e Innocenza protagoniste del racconto L’amore di Paola Drigo, il più lungo della raccolta e forse il più terribile, per come dipinge l’infrangersi delle illusioni di due cuori ingenui e la cattiveria dei miseri verso quelli ancor più emarginati. 

I testi di questo numero di Giona hanno una lingua, un gusto, un descrivere antichi ma potenti, pieni di fascino. Perfino i nomi propri lo sono: Vastiana, Zeffirino, Pasquetta – i poveri, tutti senza cognome – e poi Parisina Guidi, Regina Polo, Fernando Altoviti. Si percepisce in tutti i racconti, anche in quelli in cui non c’è nessun dettaglio storico, la descrizione di un’Italia ancora molto giovane, fatta anche da donne, che siano campagnole del sud o operaie del nord. E la rivista si è incaricata di un grandissimo compito con questo numero: quello di ripubblicare nomi ingiustamente dimenticati o quasi di un periodo in cui ancor più che in altri giganteggiano nomi maschili (Ada Negri è l’unica parziale eccezione, dato che è stata oggetto di interesse della critica negli ultimi anni). Quattro scrittrici da leggere e riscoprire, e in tal senso la scelta di Giona è sicuramente lodevole (e da premiare con uno sguardo al loro catalogo su www.gionalibri.it/catalogo). 


Serena Alessi