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FanteCavalloeRe: una pedalata nella vita

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FanteCavalloeRe
di Luisa Menziani
Edizioni Artestampa 2015
Acquerelli di Giuliano Della Casa
pp. 171
€ 18,00



FanteCavalloeRe, per usare le parole dell’autrice Luisa Menziani, è una pedalata nella vita, un racconto lungo un anno durante il quale viviamo insieme all’io narrante le avventure di una quotidianità fatta di giri in bicicletta immersi nella natura, gite mitteleuropee e viaggi a bordo di Lucilla il taxi inglese.
Definire questo libro semplicemente come romanzo pare abbastanza riduttivo, i livelli di lettura possono essere molteplici. Si può ad esempio vedere la storia come una fiaba: i personaggi hanno nomi allegri e colorati, i luoghi sembrano usciti da un racconto per bambini, come Ponte Ghiotto, e si resta inoltre catturati dalla sensazione di leggerezza che accompagna ogni riga, sottolineata dagli acquerelli di Giuliano Della Casa. 
Ma FanteCavalloeRe è anche un diario: la voce narrante, femminile, racconta le storie in prima persona. Non ne conosciamo il nome, ma si presenta offrendo direttamente i pensieri che elabora al giudizio del lettore. Il suo punto di vista filtra tutti gli eventi che sono così descritti attraverso un’ottica che definisce il senso generale della storia, la cornice entro la quale inquadrare ciò che accade.
Partendo da queste premesse, ci sono due prospettive interessanti con le quali avviare la lettura. La prima è quella tematica, molti sono infatti i fili rossi che percorrono il libro. Il primo - lo si incontra quasi immediatamente - è quello della natura, declinato sia nella passione della protagonista per la bicicletta, elemento centrale nella caratterizzazione dell’io narrante, sia nella figura dell’airone cinerino che apre e chiude in modo circolare la storia e diviene il simbolo del modo in cui l’uomo e l’ambiente entrano in relazione:
Sono una speranza per me quando li vedo, perché tornano tutti gli anni ed è come se mi dicessero: Noi resistiamo! Voi inquinate pure, qui, là, su e giù, sporcate pure tutto… ma noi resistiamo e quando non ne possiamo più di stare in un posto, ce ne andiamo in un altro volando nel cielo blu…
Importante è anche l’argomento della ricerca. “Ha trovato quello che cercava?” Si sente chiedere all’inizio della storia l’io narrante, “Ho trovato quello che cercavo?” Si domanda invece in conclusione. Sul senso della ricerca ci si interroga in diversi momenti, che corrispondo a vari stadi della narrazione:
Non facciamo che cercare nelle nostre giornate… di arrivare in tempo, di star bene, di non star male, di riuscire a finire, di farcela. Cose piccole e cose grandi. La strada, l’amico, l’amore, ma anche di più: il senso della vita, da dove veniamo e dove andremo.
Percorre trasversalmente l’opera anche un discorso sull’amore e le sue implicazioni, sviluppato attraverso la descrizione del carico emotivo di gioia e sofferenza che porta con sé. Amore non è qui da intendersi solo come quello tra due persone che decidono di condividere la vita, ne vengono presentate anche altre sfumature. Si parla quindi di amicizia, di amore per la natura, per l’arte e per le piccole sorprese inattese che ogni tanto la vita mette sul nostro cammino. 
Un secondo aspetto sul quale soffermare l’attenzione è rappresentato dallo sviluppo delle storyline di Jack e Pennarello, quasi coprotagonisti insieme al narratore. Queste due vicende sono centrate su un duplice e opposto percorso evolutivo, che si compie per l’intera durata della storia e che li rende effettivamente personaggi a tutto tondo.
Pennarello, o come in realtà si chiama, Simonetta Maria Vittoria è una figura allegra e leggera.
È innamorata dell’amore.. e l’amore va da lei e la abbraccia come è proprio bello che accada, in casi così.
La sua storia, senza svelare troppi dettagli, la condurrà ad un lieto fine e la porterà ad essere exemplum positivo di come, con il giusto aiuto, si possano superare le proprie paure. Alta e snella, dai capelli dorati come le principesse buone, Pennarello dopo alcune avventure da dimenticare incontra la felicità e vive il futuro.
All’opposto, invece, c’è Jack. La sua è una visione del mondo maschile, complementare rispetto a quella di Pennarello. Rappresenta la parte razionale che si oppone all’istinto, un pozzo di scienza e conoscenza. Per lui non c’è un happy end, al momento della resa dei conti scappa e va lontano, facendo un viaggio in un paese esotico e tornando a casa senza essere risuscito a sconfiggere i suoi demoni. Non ha trovato  l’UndueTreFanteCavalloeRe, l’istante che cambia il corso delle cose, rimanendo bloccato nel passato.
Esiste quindi un insegnamento implicito nelle vicende di questi personaggi?
Forse è proprio su questa filosofia dell’UndueTre che possiamo trovare il senso della storia, un suggerimento – quanto mai attuale – su come vivere la quotidianità:
UndueTrefanteCavalloeRe. Quello che mi passa per la testa , come una filastrocca di festa e di testa che salta la finestra e rotola qua e là… Tra dentro e fuori, sogno e realtà.
Come una formula magica, la voce narrante sembra ricordarci di ripetere questo ritornello per ritrovare il buon umore ogni volta che le cose sembrano mettersi al peggio - in una grigia giornata di pioggia ad esempio –  o quando succede qualcosa di bello, per ribadire l’importanza del momento.
Perché è una filastrocca e scorre via, agile e allegra come una pedalata in bicicletta, perché sorride, ci prova almeno. Perché ha un senso, due tre o forse nessuno. perché è magia, come la vita.