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#CritiMusica - Un lettore d’eccezione: Johannes Brahms

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Album letterario o Lo scrigno del giovane Kreisler
di  Johannes Brahms
EDT, Torino, 2007

Traduzione italiana di Artemio Focher

pp. XXXIII-207
16 euro

Da parecchi anni tengo dei quadernetti dove mi appunto frasi, parole e tematiche tratte dai libri che leggo. Penso sia un’abitudine abbastanza diffusa. Si vuole intrappolare quel pensiero che, benché formulato da qualcun altro, calza perfettamente al nostro ego. Carta e penna, veloci a trascriverlo prima che voli via, tra lo scorrere delle giornate e l’avvicendarsi di altri libri. E quale meraviglia, anni dopo, nel rileggere quegli appunti! Ci si interroga su promemoria diventati indecifrabili – eppure l’ho scritto io!, mentre altre note strappano ancora quel sorriso, quel moto d’animo che avevano fatto guadagnare loro un posto nel nostro quaderno. L’ho sempre trovato un esercizio confortante. La comunanza delle idee, l’affinità dei pensieri non sono forse l’unica – vera – cura per la solitudine? 

Non è lecito sapere quando Brahms iniziò a compilare un primo quaderno di appunti e massime, copiandole dai libri che amava. Ci sono testimonianze che lo ritraggono come un lettore accanito già durante l'adolescenza. Pare che da ragazzo spendesse quel poco che guadagnava alla biblioteca circolante di Bernhard. L’amico Josef Victor Widmann racconta invece di un Brahms più maturo che, quando lo raggiungeva a Berna,
portava sulla spalla una borsa da viaggio di pelle, simile a quella, stipata di pietre, di un mineralogista impegnato in un’escursione, che però conteneva quasi esclusivamente libri, da me prestatigli la volta precedente e che mi riportava per scambiarli con altri ancora. (p. VII-VIII)
In tutto i quaderni giunti sino a noi sono quattro. Il primo fu titolato da Brahms Schatzkästlein des jungen Kreislers, Lo scrigno del giovane Kreisler, in omaggio all’amato personaggio di E.T.A. Hoffmann (onnipresente Hoffmann, le cui idee e fantasie s’insinuano in tutta la musica del periodo). Le note sono varie sia dal punto di vista dell’autore che dei temi, anche se più avanti si assiste a un tentativo di categorizzazione, con un occhio particolare a quelle di argomento musicale. Queste ultime sarebbero state raccolte, secondo alcuni, per l’amico e maestro Robert Schumann, in quei tempi rinchiuso al manicomio di Endenich.
Dobbiamo allo zelo e alla passione dello storico e critico musicale Carl Krebs l’edizione del 1909 di questi quaderni. La casa editrice EDT ne propone una traduzione, a cura di Artemio Focher, sovrastante il testo in lingua originale. Un’opera impeccabile, filologicamente rispettosa, nella quale non si è ceduto alla tentazione di uniformarne la forma o i rimandi testuali, permettendoci così di ritrovare quei quaderni nella loro genuinità – seppure non nella loro interezza.
Oggi possiamo così scrutare i diari di annotazioni di Brahms, quei tesori che intendeva preservare dall’abbandono del tempo. Assaporare gli autori assieme a lui, tentare di indovinare cosa stesse leggendo mentre componeva l’Ouverture tragica o quel quartetto. Ma soprattutto, questo libro ha il pregio di lasciare intravedere quel tessuto di rimandi tra idee, sensazioni e musica che sono il cuore pulsante di ogni artista. Come è accaduto in un breve appunto da un’opera di Carl Streckfuß: 
Se osservi in alto, verso il cielo, fitto di stelle ti appare, tuttavia
fissalo più attentamente, e ancora la schiera luminosa s’accresce. (nota 538, p. 168)
che Brahms ha titolato: Beethoven, Nona. Non è splendido?

La scultura e la musica stanno una di fronte all’altra come durezze opposte. La pittura già costituisce il passaggio. La scultura è il rigido plasmato. La musica il liquido plasmato. Novalis. (nota 41, p. 13)
La musica è l’arte dell’anima che si rivolge direttamente all’anima stessa. Herbart. (nota 425, p. 126)
La musica è l’arte dell’amore
concepita nel più profondo dell’anima,
scaturiente da un desiderio ardente,
insieme al sacro istinto all’umiltà. A.W. von Schlegel. (nota 560, p. 173)
Gettare luce nelle profondità del cuore umano: la missione dell’artista! R. Schumann.(nota 585, p. 184)
Manuela Cortesi