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Passaparola: la confessione di un innocente colpevole di idiozia

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Passaparola. A murder mistery
di Simon Lane
Ottolibri edizioni, 2015

Traduzione di C. Ingiardi
pp. 192
ebook € 4,49 




Spesso le piccole confessioni si trasformano nel racconto di un’intera vita. Così capita nella prima opera di Simon Lane pubblicata in Italia, Passaparola (Ottolibri edizioni). La confessione però non è dell’autore, ma di un maggiordomo filippino, Felipe, che un giorno, trovatosi davanti al cadavere di un suo datore di lavoro assassinato, monsieur Charles, decide di ripulire la casa (geniale senso del dovere!) e occultare il cadavere portandolo in giro per Parigi – per un’intera giornata – dentro un cassonetto. Le vicende che si svolgono successivamente sono il resoconto, da lui stesso narrato, delle sue divagazioni nella Ville lumière.

Il protagonista, già solo in questo breve resoconto delle sue azioni, non sembra particolarmente intelligente, ma ad esso si sommano dei refrain che lo posizionano ad un passo dalla macchietta. Felipe, infatti, si sente da sempre una ragazza; ha una relazione (forse d’amore) con Raimundo che però è terribilmente geloso di lui e, nella sua città natale, era un bevitore impenitente: ebbene, almeno uno di questi tre aspetti sarà quasi sempre presente in ciascheduno dei cinquantaquattro brevi capitoletti che formano il libro. È emblematica la percezione di essere femmina in corpo maschile che però non dà al protagonista alcuna profondità drammatica, ma solo una leggiadria spensierata, un’ingenuità che lo accosta di lontano ad un persiano a là Montesquieu e ancor di più allo stereotipo della biondina svampita, ma che lo distanzia abissalmente da un immigrato clandestino che lotta per non essere rimpatriato, come Felipe in effetti è. Egualmente capita sia per il legame affettivo ambiguamente tormentato che si declina presto in dispettucci e odi repressi, sia per il rapporto con l’alcol che diventa una tentazione di fuga e di ritorno alle origini: in tutti e tre gli aspetti il dramma si edulcora banalizzandosi. Felipe proverà, dalla sua prospettiva laterale, a criticare la società che lo circonda, o a problematizzare le relazioni che la innervano, risultando spesso spuntato e goffo, oltre che scontato. Si potrebbe così pensare che il libro voglia in qualche modo percorrere la strada di un raffinato umorismo, ma come può se la narrazione è demandata alla voce di Felipe che è immerso nella tragica vicenda? No, il dramma è chiaro, quanto la sua impossibilità.
La trama, che presenta i tratti del giallo eccessivo (in quanto pieno di dati) e abbastanza stravagante (data l’identità – per quanto non inedita – tra indagato e investigatore), sembra in realtà un pretesto per raccontare Parigi da una angolazione diversa. La Parigi non solo dei luoghi di grande atmosfera, ma anche la città dell’alta borghesia e delle sue abitazioni. Un mondo filtrato da un uomo candido e percorso da entusiasmo e fervore, ma falcidiato dalla malasorte e dall’inganno. Un Ulisse impacciato e involontario che racconterà una città multiculturale in festa e una nuova nobiltà caritatevole e disponibile, quanto autoreferenziale e ipocrita.
Passaparola è il frutto di una personalità eclettica, Simon Lane – giornalista, artista, autore radiotelevisivo e giramondo – morto prematuramente nel 2012 e che ha destato un certo interesse in ambito anglosassone. L’operazione portata avanti dalla Ottolibri è meritoria, perché porta alla conoscenza del pubblico italiano un personaggio importante della cultura contemporanea. Diversamente si può giudicare il libro in sé, non all’altezza certo dell’aura dello scrittore.