in

Pillole d'autore: Papà Goriot di Honoré de Balzac

- -

Papà Goriot è un romanzo scritto da Balzac nel 1834, all'interno del suo grandioso progetto della Comedie Humaine. Uno sterminato universo narrativo, con personaggi che appaiono da un romanzo all'altro, che vuole descrivere la società francese di quegli anni. Balzac stesso si definisce più storico di costumi che romanziere e il suo obiettivo è dipingere un ritratto dei vari tipi umani che popolano Parigi.

Nel quaderno degli appunti di Balzac si trova questa indicazione di lavoro sul suo romanzo
Soggetto di Papà Goriot. Un buon uomo; pensione borghese; 600 franchi di rendita; va in miseria per le figlie che hanno, tutte e due, 50.000 franchi di rendita, e muore come un cane.
La vicenda è ambientata in una pensione parigina, la pensione Vauquer, dove alloggiano vari personaggi provenienti da vari strati sociali.
La pensione conosciuta come Casa Vauque accetta tutti, uomini e donne, giovani e vecchi, senza che la maldicenza abbia mai sclafito l'onorabilità di quella rispettabile istituzione. (…) La casa in cui si gestisce la pensione appartiene a madame Vauquer e si trova nella parte inferiore della rue Neuve-Sainte-Geneviève, in un punto ove il suolo si abbassa verso rue de l'Arbalète con una pendenza così brusca e ripida che ben di rado i cavalli la risalgono o la discendono. Motivo per cui regna il silenzio in quelle vie anguste (…).

Dopo la descrizione dei luoghi, ecco comparire i personaggi.
I principali sono Vautrin, che verso la fine del libro scopriremo essere un forzato evaso, ma che nelle prime pagine viene descritto come
il quarantenne dalla basette tinte (…) aveva le spalle larghe, il torso ben sviluppato, la muscolatura evidente, le mani carnose, quadrate e dalle falangi segnate da ciuffetti di peli folti e rosso-carota. Il volto, solcato da rughe premature, denotava una durezza che poi il tratto docile e affabile smentiva. La voce di basso, in accordo con la sua allegria grossolana, non risultava sgradevole. Era compiacente e ridanciano. (…) D'altronde conosceva tutto, le navi, il mare, la Francia, l'estero, gli affari, gli uomini e gli avvenimenti, le leggi, gli alberghi e le prigioni.

Poi c'è Eugène de Rastignac, un giovane di provincia che si è trasferito nella capitale per frequentare l'università di Legge.
Eugène de Rastignac aveva un viso tipicamente meridionale, carnagione bianca, capelli neri, occhi azzurri. L'aspetto, i modi, l'atteggiamento abituale connotavano il figlio di una famiglia nobile, ove l'educazione primaria era fondata su tradizioni di buone maniere.

Il ragazzo comincia ad apprezzare la bella vita parigina, frequenta salotti eleganti ma è povero e per essere all'altezza della situazione chiede alla madre e alle sorelle di inviargli qualche soldo in più. Comincia per lui una vita dissipata, conosce il lusso e l'amore, ma soprattutto conosce Papà Goriot.

Egli è un signore ormai anziano, misterioso, vive presso la pensione e piano piano la sua camera si sposta verso l'alto, verso gli ultimi piani, là dove costa meno. Come mai? Il vecchio non esce mai, spende pochissimo eppure è sempre più povero. Si sta indebitando e impoverendo per le sue adorate figlie Anastasie e Delphine, viziate e ricche, unica gioia del vecchio Goriot.
La mia vita è nelle mie due figlie. Se loro si divertono, se sono contente e ben vestite, se camminano sui tappeti, che mi importa di come sono la stoffa dei miei vestiti e il posto in cui dormo? Se stanno al caldo io non sento il freddo, se ridono io non mi annoio. Non ho altri dispiaceri che i loro... un giorno saprete che si è molto più felici della loro che della propria felicità. Non posso spiegarvelo: sono dei moti interni che spandono la gioia dappertutto. Insomma, io vivo tre volte.
Un amore incondizionato, che delega la sua felicità e il suo amor proprio alle due figlie. Le quali non lo ricambiano, anzi sembrano essere interessate solo ai propri problemi sentimentali, alla loro bella vita, ai salotti e ai balli che frequentano.
Eppure Goriot continua a dare tutto ciò che ha alle sue adorate “bambine”, finendo per rimanere senza un soldo e soprattutto senza la loro vicinanza.
Fino al momento ultimo, alla malattia e alla morte. Chi c'è al capezzale di Goriot? Non le sue figlie, ma solo Eugène.
Le mie figlie le hanno detto che stavano per arrivare, nevvero? - ecco a cosa pensa Goriot nelle sue ultime ore di vita – di' che non mi sento bene, che vorrei abbracciarle, vederle ancora una volta prima di morire. (...) non vorrei morire per non farle piangere. Morire significa non vederle più. Là dove si va a finire mi annoierò molto. Per un padre, l'inferno è quando mancano i figli e io l'ho provato dopo che loro si sono sposate.
L'agonia per Papa Goriot diventa l'attesa delle sue figlie, attesa che rimarrà inesaudita. Le giovani donne si presentano troppo tardi, arrivano dal padre quando lui ormai se n'è già andato, solo e povero, ma nell'illusione di un amore paterno infinito.