Questa esposizione, curata da Philippe Cros e organizzata da Alef – cultural project
management, porta in Italia opere di Claude Monet che,
nell’insieme, costituiscono un viaggio nella vita dell’artista.
L’idea di fondo è quella di narrare l’aspetto umano e quotidiano del pittore attraverso
i volti delle figure a lui care. Ogni stanza dell’allestimento ospita,
infatti, video in cui attori interpretano, in chiave contemporanea, i sei
personaggi più significativi dell’esistenza del maestro. Naturalmente ad
arricchire ciascuna sezione vi sono le tele legate ai suoi protagonisti o a
periodi particolari.
Claude Monet insieme agli impressionisti cambiò il modo di concepire la pittura |
A dare il benvenuto al visitatore si incontra il padre, Adolphe Monet, con cui
Claude si scontrò a causa della propria volontà di allontanarsi
dall’accademismo a favore delle sperimentazioni impressioniste bocciate dai
Salons ufficiali e accolte nel Salon des Refusés o nella celebre esposizione presso lo studio del
fotografo Nadar nel 1874.
Fonte di ispirazione per Monet fu Eugène Boudin, conosciuto come il re dei
cieli. Fu proprio lui ad insegnargli ad osservare la natura attraverso la
pittura en plein air. Dell’artista sono presenti opere come Bordeaux, bateaux
sur la Garonne (1876) e Le port de Trouville (1893) che mostrano l’influsso del
paesaggista su Monet.
E. Boudin, considerato tra i padri dell'Impressionismo |
E a proposito di paesaggi, furono quelli della Normandia, di Honfluer, paese
natale dello stesso Boudin, a determinare la vocazione impressionista di Monet,
come quelli immortalati in Le port de Honfleur (1917) così come le vedute di Argeteuil, la cittadina sulla Senna poco lontana da Parigi, dove i turisti
praticavano canottaggio e vela consentendo, così, a Monet di studiare gli effetti
prodotti dall’acqua e ritrarli sulla tela.
Sempre a Argenteuil Monet dipinse nel 1872 il
celebre gare, segno dell’interesse impressionista per il panorama urbano e le
sue trasformazioni.
La gare d'Argenteuil |
Abbandonare le regole imposte dall’accademia non fu mai una scelta facile per
gli impressionisti. Lo stesso Claude visse momenti di sconforto e disagio
economico in cui venne sostenuto e incoraggiato dall’amico politico e Primo
Ministro di Francia Georges Clemenceau, colui che gli commissionò le Ninfee per
l’Orangerie di Parigi.
Questa sezione della mostra mette a confronto la pittura accademica della capitale francese di fine Ottocento e le sovversioni coeve, un contrasto tra i paesaggi
marini di Jules Breton e Marie Rosarie Bonheur e le splendide marine di Monet
come Marine,Pourville (1881) e Le Cap Martin (1884).
Le printemps |
Il risvolto più intimo della vita di Monet è rappresentato dagli affetti
familiari. La prima moglie, Camille Doncieux, fu la sua musa e modella
preferita negli anni centrale della carriera dell’impressionista. La
quotidianità familiare gli ispirò, ad esempio, tele come Le primtemps (1873).
Dopo la morte prematura di Camille, a soli trentadue anni, Monet strinse una
relazione con Alice Hoschedé, consorte del mecenate Ernest Hoschedé. In questo
periodo abbondonò la figura umana, mai più realizzata dalla scomparsa della
moglie, e approfondì lo studio del paesaggio. Si recò in Norvegia per ricreare
sulla tela le neve da cui emerse l’incanto di Village de Sandviken (1895).
Di quegli anni è un altro capolavoro, Cathédrale de Rouen (1894).
Le village de Sandviken |
Il percorso nel cuore della vita di Monet si conclude con la sezione dedicata
all’allieva e figlia adottiva del pittore, Blanche Hoschedé, nata dal primo matrimonio di Alice.
La ragazza imparò a dipingere osservando il vecchio Claude, affascinata
dal suo amore per il giardino della villa di Giverny che il pittore curava in
ogni stagione dell’anno lasciandosi ispirare dai meravigliosi giardini delle
incisioni giapponesi di Hokusai e Hiroshige, alcune delle quali sono presenti
in mostra e di cui Monet era grande collezionista.
In una sala tutta verde come il giardino della villa in Normandia, si incontra
la meraviglia di colori di Le jardin de Claude Monet à Giverny, dipinto da Blanche nel 1927 a cui il
padre impartì l’insegnamento più semplice: «Guarda la natura e dipingi quello
che vuoi, come puoi».
Il giardino della villa di Monet a Giverny e le sue ninfee, oggi |
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