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Pisa Book Festival 2012: la prima giornata

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Pisa, Palazzo dei Congressi. Il Pisa Book Festival cambia location per la sua decima edizione: quest’anno la kermesse dell’editoria indipendente ha abbandonato la Leopolda per il Palazzo dei Congressi, che ospiterà fino a domenica 25 novembre oltre un centinaio di editori provenienti da tutta Italia. Ma si badi bene, sono tutti editori rigorosamente indipendenti: da minimum fax a ISBN Edizioni, da Aìsara a Voland passando per un’ampia varietà di proposte editoriali, che il noto festival pisano mette in vetrina creando un’importantissima opportunità d’incontro tra autori editori e lettori. Tra questi ultimi, uno spazio particolare è riservato ai più piccoli: un intero piano del Palazzo dei Congressi è occupato dal Pisa Book Junior, con una coloratissima rassegna di editori per l’infanzia, giochi e attività tra cui, posso confermarlo, non pochi adulti hanno curiosato con un pizzico d’invidia.



La prima giornata del festival ha preso il via con il dovuto omaggio a una realtà che, lo abbiamo detto, celebra il suo decimo compleanno dedicando ai suoi visitatori un catalogo che – posso confermarlo dopo aver visitato un buon numero di eventi letterari – ha il pregio di essere al contempo articolato e ben calibrato. La parte più interessante per gli addetti ai lavori è quella curata dal PBF Translation Centre, i cui incontri, coordinati da Ilde Carmignani, sono dedicati al rapporto tra traduzione ed editoria, con alcune “incursioni” nel mondo editoriale in senso più ampio. Ieri, ad esempio, l’editor di minimum fax Martina Testa, che si occupa in particolare di narrativa straniera, ha spiegato a un uditorio composto in maggioranza da giovani donne cosa vuol dire essere un editor e, soprattutto, quali sono le meccaniche che entrano in gioco nei rapporti tra autori, editori, traduttori, rapporti che si vorrebbero impostati su una proficua collaborazione economica e intellettuale e che richiedono, proprio per questo, che da ambo le parti ci sia un alto livello di trasparenza e di vivacità. Nei rapporti con la narrativa straniera, poi, la faccenda si complica: “scovare” un talento da inserire nel proprio catalogo richiede competenze altissime e un aggiornamento costante. Martina Testa conferma che un editor deve avere la capacità di «ficcare il naso dappertutto», interagire con molte figure professionali (agenzie letterarie e di scouting, tanto per fare un esempio) «per riuscire a orientarsi in una messe di proposte e scoprire un libro che vale la pena proporre ai propri lettori». 

A questo intervento ne legherei idealmente almeno un altro, la presentazione del volume Del denaro o della gloria. Libri, editori e vanità nella Venezia del Cinquecento (Mondadori, 2012): un libro che, a dispetto (o forse no) del titolo, non è opera di uno storico ma di una tra le più note editor italiane, Laura Lepri, che si occupa da anni di scrittura creativa e ha deciso di cimentarsi nel mondo della narrativa, proprio lei che ne possiede e ne insegna gli strumenti più raffinati. Il risultato è un’opera che vuole «trasporre in un linguaggio narrativo un mondo che, paradossalmente, è stato studiato moltissimo ma è poco conosciuto dal grande pubblico»: la Venezia del Cinquecento, la culla dell’editoria moderna in cui si mossero personaggi importantissimi per la nostra storia letteraria e culturale; all’ombra del “gigante” Pietro Bembo, il personaggio che la Lepri segue nella sua parabola culturale e biografica è un chierico ossessionato dai tradimenti e dalle storie, Giovan Francesco Valier, che per il lavoro di vero e proprio editing a cui sottopose il Cortegiano di Baldessar Casteglione può essere individuato come il primo editor nel mondo della stampa

Ma le presentazioni letterarie al #pbf2012 (questo l’hashtag dell’evento, di cui sto curando il livetweet per CriticaLetteraria) non finiscono qui: tra le più divertenti quella di Mama Tandoori di Ernest van der Kwast (ISBN Edizioni, 2012: l'Olanda è il paese ospite di quest'anno), per continuare con un autore a noi molto caro, Dan Lungu, che ha presentato il suo Sono una vecchia comunista! (Aìsara, 2012); tra le presentazioni più interessanti l’incontro tra Andrea Cortellessa e Marco Rovelli per discutere La parte del fuoco (Barbés Editore, 2012), che dà il via a una nuova collana dal titolo paronomastico e molto suggestivo, erranti erotici eretici: una storia che parla di migrazione e carceri – temi, questi, ricorrenti tra i libri proposti in questo festival – ma non solo, perché la prigione può essere materiale (un centro per clandestini) o immateriale (una realtà famigliare oppressiva); La parte del fuoco traduce tutti questi motivi in una prosa vivissima, corposa e tagliente, che realizza nel continuo, anti-retorico ricorso al “tu”, l’ansia di un incontro. 

Così finisce il mio, fin troppo breve, resoconto della prima giornata del Pisa Book Festival: vi do appuntamento a domani per la cronaca della seconda giornata!

Laura Ingallinella