in

Marco Damilano, "Eutanasia di un potere"

- -
Eutanasia di un potere. Storia politica d'Italia da Tangentopoli alla Seconda Repubblica
di Marco Damilano
Laterza,  2012 (3^ ed.)

pp. 336

Questo libro è un interessante racconto degli ultimi ventanni della storia politica italiana, quelli della cosidetta "Seconda Repubblica", che forse, come qualcuno sostiene, in realtà non è mai nata. Condotto con la serietà di un lavoro scientifico, grazie all'aiuto di varie fonti, tra cui testimonianze di diversi leader politici (interessanti in modo particolare quelle degli ex democristiani), cerca di raccontare la storia della fine della prima Repubblica, o meglio della fine dei partiti che ne sono stati i protagonisti dal secondo dopoguerra fino all'avvento di tangentopoli. 
Damilano, giornalista inviato di politica interna per l'Espresso, ricostruisce, con la dovizia di particolari di un cronista, gli ultimi ventanni di politica interna italiana a partire dal 1993, anno della caduta del governo Craxi, concludendo con la nascita dell'attuale governo Monti che dovrebbe segnare la fine del "berlusconismo". Il libro infatti sembra chiudersi quasi come è iniziato: il racconto comincia con il lancio delle monetine all' ex presidente del Consiglio Bettino Craxi all'uscita dall'Hotel Raphael di Roma, con la contestazione al penultimo presidente Silvio Berlusconi. 
Allievo di Pietro Scoppola, citato dall'autore, Damilano ne ricalca la metodologia di analisi storica dei fatti ponendo delle analogie con l'avvento del ventennio fascista, segnando i momenti di crisi nella storia della politica italiana. Solo il fatto di raccontare una storia ancora troppo recente non può farcelo ancora catalogare come libro di storia moderna, ma sicuramente sarà un buon resoconto per le generazioni che verranno per capire questo periodo di vita della nostra Repubblica.
Dopo questo drammatico viaggio dentro un'Italia soffocata dalla corruzione, in cui le nuove generazioni non trovano spazio per affermarsi, investita da una crisi economica condivisa da tutto il mondo occidentale, nella conclusione si afferma una necessità ormai imprescindibile: la politica deve rinnovarsi, ma soprattutto riacquistare credibilità.
Il tentativo di Damilano di spiegare la fine della prima Repubblica come crisi di un sistema di partiti ci aiuta forse a capire con diverse analogie anche l'attuale crisi dei partiti che dovevano rappresentare il nuovo in opposizione al vecchio regime che per cinquantanni ha governato l'Italia. Forse perché come allora ci si aspetta una nuova classe politica che, dopo i recenti scandali che sembrano ricordare le vicende di allora ricordate all'inizio del libro come l'arresto del tesoriere della DC Mario Chiesa, spinga i cittadini a rinnovare la propria fiducia nella politica. Ci si pone quindi il seguente interrogativo: la storia di vent'anni fa si è mai conclusa? E il cambiamento che si aspettava allora non è mai avvenuto perché è mancato un rinnovamento della società?

Lucia Salvati