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Amorizzazioni: una falsa vie en rose...

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Amorizzazioni
di SUSE VETTERLEIN
Verbavolant edizioni, 2012

Con prefazione di ALDO NOVE
pp. 232

Si può essere anche spietati con una risata. Non è questo il caso di Suse Vetterlein, ma il suo Amorizzazioni è senza dubbio meno leggero di quella patina svolazzante che lo farebbe sembrare una lettura semplice. Oserei dire che, nel suo disimpegno apparente, ingaggia una critica sociale dissimulata, acuta e, a tratti, acuminata. E non si direbbe, non si direbbe proprio, perché il romanzo sembrerebbe un divertissement un po' folle di una linguista impazzita, che vuole giocare estremizzando l'uso della lingua popolare, fino a raggiungere quel che Aldo Nove, nella prefazione, definisce "iper-pop". Allora si incontrano luoghi comuni portati al parossismo, giochi di parole che potrebbero spingere Suse Vetterlein nel terreno scivoloso del già detto, e invece... Invece, l'autrice - traduttrice e collaboratrice per una casa editrice - sa bene come riscattarsi da qualsiasi dubbio: il mondo che descrive, falsamente favolistico e ingenuo, è uno specchio imbellettato della nostra società, e i meccanismi di potere non sono che fili mossi da un grande burattinaio...
Non c'è pesantezza, questo possiamo affermarlo con certezza.
E, d'altra parte, possiamo definire 'pesante' il mondo orwelliano della Fattoria degli animali? Eppure, nonostante la piacevolezza della lettura superficiale, quanto era amara la realtà descritta? Non vogliamo scomodare il grande autore inglese, ma un suo eco si avverte nella prima fatica della Vetterlein. Si pensi anche solo alla situazione iniziale: siamo ad Alpo, negli Alpi (i calchi e prestiti deformati della lingua si rincorrono), paesino ridente e spensierato, finché un giorno gli asini (che sono il principale mezzo di locomozione, ma sono anche esseri pensanti e discendi) decidono di scioperare. Lo sciopero innesca un processo di derive successive, che danneggiano l'economia ma anche le risorse primarie, fino a mettere a dura prova lo stomaco di ogni abitante. Si può forse uscire dalla crisi col turismo? In questo caso bisognerebbe offrire un'immagine pura e primordiale degli abitanti di Alpo. E allora via la tecnologia, gli hobby moderni, le abitudini quotidiane... Ma come faranno gli abitanti di Alpo? E ci sono vie per la rivoluzione? Canali d'espressione?
Meno scontato di quanto si potrebbe prevedere, la risoluzione è tutta da gustare, tra sorrisi di divertimento per il consapevole stravolgimento linguistico e, d'altra parte, riflessioni di un certo spessore. Una sorta di mondo fantastico con risvolti ilari di distopia...

Gloria M. Ghioni