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La voce del vento...

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Per vivere con poesia
di Mario Quintana
Selezione e organizzazione di Márcio Vassallo
Prefazione di Luís Eloin Stein
Traduzione di Natale P. Fioretto
Perugia, Graphe.it edizioni (2010)
pp. 159

Non amo le raccolte di aforismi. Stampati, quasi ammucchiati, uno dopo l’altro sulle pagine di un libro, perdono parte del loro significato. Colpa del lettore, io in questo caso, che facilitato dalla brevità delle frasi, ingurgita un pensiero dopo l’altro senza soffermarsi troppo sul senso delle parole.

Incuriosita dall’introduzione di Márcio Vassallo, però, mi sono imposta una lettura più attenta e concentrata.
Mario Quintana è presentato come un poeta che “vede poesia nelle immagini, vede poesia in tutto”, approcciandosi alla realtà “con il cuore pieno di stupore e con gli occhi di un bambino o di un condannato”. La poesia è, per lui, uno stile di vita.

Sfogliando le pagine, si percepisce subito di avere di fronte un uomo che riesce realmente a soffermarsi su cose che, ai più, sembrano così normali da apparire quasi invisibili.

“Le cose che sembrano senza bellezza, non hanno avuto il beneficio di un secondo sguardo!”.

Ironico e leggero, interpreta con parole nuove i vari attimi della vita, aprendo finestre da cui guardare al mondo con occhio diverso. Il poeta suggerisce punti di vista con cui affrontare tematiche anche difficili come il passare del tempo, la visione di Dio, la morte.
Evidente la sua capacità di vivere con entusiasmo lasciandosi sfiorare solo in superficie dai pensieri e dalle preoccupazioni che affliggono la maggioranza delle persone. In alcuni passi sembra quasi prendersi gioco di sé e della stessa poesia.

“La morte è quando, finalmente, si può stare a letto con le scarpe”.

Ancorato con forza agli aspetti più palpabili della quotidianità, capace di sdrammatizzare e ridurre ai minimi termini anche problematiche complesse, a tratti però si lascia trasportare dal romanticismo e dal sentimentalismo, indossando per un istante i panni che la visione più classica assimila al poeta.

“Ci sono illusioni perdute ma così belle che le vediamo andar via come quei palloncini colorati che ci sfuggono di mano e spariscono nel cielo…”.

Pensieri, aforismi, poesie. Raccolti in una veste grafica semplice e senza fronzoli – a parte il “vezzo”, non casuale, di aggiungere il simbolo delle maschere quale parte integrante dell’edizione italiana - suddivisi e organizzati con logica interessante come fossero consigli per raggiungere un determinato risultato: chiarire un sentimento, nutrire la pigrizia, risvegliare la fantasia.

Stimolante e condivisibile la scelta di curare un’edizione bilingue, testo portoghese a fronte, che permette a chi legge di cimentarsi anche solo con il suono delle parole nella lingua madre del poeta.
Peccato, e questa è una piccola ma doverosa annotazione, per i numerosi errori di battitura.

“La voce del vento…nessuno sa cosa voglia dire il vento…chi mi scrive un testo per la voce del vento?”.

Silvia Surano