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Un libro fatto di niente

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Alessandro Baricco
Seta
pp. 100 ca

prezzo: 5 €
edizioni BUR


Alessandro Baricco è sicuramente una delle più evidenti e variopinte vesti che la cultura odierna ha saputo assumere nella coniugazione del commercio all'attività intellettuale. Non mi si fraintenda. Seta e tutta la produzione di questo autore multiforme non rientrano nei canoni del commerciale ma del commerciabile. Ossia non è pensata esclusivamente per vendere, come l'impiegato immobiliare che vende al miglior offerente i suoi metri quadri sopra il cielo (ogni riferimento è puramente voluto), ma evitando per vie dirette una letteratura impegnata crea un qualcosa di impalpabile ed etereo che con i richiami alle grandi passioni ed all'esotico spazio-temporale avvolge il lettore in ciò che è più di un esercizio di bello stile. "Un libro fatto di niente", lo definisce Pietro Citati rifacendosi a Gustave Flaubert, poiché Baricco ha immaginato "che tutta la letteratura del mondo fosse scomparsa". A mio parere le cose non stanno proprio così. I termini in cui questa storia (Baricco stesso la definisce tale scartando prima "romanzo" e poi "racconto") si pone sono esattamente quelli delle Lezioni Americane di Italo Calvino, in particolare le prime due conferenze ossia la Leggerezza e la Rapidità. La leggerezza intrinseca della narrazione consiste di un repertorio stilistico e di contenuti lieve e sottile come la seta, appunto, intessendone una trama dai tratti delicati e fini al tatto di qualsiasi lettore. Su questo primo tessuto stilistico prendono forma i personaggi coinvolti in un vortice di eventi e di passioni sempre "leggere" ma di una rapidità e di una concisione tale da non annoiare il destinatario della narrazione con particolari troppo approfonditi o specifiche digressioni: un filo di seta, dritto e morbido, congiunge gli eventi nevralgici della narrazione senza perdersi nel labirinto dei possibili excursus come un novello Teseo. L'effetto d'insieme, però, non pecca in esattezza e precisione dipingendo sì un acquerello ma con i contorni ripassati a matita, senza alcuna sfocatura o sbavatura; ciò che colpisce in ultima analisi è l'estrema fruibilità di un libro di questo genere che si dinoccola agilmente con ottimo linguaggio e stile sul sentiero della brevità di memoria ellenistica. Non è il solito libro destinato a quella determinata classe colta (avrei voluto dire dirigente, ma spesso i due aggettivi non coincidono...) e solo da essa apprezzabile e usufruibile, ma al contrario, senza tramutarsi in un prodotto di consumo, Seta facilmente invaghisce quelle anime che frequentemente siedono ai gradini più bassi delle nostre gerarchie culturali, mendicando un po' di attenzione. Attenzione che a più di dieci anni di distanza dalla prima pubblicazione del libro (1996) viene restituita con gli interessi al pubblico e qui cito la recente versione cinematografica omonima a cura di François Girard. In ogni caso un testo da leggere tutto d'un fiato, magari di notte o in un viaggio in treno, adatto ad un pubblico assolutamente eterogeneo e pensato in un'ottica di pathos universale molto diverso dal pathos "costruttore di consensi" romantico presagito da Leopardi (cfr.: Giacomo Leopardi, Il discorso di un Italiano intorno alla poesia romantica) e che nella nostra realtà quotidiana spadroneggia sfruttando il naturale senso di coinvolgimento nelle passioni più forti e deleterie dell'umano sentire (si pensi a tutte le liti e le polemiche in tv costruite ad arte...); il patetico di Baricco non è altro che la narrazione stessa, il suo fluire tra le mani sia del lettore che dell'autore rapido ed impalpabile, leggero e dolce, ma allo stesso tempo fortemente icastico, capace di evocare tutte quelle vibrazioni simpatiche nell'animo di chi vi si imbatte da rendere questo piccolo volumetto un classico contemporaneo, da leggere semplicemente per provare la lieve sensazione di una carezza di seta sulla propria mente, senza (apparentemente) altro motivo alcuno.

Adriano Morea

p.s.: Mi scuso per non aver fatto un solo accenno specifico alla trama, ma credo che sia meglio non togliere sorprese...