Laura Rambotham, agli occhi dei suoi fratelli minori, è «la personificazione di tutto ciò che è stupefacente e inaspettato» (p. 30), e non per niente la chiamano "Splendida Fata" in ogni occasione. Agli occhi della madre, Laura è una ragazzina creativa e intelligente, che va ben instradata e istruita, specialmente adesso che il padre è morto. Ecco perché, nonostante le difficoltà economiche, la madre decide di pagare la retta al Ladies' College di Melbourne, a cui affidare la figlia.
Quando però Laura entra in collegio, nessuna delle sue insegnanti o delle sue compagne vede in lei qualcosa di speciale. Anzi, fin da subito la nuova arrivata è ritenuta una dodicenne inadeguata sia nell'abbigliamento (troppo povero e stravagante, ricamato e cucito dalla madre) sia nella formazione, assolutamente campagnola e poco brillante. Anche le maniere di Laura non sono all'altezza, e la ragazzina ha un talento nel mettersi nei guai e nel commettere gaffe con gli adulti. E le compagne iniziano presto a prenderla in giro, ad architettare situazioni che accentuino la sua emarginazione e la mettano in cattiva luce con le insegnanti o la direttrice.
L'inclusione alla fine dell'Ottocento, sia chiaro, non è nemmeno lontanamente presente, come possiamo leggere in questo passaggio paradigmatico in cui le insegnanti e la direttrice commentano senza pietà Laura, sia come persona sia come studentessa:
«La ragazzina più strana che sia arrivata qui negli ultimi anni!» dichiarò la signorina Day, sporgendo risolutamente in avanti il busto prosperoso.
«Davvero», concordò la signorina Zielinski.
«Non so da che tipo di posto arrivi», aggiunse la prima, «ma è sicuramente fuori dal mondo. Non ha la minima idea di cosa è cosa. E i suoi vestiti, poi, sono adatti a uno spettacolo di marionette.»
«E non è stata nemmeno istruita... io la trovo così stupida», intervenne una delle insegnanti più giovani, la signorina Snodgrass. «Non conosce nemmeno le nozioni più semplici e la sua ortografia è terribile. Eppure l'altro giorno, durante la lezione di storia, voleva tenere banco sull'aspetto che aveva Londra durante il regno di Elisabetta... quando non sapeva nemmeno una delle date!»
«Sa recitare alcune poesie» , sottolineò la signorina Zielinski. «E ha letto Scott».
Scossero tutte la testa nel sentirlo, e la signora Gurley continuò a farlo e a sorridere con aria tetra.
«Ah, il modo in cui vengono cresciute al giorno d'oggi le ragazze!» disse. «Ai miei tempi era completamente diverso. Venivamo costrette a imparare quello che in seguito ci sarebbe servito e ci avrebbe aiutato». (p. 80)
Non deve meravigliare questo pregiudizio in merito alla letteratura: l'insegnamento nel collegio è soprattutto nozionistico; la creatività e la passione di Laura per la scrittura sono ritenute inutili, se non addirittura un intralcio all'apprendimento, e dunque vanno disincentivate. Le ragazze sono controllate per tutta la giornata, che è scandita in modo militaresco, senza lasciare loro tempo per restare da sole, se non alla sera in camera, prima di spegnere la luce.
In questo contesto inospitale, in cui stringere amicizia con le compagne è visto come «privilegio» da ottenere o «una cortesia» di cui approfittare «bramosamente» (p. 97), per rendersi interessante Laura costruisce menzogne, solo che non ha la malizia di saperle mantenere a lungo, con conseguenze che possiamo solo immaginare. E nessuno le spiega in che cosa ha sbagliato, perché «quelle erano cose che non si esprimevano a parole, che ci si aspettava che tu sapessi anche senza sentirtele dire. Di conseguenza lei non capì mai fino in fondo dove aveva sbagliato» (p. 106).
Con le compagne di classe si stabilisce a lungo un movimento di avvicinamento e successivo brusco allontanamento, spesso senza alcuna motivazione apparente, e Laura è lì, sgomenta e incapace di mostrarsi disinteressata. Viene delusa di continuo eppure ritenta, con una determinazione ammirevole ma non cieca. Non sorprende che trascorrere un'adolescenza del genere all'insegna del rigore, della freddezza e della doppiezza sia simile a una terribile detenzione agli occhi di Laura, che tuttavia non si trova bene nemmeno quando rientra a casa: la sua visione del mondo è cambiata.
Gli esiti, tuttavia, non sono quelli che ci potremmo aspettare, perché l'autrice prepara un colpo di scena interessante (e liberatorio) alla fine del romanzo. Sì, ho scritto autrice, perché Henry Handel Richardson è in realtà il nome di penna dietro cui si cela la scrittrice australiana Ethel Florence Lindesay Richardson (1870-1946), la quale non spiegherà mai la sua scelta, ma la difenderà strenuamente (e d'altra parte sappiamo che nel mondo editoriale primonovecentesco un nome maschile in copertina poteva aprire molte porte). Uscito nel 1910 col titolo ben più significativo di quello italiano The Getting of Wisdom, questo romanzo diventa un bestseller ed è una delle opere – la più famosa, stando all'introduzione di Germaine Greer – per cui l'autrice nel 1939 sarà candidata al Premio Nobel per la Letteratura. Ciononostante, Ethel F.L. Richardson continuerà a parlare di questa sua opera come di un «libriccino», nonostante le grandi lodi di H. G. Wells, che lo riteneva un capolavoro.
Leggere oggigiorno Il collegio delle piccole donne consente di entrare con emozioni contrastanti in un microcosmo spietato di piccole e grandi angherie quotidiane; sebbene il bullismo non venisse ancora chiamato in questo modo, azioni di reiterata emarginazione, scherno, pesanti scherzi con conseguenze punitive serpeggiano in un collegio dove non ci sono alleate. O, se ci sono, durano poco, pochissimo, e i rapporti sociali non sono mai rassicuranti o minimamente stabili. Anche le figure adulte non sono d'aiuto: dal corpus docente insensibile e pettegolo alle cugine di Melbourne con cui ogni tanto Laura passa i giorni di festa, non c'è alcun momento di pausa o di pace per la protagonista. E anche a casa rischia subito di essere rimproverata per una parola o un gesto fuori posto. In questa dimensione di continue regole da seguire in modo asfissiante, Laura ha però la scrittura, un territorio che esplora volentieri nel poco tempo libero, dove è ancora tutto bianco e intonso: potrà forse la confraternita di aspiranti scrittori nel collegio farla sentire meno sola?
GMGhioni
Social Network