Non erano amici, ma quattro persone che stavano condividendo un pezzo della loro vita e avevano riconosciuto, uno nell’altro, la crepa che gli somigliava e nonostante ognuno di loro pensasse che le vite degli altri fossero più complete, più stabili, o almeno più soddisfacenti, tutti loro avevano intravisto lo stesso sguardo impaurito che si cela sotto la maschera che ci permette di mostrarci più di quello che siamo, o che almeno copre le ferite che lasciamo scoperte quando fuori è buio o siamo soli. (p. 271)
La generazione dei trentenni di oggi è quasi una generazione sospesa, che si è ritrovata adulta quasi per caso, senza accorgersene. All’improvviso, senza grandi dichiarazioni e squilli di tromba, vedi che i tuoi coetanei hanno preso una loro strada: lavorano, hanno il posto fisso, qualcuno ha anche messo su famiglia e acceso un mutuo, parlano di piani a lungo termine, progettano. Quando fuori è buio, secondo romanzo di Flavio Nuccitelli (che aveva esordito con Frenesia, sempre con Fandango edizioni) racconta questa sensazione di inadeguatezza, di fallimento, di mancata partenza che si infiltra nelle giornate come una pioggia sottile nelle vite di quattro giovani trentenni. Michele vive ancora con i genitori, non ha un lavoro stabile e non è riuscito ad affermarsi come artista, si sente fermo mentre il mondo attorno a lui accelera. Filippo e Giulia sono una coppia apparentemente stabile, con un lavoro dignitoso, ma il loro equilibrio vacilla sotto il peso del silenzio che è sceso come una cappa soffocante su di loro.
Adesso erano diventati una di quelle coppie che sta insieme da una vita e si prende il bello e il brutto dello stare insieme da talmente tanto tempo che, guardandosi negli occhi, vedi tutto l’universo, il tuo e quello dell’altro, il pro e il contro di conoscere qualcosa talmente bene che ti sembra che non ci sia più nulla da scoprire, anche se sai che probabilmente non è così. (p. 56)
Chiara è una studentessa brillante, assistente di un professore universitario che la sfrutta e non la gratifica con l’assegno di dottorato tanto agognato. Le loro vite si intrecciano in qualche modo sullo sfondo di una Roma contemporanea: Nuccitelli non giudica i suoi personaggi, ma li accompagna e ce li dipinge nei loro momenti di fragilità, ma anche nelle piccole scintille di dignità che riescono a salvare, a volte. Il suo stile, come aveva già dimostrato nell’esordio, è quello di chi sa osservare e scrivere verità senza retorica, ma con un pizzico di ironia intelligente che alleggerisce i momenti più cupi. Il suo è un realismo impietoso e delicato allo stesso tempo. Nuccitelli è empatico con i suoi personaggi; ecco perché questi ultimi non hanno nulla di costruito, sono credibili, sinceri, è facile per il lettore riconoscersi in loro, entrare e riflettere nei loro panni.
Nel romanzo anche i personaggi di passaggio, che vanno e spariscono, servono a variegare il mosaico umano, aggiungendo movimento e profondità, dando spessore al mondo in cui si muovono i protagonisti. Essi escono dalla scena non prima di aver dato “piccole scosse” alla storia, mostrando l’imprevedibilità delle relazioni quotidiane.
Confesso di essere stata materialmente risucchiata dalla storia di Giulia e Filippo, insieme da tredici anni, ma da tempo in crisi. Lui è spento, perso in un lavoro che non lo appaga – eppure è un lavoro da privilegiati, come gli viene spesso ricordato. C’è un vuoto dentro di lui, che nemmeno sa nominare. Giulia lo ama, ma lui non parla più con lei: i loro scambi si limitano a decisioni logistiche, domestiche, quotidiane. Tutto il resto è silenzio e gelo, dentro e fuori dal letto. Lui inizia, per noia e curiosità, a frequentare di nascosto una chat per incontri gay, senza però l’intenzione di consumare rapporti dal vivo.
Era lì per chattare e basta, non scopava coi maschi, non era mai successo e mai sarebbe successo. Non voleva sapere niente dei ragazzi con cui parlava, non voleva sapere se sarebbero stati compatibili per una frequentazione, perché con loro non ci sarebbe mai stato futuro: per lui stesso, in quel mondo, non c’era futuro, quindi era inutile promettere cose, sia a loro che a sé. (p. 61)
Col tempo anche Giulia finisce per appiattirsi in una storia che non sa più scaldarla. Guarda le sue amiche rimaste a Desenzano, che pur se fanno le commesse di un negozio mentre lei l’avvocato in un prestigioso studio della Capitale, si sono sposate, almeno, hanno avuto figli, comprato case più grandi del suo costoso bilocale in centro. Ogni giorno quel confronto doloroso, non dettato dall’invidia, ma dalla stanchezza, scava dentro di lei, logorandola sempre di più. Anche Chiara, che non sa dell’abisso che si cela nel cuore di Giulia, pensa che la giovane donna sia realizzata e appagata dal lavoro e dalla stabilità sentimentale con Filippo. Ognuno dei personaggi pensa di essere l’unico a dover convivere con l’insoddisfazione e lo smarrimento, ma… mi fermo qui. Perché raccontare oltre sarebbe togliere al lettore la scoperta, il dettaglio, l’evoluzione delle storie.
Quando fuori è buio ha un ulteriore pregio: la struttura. Nuccitelli è anche uno sceneggiatore e l’opera lo rivela chiaramente. Il romanzo si muove come un film: capitoli brevi, personaggi che entrano ed escono come se seguissero una regia, scene che sembrano inquadrature, precise e calibrate. Il ritmo non è dettato da sequenze introspettive o lunghe descrizioni, perché tutto passa attraverso i gesti, i dialoghi, i silenzi. Secondo il mio parere, questa scelta stilistica “visiva”, dettata da una vocazione evidente, funziona molto bene, perché la storia scorre agile, diretta, precisa e anche le emozioni arrivano prima.
Quando fuori è buio è un romanzo che parla a chi si sente fuori tempo massimo, a chi si guarda attorno e pensa di essere rimasto indietro mentre tutti gli altri sembrano essere cresciuti. Questa lettura insegna che, per dirla con Pirandello, abbiamo tutti una maschera e mostriamo il nostro nudo volto quando siamo soli o al buio, ma spesso inaspettatamente – e stavolta interviene Nuccitelli – quella copertura apparentemente brillante nasconde qualche crepa.
Marianna Inserra
Social Network