Xerox
di Riccardo S. D'Ercole
Pidgin, giugno 2025
Stormo aveva chiarito le intenzioni con Bellissima di Yasmine Incretolli, prima portavoce di una collana che sembra portare all'estremo la visione editoriale Pidgin e trova continuità in Xerox, a cura di Riccardo S. D'Ercole, titolo underground e punk, crudo, verticale, asprissimo.
Io gliel'avevo detto che poteva amarmi. Gliel'ho detto quella sera che siamo andati allo xerox che suonavano gli øine con i raein. Era il mio compleanno, il giorno perfetto per vagare nell'abisso perché cade lo stesso giorno in cui mia madre si è tolta la vita. (p. 1)
La trama si riassume in poche righe. Un ragazzo si aggira per un centro sociale che dà spazio a un concerto hardcore; nella notte del suo compleanno tiene testa a una ragazza e altri personaggi ai margini. Nel mezzo, continui ricordi di una madre morta suicida e di un padre accantonato in un centro di cura.
In fondo è colpa tua se mamma ha deciso di crepare e di andare via per sempre e di abbandonarmi con questo peso sulle spalle. (p. 27)
Dai ricordi emerge un senso di umanità spazzato da perdite e abbandoni. Nessuno dei personaggi coinvolti ha chance di salvezza: sono vittime di un sistema che li schiaccia, nel quale i giorni si sommano senza scopo.
A me fa schifo la pizza, mi fa proprio schifo perché sono più di duecento giorni che mangio la pizza tutti i giorni a pranzo a cena tutti i giorni. (p. 25)
In Xerox non c'è quindi né riscatto né pace. Resta il grande senso di vuoto che si nasconde dietro rancore e ferocia, un’oscurità che tutto divora e devasta e che non prevede margine di azione risolutoria.
Assorbo tutta la luce intorno a me creando altro vuoto che è quello che sta dentro di me che si prende tutto quello che sta intorno a me e si prende tutto si prende mio padre si prende mia madre. (p. 47)
Sono entrato nella clinica e mi sono seduto alla scrivania e ho salutato il dottore e gli ho stretto la mano, mi dica, ha detto, voglio crepare, gli ho detto, è la cosa giusta, ha risposto. (p. 32)
D'Ercole esprime una rabbia generazionale frullando eventi senza sosta, in un modo accostabile a quello che nel cinema costituirebbe un piano sequenza, e s'allarga a riflessioni sulla miseria della condizione umana. Ogni discorso è privato di edulcorazione, delicatezza, morale.
La capisco la rabbia che è la lingua che parlo che parliamo tutti. (p. 5)
Xerox si accanisce contro la brutalità del presente e del sistema capitalista. Il lavoro è un tema e rappresenta solo un mezzo di sostentamento da ripudiare, una catena da cui bisogna liberarsi.
Tocca essere più veloci più produttivi più bravi più qualcosa sempre più qualcosa e mai meno qualcosa sempre somma e mai sottrazione prodotto e non fratto moltiplicato non diviso sempre una quota che accresce una somma mai che la riduce anche di un po' sempre aggiungere aggiungere pena e miseria aggiungere bugie e latrati e lamenti e aggiungere sempre più questo più quello mai meno, mai meno. (p. 26)
L'atmosfera tossica della narrazione è ottenuta dall'unione di un ritmo estenuante e una scrittura violenta, che spesso si libera della punteggiatura e ricorre a frasi distorte, immagini sgranate.
Una tizia con un tatuaggio sulla fronte che diceva proprio in satan i trust aveva le lenti a contatto bianche diceva di essere vestita da fantasma e a me mi pareva molto plausibile che fosse un fantasma ci assomigliava parecchio a un fantasma anche se i fantasmi non hanno i tatuaggi e i piercing e gli artigli laccati di smalto neri comprati dai cinesi. (p. 14)
D'Ercole va letto e incassato tutto d'un fiato. Ogni frase arriva come un fendente, potente, distruttivo. Una rasoiata. Non si tratta di un testo facile, questo è scontato, a causa di passaggi indigeribili e della ferocia di certe immagini.
Si ha l'impressione che Xerox vada bene oltre le pose che caratterizzano alcune narrative underground, e che il materiale sia stato tutto vissuto sulla propria pelle. Diventa interessante scoprire come si svilupperà Stormo e se una collana del genere potrà diventare feticcio di una nicchia o aprirsi a un pubblico più ampio, facendosi avanguardia di una narrativa senza argini lessicali e tematici che può aprire discussioni e domande.
Daniele Scalese
Social Network