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Tossico e verticale, il secondo titolo della collana "Stormo" è "Xerox" di Riccardo S. D'Ercole

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Xerox
di Riccardo S. D'Ercole
Pidgin, giugno 2025

pp. 72
€ 12 (cartaceo)
€ 5,99 (e-book)

Stormo aveva chiarito le intenzioni con Bellissima di Yasmine Incretolli, prima portavoce di una collana che sembra portare all'estremo la visione editoriale Pidgin e trova continuità in Xerox, a cura di Riccardo S. D'Ercole, titolo underground e punk, crudo, verticale, asprissimo. 

Io gliel'avevo detto che poteva amarmi. Gliel'ho detto quella sera che siamo andati allo xerox che suonavano gli øine con i raein. Era il mio compleanno, il giorno perfetto per vagare nell'abisso perché cade lo stesso giorno in cui mia madre si è tolta la vita. (p. 1)

La trama si riassume in poche righe. Un ragazzo si aggira per un centro sociale che dà spazio a un concerto hardcore; nella notte del suo compleanno tiene testa a una ragazza e altri personaggi ai margini. Nel mezzo, continui ricordi di una madre morta suicida e di un padre accantonato in un centro di cura. 

In fondo è colpa tua se mamma ha deciso di crepare e di andare via per sempre e di abbandonarmi con questo peso sulle spalle. (p. 27)

Dai ricordi emerge un senso di umanità spazzato da perdite e abbandoni. Nessuno dei personaggi coinvolti ha chance di salvezza: sono vittime di un sistema che li schiaccia, nel quale i giorni si sommano senza scopo. 

A me fa schifo la pizza, mi fa proprio schifo perché sono più di duecento giorni che mangio la pizza tutti i giorni a pranzo a cena tutti i giorni. (p. 25) 

In Xerox non c'è quindi né riscatto né pace. Resta il grande senso di vuoto che si nasconde dietro rancore e ferocia, un’oscurità che tutto divora e devasta e che non prevede margine di azione risolutoria.

Assorbo tutta la luce intorno a me creando altro vuoto che è quello che sta dentro di me che si prende tutto quello che sta intorno a me e si prende tutto si prende mio padre si prende mia madre. (p. 47)

Sono entrato nella clinica e mi sono seduto alla scrivania e ho salutato il dottore e gli ho stretto la mano, mi dica, ha detto, voglio crepare, gli ho detto, è la cosa giusta, ha risposto. (p. 32)

D'Ercole esprime una rabbia generazionale frullando eventi senza sosta, in un modo accostabile a quello che nel cinema costituirebbe un piano sequenza, e s'allarga a riflessioni sulla miseria della condizione umana. Ogni discorso è privato di edulcorazione, delicatezza, morale. 

La capisco la rabbia che è la lingua che parlo che parliamo tutti. (p. 5)

Xerox si accanisce contro la brutalità del presente e del sistema capitalista. Il lavoro è un tema e rappresenta solo un mezzo di sostentamento da ripudiare, una catena da cui bisogna liberarsi. 

Tocca essere più veloci più produttivi più bravi più qualcosa sempre più qualcosa e mai meno qualcosa sempre somma e mai sottrazione prodotto e non fratto moltiplicato non diviso sempre una quota che accresce una somma mai che la riduce anche di un po' sempre aggiungere aggiungere pena e miseria aggiungere bugie e latrati e lamenti e aggiungere sempre più questo più quello mai meno, mai meno. (p. 26)

L'atmosfera tossica della narrazione è ottenuta dall'unione di un ritmo estenuante e una scrittura violenta, che spesso si libera della punteggiatura e ricorre a frasi distorte, immagini sgranate. 

Una tizia con un tatuaggio sulla fronte che diceva proprio in satan i trust aveva le lenti a contatto bianche diceva di essere vestita da fantasma e a me mi pareva molto plausibile che fosse un fantasma ci assomigliava parecchio a un fantasma anche se i fantasmi non hanno i tatuaggi e i piercing e gli artigli laccati di smalto neri comprati dai cinesi. (p. 14)

D'Ercole va letto e incassato tutto d'un fiato. Ogni frase arriva come un fendente, potente, distruttivo. Una rasoiata. Non si tratta di un testo facile, questo è scontato, a causa di passaggi indigeribili e della ferocia di certe immagini.

Si ha l'impressione che Xerox vada bene oltre le pose che caratterizzano alcune narrative underground, e che il materiale sia stato tutto vissuto sulla propria pelle. Diventa interessante scoprire come si svilupperà Stormo e se una collana del genere potrà diventare feticcio di una nicchia o aprirsi a un pubblico più ampio, facendosi avanguardia di una narrativa senza argini lessicali e tematici che può aprire discussioni e domande.

Daniele Scalese