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L'amore per la conoscenza porta sempre più in alto: "Il maestro itinerante" di Franco Faggiani

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Il maestro itinerante
di Franco Faggiani
Cai Edizioni, marzo 2025

pp. 92
€ 10,00 (cartaceo)

Quando si parla di Franco Faggiani, giornalista che, in anni più recenti, ha virato la sua penna verso la scrittura di romanzi, lo si definisce un "cercatore di storie". La cosa bella è che, oltre a cercarle, Faggiani le storie le trova o, forse, sono le storie stesse a trovare lui, quando sono pronte per essere raccontate. Maestro itinerante egli stesso, Faggiani cammina instancabilmente per le sue montagne, quelle piemontesi (ma non solo), con gli occhi e il taccuino aperti, pronto a cogliere storie e vicende poco conosciute. Un po' come è capitato per questo suo ultimo romanzo o racconto lungo, Il maestro itinerante, uscito per le edizioni del Cai, il Club Alpino Italiano.

La storia trovata e raccontata è quella della Repubblica degli Escartons, una forma di società tipica dei territori montani tra Piemonte e Francia. Pochi di noi l'hanno mai sentita nominare, eppure questa particolare "democrazia" durò dal 1343 al 1713, quasi quattro secoli. Se pensiamo che la nostra Repubblica italiana ha da poco passato i suoi primi 160 anni, possiamo meglio incasellare nella storia questa forma di aggregazione sociale assai poco conosciuta, soprattutto a causa della piccola estensione dei territori che ne beneficiavano. Gli abitanti di queste terre alte godevano di diverse libertà: autonomia fiscale, libero commercio senza tasse, amministrazione diretta dei propri territori. Questi privilegi erano stati concessi loro dal Delfino di Francia che, trovandosi con le casse vuote, si era rivolto ai capi dei villaggi per ottenere finanziamenti. In cambio gli Escartons ottennero le autonomie scritte nero su bianco nella Grande Charte, la pergamena tuttora conservata a Briançon, la capitale di questi territori. Tra i privilegi ottenuti, c'era anche la libertà di istruzione. Perché questi montagnards erano coltissimi, sapevano di storia, geografia, astronomia, matematica, secondo il principio di quello che viene definito il "paradosso alpino", ossia più si sale di quota più la vivacità culturale di una comunità si alza. Non è sempre così, ma al tempo degli Escartons (dal verbo francese che indica una divisione in parti uguali) sì. Gli abitanti di queste valli occitane erano curiosi di sapere, anche perché quelle conoscenze erano immediatamente messe a disposizione dei commerci, loro principale fonte di sostentamento, dei viaggi. Proprio per questo gli Escartons erano sempre alla ricerca dei maestri migliori per le loro scuole, aperte dall'autunno al 19 marzo (data che segnava l'arrivo della primavera e quindi dei lavori della terra), frequentate da grandi e piccini.

Tra le sue letture, le sue ricerche e le sue camminate Faggiani, che in quelle terre è di casa, grazie al  suo buen retiro montano, a un certo punto si imbatte in questa storia, si accorge che è poco o nulla raccontata e approfondendo, scavando, andando a parlare con le persone, cosa in cui è maestro, trova una tesi di laurea dedicata alla Repubblica di Escartons, forse tra le poche testimonianze scritte al riguardo. S'innamora della storia a tal punto da pensare di scriverne un saggio (spoiler annunciato dallo stesso autore al Festival della Montagna di Trento qualche settimana fa, ecco quindi quale sarà la sua prossima fatica) e, nel frattempo, decide che la vicenda di un maestro itinerante nella Repubblica degli Escartons poteva diventare il personaggio giusto per un libro richiestogli dal Cai nella collana Piccole tracce: "Brevi racconti, riflessioni, emozioni, punti di vista. Minuscoli viaggi di parole da compiere con passo leggero ma profondo", come si legge in esergo.

Ed eccoci a leggere la storia di Bertrand Guyot, che, appena terminata l'università a Torino, con studi di dialettica, grammatica, retorica, astronomia, musica, geometria, aritmetica, insomma le arti della conoscenza medievale, non avendo nessun desiderio di seguire le orme del padre commerciante, viaggia per l'Europa frequentando corti, dimore nobiliari, castelli, abbazie. Prima di unirsi poi a una compagnia di saltimbanchi e proseguire con loro peregrinazioni e avventure. Un incontro fortuito con un ex compagno di studi a Torino gli farà conoscere la realtà degli Escartons e il loro desiderio di avere insegnanti colti, usi del mondo, esperti nelle varie arti. Praticamente la carta d'identità di Bertrand. Che prende così la decisione di trasferirsi nelle terre alte, a Oulx, dove verrà scelto dai capi della comunità e dove darà vita alla scuola del paese.

«E perché questa sua necessità verso l'insegnamento nelle nostre terre?». «Madame, non è una necessità, è un puro desiderio», avevo detto, mentendo. Poi, per contrapposizione, avevo aggiunto: «Voglio essere del tutto sincero: ho saputo da mio padre, che fa commerci con alcune vostre comunità, che voi siete persone libere. E vivere tra persone libere è la mia massima aspirazione» (p. 41)

Il resto del romanzo narra di quanto Bertrand si sia fatto apprezzare da queste persone, bambini e adulti, che trovavano in lui uno sguardo aperto sugli altri popoli, sui territori lontani e vicini e un sapere sconfinato, trasmesso con tantissima passione (e probabilmente è questo il segreto del successo del maestro), che spaziava dalla scoperta della carta alle invenzioni di Leonardo da Vinci, pressoché contemporaneo, dai viaggi di Marco Polo all'arte poetica e alla musica. Dalle scienze all'astronomia. A poco a poco il maestro Guyot entra a far parte della comunità degli Escartons, riceve e dà, respira le libertà degli abitanti e offre le sue conoscenze, ammira quel senso di solidarietà che li muove, il concetto stesso di comunità che fa sì che ogni membro possa debba sentirsi parte di una collettività. Nessuna carica dura più di tanto e tutti a turno sono chiamati a governare. E a un certo punto del libro accadrà un avvenimento che darà a tutti conto di quanto il maestro sia diventato uno di loro.

Con la sua prosa delicata e raffinata, Faggiani ci offre, con questo libro, una piccola storia che si legge volentieri. Certo, non c'è da aspettarsi una complessa evoluzione narrativa né uno scavo psicologico dei personaggi, la dimensione del libro non lo consente. Diciamo che Il maestro itinerante è una buona novella, ben raccontata, che, prendendo spunto da un fatto storico, riesce a ridarci, pur in poche pagine, l'atmosfera di quelle valli e di quei monti, di come si viveva, tanti secoli fa, in quella che, come ha sostenuto lo stesso autore, può essere pensata come un'Unione Europea ante litteram. Un testo che ha il pregio di far riflettere sul nostro tempo presente e su come certe modalità collettive di vita sociale potrebbero migliorare la vita di tutti.

Sabrina Miglio