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"Ciao, mi chiama Sayaka e sono italo-giapponese". Una nipporomana ci guida tra gli anime dalla nostra infanzia nel manuale "Parla come manga"

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sayaka conti una.nipporomana Parla come manga


Parla come manga. Dizionario pop di anime e cultura giapponese
di Sayaka Conti
Giunti, ottobre 2023

pp. 240
€ 19,90 (cartaceo) 
€ 12,99 (ebook)


Il mondo social è un buon mezzo per la divulgazione. Pagine e figure più o meno verticali intrattengono l'utente e offrono approfondimenti sui più disparati aspetti. Dai fatti storici dimenticati all'economia, dalla letteratura alla chimica, le varie piattaforme danno la possibilità di apprendere pillole e curiosità nel tempo di scorrimento di un reel o di un tiktok. Sayaka Conti, @una.nipporomana, è una di queste figure. Insegnante di giapponese e dietista, è attiva dal 2022 su Instagram, Facebook e TikTok e si occupa di divulgazione della cultura giapponese. Spiega il significato dei nomi dei personaggi di manga e anime, approfondisce aspetti storici e culturali, guida nella pronuncia dei kanji, e si è resa molto riconoscibile per la sua frase di apertura "Ciao, mi chiama Sayaka e sono italo-giapponese". I suoi contenuti, espressi in modo chiaro, semplice e simpatico fanno sempre desiderare di sapere di più oltre ai limiti temporali imposti dai vari social e il manuale Parla come manga. Dizionario pop di anime e cultura giapponese, da poco uscito per Giunti, risponde allo scopo. 
Erano gli anni novanta e le videocassette erano molto comuni: mio zio le sceglieva accuratamente, in base a quanto potessero raccontarmi del Giappone, le registrava per me, soprattutto anime come Dragon Ball, Sailor Moon, Doraemon per citare solo alcuni dei titoli. (p. 7)
Si parte da una premessa autobiografica: Sayaka Conti è cresciuta a Roma e lo zio, per non farle perdere il contatto con metà della sua eredità culturale, le spediva videocassette su cui registrava gli anime trasmessi in Giappone. Molti di quei titoli sarebbero poi arrivati anche da noi, censurati e in parte mutilati. Sayaka ci racconta quindi della sua infanzia, passata dall'alto del divano a divorare gli episodi, imitare le trasformazioni e le mosse ninja in un dialogo lento, ma costante, con lo zio e l'altra sua patria lontana. Questa vena biografica è la cifra di tutto il volume che si suddivide in quattro parti. Un prima dedicata agli strumenti base per affrontare la cultura giapponese, ovvero il sistema di scrittura e una definizione dei prodotti narrativi (manga e anime); la seconda parte è una corposa raccolta di titoli di anime, catalogati grazie al Contanuki, ovvero l'assegnazione di un numero di procioni a ogni opera.
Il Contanuki è il nostro "contatore di tanuki": più tanuki verranno assegnati a uno specifico anime, più quell'opera può insegnarci qualcosa sulla cultura giapponese. Per esempio un anime ambientato nello spazio, nell'anno 3000, potrebbe avere un solo tanuki, dal momento che è molto lontano dalla quotidianità e dalla tradizione orientale, invece uno slice of life potrebbe averne cinque, il massimo. (p. 30)
I tanuki sono, oltre che familiari a chi si muove nel mondo anime, parte del folklore giapponese in quanto creature magiche giocherellone, pigre e benevole e l'autrice ha un debole per il loro musetto. 
La terza parte affronta alcuni videogiochi, mentre la quarta chiude così come il volume si era aperto: con riflessioni sull'eredità culturale mista di Sayaka e sulle opere che più di tutte l'hanno formata come alcuni esempi dello studio Ghibli. Ogni sezione, infine, riporta dei qr code che, scansionati, permettono di ascoltare la pronuncia delle parole e dei kanji con la voce inconfondibile dell'autrice.
Per citare Balto, presente anch'esso nelle riflessioni dedicate all'eredità culturale, questo volume non è un manuale tecnico né si tratta di una trasposizione diretta dei contenuti social. A differenza del mezzo cane e mezzo lupo, però, questo testo sa che cos'è: è immediata divulgazione. Può essere sfogliato se si è alla ricerca di ispirazione su una serie anime da guardare o se si vuole vivere un po' di nostalgia sui nostri pomeriggi dell'infanzia e adolescenza e scoprire curiosità rimaste per lungo tempo senza risposta come, per esempio, sapere perché il campo di Holly e Benji era così lungo, tanto da mostrare la curvatura terrestre: c'è un motivo, ed è molto più pragmatico di quanto non si possa immaginare. Oppure perché tanti anime derivano da romanzi del mondo occidentale. E ancora, dove e come le sigle cantate da Cristina d'Avena divergevano completamente dalla trama: se state pensando a È quasi magia Johnny siete sulla strada giusta. La possibilità di ascoltare la pronuncia e alcune mirate immersioni nella cultura giapponese consentono un approfondimento di facile acquisizione. 
La vena biografica, resa più evidente a livello stilistico dalle frequenti interiezioni proprie del parlato dell'autrice, è sintetizzata dalle riflessioni della quarta parte.
Come nipporomana mi è capitato di sentirmi così, anche scrivendo questo libro ogni tanto mi sono chiesta: se dico "noi", intendo Noi Italiani o Noi Giapponesi? Cosa penserà chi mi legge? [...] In quel momento ripenso a Balto, mi ricordo che quello che è non viene delimitato da dove è nato o da dove sono i suoi antenati, ciò che è dipende da quello che fa. (p. 203)
Sayaka Conti fa un prezioso lavoro di divulgazione e il suo manuale è adatto sia a lettori adulti (e nostalgici) sia a giovani e giovanissimi. Visto che la "moda", come veniva definita un paio di decenni fa, dei manga e degli anime non accenna a placarsi, anzi, è diventato fenomeno mondiale, un testo che con simpatia e immediatezza permette uno sguardo d'insieme è di grande utilità. I social, come ogni altro mezzo, hanno diverse funzioni e possibilità: la divulgazione intelligente è di certo uno degli aspetti più positivi di queste piattaforme.  

Giulia Pretta