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Lo rivoluzione dei rapporti familiari e sentimentali in "Tra oggi e domani" di Carmen Korn: gli anni Sessanta tra Colonia, Amburgo e Sanremo

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carmen korn tra oggi e domani


Tra oggi e domani
di Carmen Korn
Fazi editore, settembre 2023

Traduzione di Manuela Francescon

pp. 540
€ 20,00 (cartaceo) 
€ 9,99 (ebook)

«Vorrei che vivessimo abbastanza a lungo da veder guarire tutte queste ferite», disse Heinrich che aveva seguito la direzione del suo sguardo. Il modo in cui stava procedendo la ricostruzione della sua Colonia non gli piaceva affatto. Strade nuove avevano asfaltato i vecchi quartieri, stravolto i rapporti di vicinato. Le macchine erano il sacro Graal a cui tutti si inchinavano. (p. 85)
Un nuovo decennio è iniziato. Gli anni Sessanta portano crescita e novità tra le famiglie Canna, Borgfeldt e Aldenhoven, interpreti della vita a Sanremo, Amburgo e Colonia. Margarethe e Bruno lasciano sempre più spazio a Gianni e Corinne nella gestione dell'azienda di floricoltura di famiglia, nonostante le intemperanze di Bixio; Elisabeth combatte con il rimpianto dei tempi della guerra, quando la famiglia era tutta sotto lo stesso tetto e si struggeva per il ritorno di Joachim dalla Russia; Gerda e Heinrich continuano a gestire con successo la loro galleria d'arte, anche se le turbolente vicende sentimentali dei figli non li lasciano del tutto tranquilli. Sullo sfondo, la storia fa il suo corso, mentre i personaggi cercano di fare i conti con il passato della guerra, chi cercando di dimenticare, chi di autoassolversi.
Meglio dimenticare, lasciarsi tutto alle spalle. Era cominciata la grande rimozione. (p. 48)
Nel primo volume della saga, Quando il mondo era giovane (trovate qui la recensione), si esplorava il senso di colpa latente per quanto successo durante il Terzo Reich: chi per traumi profondi, come quello di Elisabeth, chi per leggerezza, come Billa, tutti avevano, in qualche modo, contribuito al consolidarsi del regime. In Tra oggi e domani, secondo e ultimo volume della dilogia della giornalista Carmen Korn che, dopo la trilogia del secolo ambientata ad Amburgo, continua a narrare la storia del Novecento tedesco, si possono intuire due filoni che accomunano le varie storie: la gestione del passato e il frantumarsi del modello di famiglia e relazionale come lo si era sempre conosciuto. 
«Non lo sapevano».
«Chiunque poteva sapere, Sybilla».
«Heinrich non lo sapeva, e Heinrich è una brava persona». (p. 151)
La generazione che ha vissuto la guerra e il regime è in conflitto con sé stessa. Non solo quelli che Billa, l'eccentrica cugina di Heinrich a Colonia, definisce "i cattivi", ovvero i comuni cittadini che non hanno fatto niente in quanto appartenenti alla "razza ariana", ma anche chi è stato vittima del regime. Georg, il compagno di Billa, di origine e fede ebraica, è riuscito a emigrare in Svizzera prima che iniziassero le deportazioni e, mentre il suo popolo veniva sterminato, lui si godeva medaglioni di vitello ai funghi nella nazione neutrale: il senso di colpa del sopravvissuto non riesce a dargli pace. Pips, il pianista jazz torturato e menomato dalla Gestapo, non si sente a casa in nessuna delle tre città e rimpiange l'avventatezza che l'ha portato, all'età di sedici anni, a distribuire volantini contro il regime. Si parla ancora delle vittime scomparse, per rastrellamenti e bombardamenti, e si cerca di mettere a tacere la propria coscienza con tardive commemorazioni. Non è una generazione che vuole continuare a punirsi, ma che è emblematicamente rappresentata dal rapporto con la ricostruzione: oscilla, infatti, tra il desiderio di vedere sanate le ferite della guerra e il rifiuto delle ristrutturazioni che cancellano il passato delle città. Una generazione che, in alcuni casi, giunge a rimedi estremi: Elisabeth, che vorrebbe che tutto il mondo a lei caro fosse racchiuso sotto il suo tetto, non esce più di casa, non permette che le notizie politiche entrino tramite radio e tv e non si capacita di come Kurt, suo marito, sia invece ancora disposto a vivere nella città che hanno contribuito a creare e distruggere.
«Corinne si alza quando tu vai a dormire».
«Non va poi così male».
Jules annuì. Era chiaro che Gianni non voleva approfondire l'argomento. «Mandare avanti un matrimonio è una delle cose più difficili nella vita di un uomo», disse. (p. 84)
La nuova generazione, che in questo capitolo della saga si prende più spazio e si amplia, vive una rivoluzione delle relazioni sentimentali ed esplora ménage prima inconcepibili. Ulrich, il cui matrimonio con Carla si sfilaccia vista la natura riparatrice con cui era stato contratto, non fa mistero delle sue relazioni, tanto da portare le amanti nella galleria dei genitori sperando di essere scoperto; Ursula gioca con il fuoco, sicura dell'amore incondizionato di Joachim per lei, ed è attratta da artisti che potrebbero ridarle l'illusione di avere Jef con sé; Pips, le cui menomazioni non gli permetterebbero una vita sessuale normale, è pronto a un matrimonio con una ragazza incinta di un uomo sposato pur di farsi una famiglia; Gianni, che vorrebbe subito un figlio, deve fare i conti con la carriera della moglie: Corinne non ha così fretta di diventare madre, presa com'è dalla gestione dell'azienda di floricoltura che va difesa dagli sperperi di Bixio. Coppie con matrimoni decennali alle spalle si sfaldano quasi all'improvviso per seguire questa passione o quell'impegno politico. La famiglia così com'era conosciuta fino alla guerra perde la sua unità e centralità e si apre ai nuovi modelli dell'era moderna: non senza dolore o rimpianti, ma chi come spettatore e chi come attore, tutti sono coinvolti da questo cambiamento.
Le storie, rispetto al primo volume, si sono moltiplicate, i filoni da seguire sarebbero tanti e non sempre viene dato il giusto spazio a ogni vicenda: particolarmente sacrificata è la storia di Carla che, dopo aver sposato Ulrich incinta di Bixio Canna, ha avviato la sua attività di sarta con Lucy, la sorella di Billa, e risulta oppressa dalle manie accentratrici della donna e dai tradimenti del marito. L'unità di fondo e l'intreccio profondo delle famiglie porta comunque a un risultato organico, sempre pervaso di ottimismo che stempera anche i momenti tragici e le morti che segnano il nuovo decennio. 
Gli anni Sessanta scorrono veloci in questo volume e sono gattopardianamente portatori di un messaggio rasserenante: tutto può cambiare, ma niente cambierà mai davvero. Almeno, non poi così tanto da minare i rapporti di affetto che supereranno ogni sconvolgimento la storia abbia in serbo per loro.

Giulia Pretta