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In dialogo con i filosofi del passato: la "Controstoria della filosofia" di Arthur Schopenhauer

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Controstoria della filosofia
di Arthur Schopenhauer
La Nave di Teseo, 2023

Traduzione e a cura di Sossio Giammetta

pp. 208
€ 22,00 (cartaceo)
€ 11,99 (ebook)

I lettori che sono a conoscenza di quello che nel corso di questo secolo è stato considerato in Germania come filosofia potrebbero forse meravigliarsi di non veder menzionati, nel periodo intercorrente fra Kant e me, né l'idealismo di Fichte, né il sistema dell'identità assoluta del reale e dell'ideale, che pur sembrano del tutto appropriati a rientrare nel nostro tema. Io però non ho potuto annoverarli per questa ragione, che, a mio giudizio, Fichte, Schelling e Hegel non sono filosofi, mancando loro il primo requisito a tal fine necessario: la serietà e l'onestà della ricerca. (p. 29)

Nell'appendice al primo dei due saggi raccolti nel volume Controstoria della filosofia, Arthur Schopenhauer, con la consueta vis polemica, va subito al punto di una possibile obiezione: la sua "controstoria della filosofia" in realtà poneva al centro proprio quel rapporto (dialettico) tra reale ed ideale che era il cuore pulsante della storia della disciplina riscritta dal collega tanto detestato Hegel. Ma, questo attacco, che non sorprende affatto i lettori di Schopenhauer, nonostante l'acrimonia, non intacca la lucida analisi sulla storia della filosofia moderna contenuta nel saggio Schizzo di una storia della teoria dell'ideale e del reale.

Schopenhauer, come tanti in realtà, considera Cartesio il padre della filosofia moderna, poiché a partire dal fatidico Cogito egli portò 
per la prima volta alla coscienza il problema dell'ideale e del reale, intorno a quale ruota da allora in poi ogni filosofare, ossia la questione di che cosa nella nostra conoscenza sia oggettivo e che cosa invece soggettivo, vale a dire che cosa in essa sia da attribuire a eventuali cose diverse da noi e che cosa a noi stessi. (p. 15)

Schopenhauer prosegue sviscerando questa tematica nell'analisi del pensiero di Malebranche, Leibniz, Locke, fino al suo amato Kant. Come sempre accade nelle storie della filosofia scritte da filosofi, l'approccio storiografico serve probabilmente più a conoscere il cammino che ha portato l'intellettuale in questione ad elaborare la propria filosofia, che per ricavare un'esposizione "oggettiva" del pensiero dei predecessori. Di certo, la tematica inaugurata da Cartesio del rapporto tra realtà e rappresentazione della stessa è una tematica squisitamente schopenhaueriana, come lui stesso riconoscerà. Tuttavia, come riconosce acutamente Sossio Giammetta nel commento al saggio, tanto Cartesio quanto Kant, oltre che lo stesso Schopenhauer, rimangono impigliati nel medesimo vizio di fondo, che è quello di pensare  il mondo come qualcosa di scisso dal soggetto, mentre «tra l'uomo e il mondo c'è un ricambio continuo, per il quale l'uomo-senza-mondo, senza un mondo reale, non è concepibile» (p. 39). Anche la vulgata - che si trova oramai in quasi tutti i manuali scolastici - che Cartesio sia l'iniziatore della filosofia moderna, ribadita con forza da Schopenhauer (almeno in questo lui ed Hegel erano d'accordo) è un errore di prospettiva secondo Giammetta. Giusto sarebbe chiamare Cartesio "padre del razionalismo" e riservare a Giordano Bruno il titolo di padre della filosofia moderna.

Il volume de La nave di Teseo, in cui compare anche il saggio Frammenti di storia della filosofia, anch'esso seguito da un illuminante commento del curatore e traduttore, ha proprio in questo impianto "dialogico" la sua forza e la sua ricchezza: Schopenhauer parla con i filosofi del passato e con i tre celebri contemporanei che detesta, e Giammetta dialoga con Schopenhauer utilizzando anche argomenti di filosofi a lui posteriori (Nietzsche ed Heidegger). Un testo che mostra, per chi ancora ne dubitasse, che la differenze tra filosofi teoretici e storici della filosofia sia il più delle volte fallace e che, come mostra Schopenhauer ripercorrendo la storia della disciplina, dai presocratici ai suoi tempi, la misura del pensiero è data proprio dal commisurarsi con i maestri che ci hanno preceduto, mettendosi - come diceva Newton - sulle spalle dei giganti.

Deborah Donato