in

Napoli e Capri viste attraverso gli occhi dell'immortale Raffaele La Capria nel volume n°44 di "Passaggi di dogana"

- -


A Napoli con Raffaele La Capria - Un percorso acquatico
di Michela Monferrini
Giulio Perrone Editore, giugno 2023

pp. 154
€ 16 (cartaceo)


[...] ma il vero coinquilino della famiglia sarà un altro: "questa casa oltre che dai noi era abitata dal mare, dall'odore del mare, dalla luce del mare, dalla voce del mare. Il mare era onnipresente, a volte si aveva l'impressione di navigare sott'acqua col capitano Nemo… (p. 65)
Titolo numero 44 della collana di Giulio Perrone Editore "Passaggi di dogana": stavolta, Michela Monferrini, scrittrice romana, ci porta a Napoli insieme all'immortale Raffaele La Capria
Dovrebbe essere conosciuto dai lettori ma, brevemente, La Capria è stato autore napoletano e Premio Strega per il suo Ferito a morte, uno dei romanzi più significativi del secondo Novecento. Grande personalità e penna molto prolifica, in questo libro ci accompagna in varie tappe, non solo a Napoli, ma anche sulle sue isole, precisamente Capri.
Il sottotitolo ci indica un modo di raccontare la città molto specifico: un percorso acquatico. Ciò ci lascia intuire che la strada scelta dall'autrice per provare a spiegare un luogo come Napoli passa da e attraverso il mare. Anna Maria Ortese diceva che "il mare non bagnava Napoli"; in questo caso, Monferrini capovolge quella visione metaforica e urbanistica, iniziando proprio dal polo opposto.
Si parte con l'esplorazione della Villa Comunale, quella macchia di verde stinto che sta tra Via Caracciolo (che a ovest diventa Viale Dohrn), e Riviera di Chiaia. Proprio chiusa in questa pinza, all'interno della Villa, vi è la Stazione Zoologica Anton Dorhn
Monferrini la descrive come la stazione da cui non partono treni, ma polpi. Difatti la Stazione Dohrn è un acquario
Allora la Villa sta alla città come una piccola copia di sé, con la sua bellezza intatta, e intatte pure le sue ombre. (p. 23)
Dopo la descrizione della nascita della Stazione e del motivo di questo nome, Monferrini ci ricorda che La Capria, qui nella Villa, ha ambientato l'inizio del romanzo La neve del Vesuvio (una delle caratteristiche più belle dei titoli di "Passaggi di dogana", per chi non ne avesse mai letto uno, è proprio estrapolare dai testi dell'autore o dell'autrice scelti passaggi tramite cui descrivere i luoghi e viceversa) e che la copertina di Ferito a morte aveva (e in alcune edizioni, ha tuttora) un pesce dipinto da Paul Klee in copertina, su grande insistenza dell'autore stesso, probabilmente proprio uno di quei pesci presenti nell'acquario della Stazione Dohrn.
La narrazione prosegue con la fortunata favola di Colapesce, sulla quale La Capria ha scritto una variazione su tema, la favola di Pesce Niccolò nato uomo ma diventato pesce. Anche in questo caso, Monferrini racconta il mito, tutti gli autori che ne hanno parlato - De Cervantes, Goethe, Mexia, Croce, Calvino - percorrendo le vie di Napoli alla ricerca di un misterioso bassorilievo che, pare, raffiguri proprio Colapesce.
Successivamente, uno dei miei capitoli preferiti: il racconto di Palazzo Donn'Anna, nel quale La Capria ha vissuto per vent'anni. Un luogo unico nel suo genere, affascinante, spettrale, magnetico. Come deve essere stato per l'autore crescere in un edificio così? Lambito e aggredito dal mare, bagnato e umido, digrignante nelle fondamenta? Monferrini mette in campo la definizione data da Walter Benjamin di Napoli come "città porosa", le leggende sul monaciello, sui fantasmi nobili del Palazzo, ma soprattutto i romanzi di La Capria che ne parlano, Armonia perduta ad esempio, fino a giungere alla definizione di un concetto fortemente malinconico e commovente, quello della Bella Giornata.
La Bella Giornata, idea stessa dell'Armonia, "attrazione irresistibile al vivere indistinto", in realtà è la forma di una natura che si scopre di essere autosufficiente e ingannatrice, "senza uomini, com'è il fondo del mare": una fugace promessa che sembra lì a un passo e di colpo si rivela inafferrabile, come promettente e inafferrabile è l'intera Napoli. (p. 79)
E infine, un altro dei miei capitoli preferiti, quello in cui l'autrice ci svela una pagina di Capri, per quanto mi riguarda, sconosciuta, ovvero l'isola azzurra vista come rifugio dall'élite borghese omosessuale di fine '800. La Capria visiterà Capri (l'isola che sta dentro il nome, da notare) da giovane, poi ci ritornerà di nuovo dopo trent'anni, trovandola ovviamente cambiata: scriverà Capri e non più Capri proprio per dar voce a questa amarezza. Monferrini rappresenta non solo un luogo vip, come lo conosciamo noialtri, ma un luogo che sa essere anche infido, teatro di numerosi suicidi, una "Capri a rovescio". 
Il volume termina con una Mappa, con le opere di La Capria citate tra le pagine.
Forse sono di parte se dico che questo è uno dei migliori volumi della collana letti finora. Di parte perché Napoli è casa mia, perché si cerca sempre di capire il luogo in cui si vive. Monferrini ha una scrittura elegante, pulita, estremamente evocativa. La Capria ovviamente fa tutto il resto.
Consigliato agli amanti della città, è un testo che fa venir voglia di scoprire o riscoprire l'intera opera dello scrittore napoletano.

Deborah D'Addetta