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Vivere gli anni Sessanta con il rimorso di ciò che avremmo potuto fare, scrivere o essere, nel romanzo di Alba de Céspedes

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Uscito per la prima volta nel 1963 (anno mirabilis della letteratura italiana, con pubblicazioni come La cognizione del dolore di Gadda, Letteratura come menzogna di Manganelli, Fratelli d’Italia di Arbasino, Libera nos a Malo di Meneghello e molti altri), Il rimorso presenta temi particolarmente cari alla scrittrice Alba de Céspedes, che testimonia i grandi dubbi che impediscono agli uomini e alle donne del Dopoguerra di trovare pace ai loro sensi di colpa e alla ricerca inesausta di un posto nel mondo. Approfittando del fatto che Il rimorso è tornato disponibile nel catalogo degli Oscar Mondadori, a cui si aggiunge l’audiolibro (letto da Chiara Leoncini su Audible), ecco un invito alla lettura di questo romanzo novecentesco da ripescare. 

TUTTI, IN ATTESA DEL POSTINO 

Strutturato sotto forma di romanzo epistolare e in altre parti come romanzo diaristico, Il rimorso si apre con la prima lettera che Francesca manda a Isabella, sua amica d’infanzia, che non sente più da parecchio tempo. A muovere questo riavvicinamento nell’autunno 1961 è l’inquietudine, perché Francesca ha bisogno di una confidente, ora che la sua vita è stata sconvolta dall’innamoramento per Matteo: lei, che a lungo è stata solo la signora Antaldi e madre di Lionello, adesso che ha perso suo figlio e ha perso ogni intimità col marito Guglielmo, è tornata a vivere. Un giorno, qualora dovesse succedere qualcosa a Francesca, Isabella dovrà consegnare le sue lettere a Guglielmo. Oltre alle lettere di Francesca, leggiamo le risposte di Isabella, ma ne troviamo altre di Matteo, di Guglielmo e qualcuna di Rinaldo, il marito di Isabella, e di personaggi minori. Insomma, quasi tutti i personaggi del romanzo si inviano lunghe missive, ognuno col proprio stile: più ampolloso ed emotivo quello di Isabella; piuttosto romanzesco e tuttavia razionale quello di Francesca; appassionato e portato all’eccesso quello di Matteo; raziocinante e manipolatorio quello di Guglielmo, e via così. 

IL DIARIO DI UN ASPIRANTE ROMANZIERE, AMANTE SERIALE E INETTO MODERNO 

Il rimorso
di Alba de Céspedes
Oscar Mondadori, 2023

1^ edizione: 1963
pp. 
€ 14,50 (cartaceo)
€ 7,99 (ebook)

AUDIOLIBRO DISPONIBILE
SU AUDIBLE


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Alle vicende principali, che ruotano attorno alla vita di Francesca e all’indecisione su quale piega dare al suo destino (scappare con Matteo? Cercare pace nel suicidio? Continuare a far finta di nulla?), si alternano le pagine del diario di Gerardo Viani: aspirante romanziere, Viani soffre per non trovare il proprio posto nel mondo né in famiglia. Profondamente egoista in amore, amante seriale alla ricerca di continue soddisfazioni narcisistiche («È difficilissimo rifiutarsi di andare a letto con una donna», p. 190), dandy fuori dal tempo, scrittore tormentato che si vorrebbe impegnato in un’epoca che desidera una svolta, Viani non riesce a scrivere la sua opera, né a sentirsi a proprio agio con i familiari, che sente di deludere continuamente. Non si sente appagato neanche dal suo ruolo di giornalista per la «Gazzetta», giornale di cui è direttore Guglielmo Antaldi, il marito di Francesca. Nelle pagine del diario di Gerardo, grondanti egolatria, c’è però un’inquietudine costante, causata dal sentirsi inadeguato e perennemente in cerca di riconoscimenti che non ha (e forse non merita?). Alba de Céspedes condensa in queste pagine le riflessioni meta-letterarie più interessanti sulla scrittura, sul romanzo, sul diario e sul ruolo della letteratura negli anni Sessanta. 

LA DONNA DEDITA ALLA CASA, ALLA FAMIGLIA E ALLA CHIESA NON ESISTE PIÙ 

Attenta indagatrice delle pulsioni e delle frustrazioni femminili, come già in Dalla parte di lei e in Quaderno proibito, Alba de Céspedes propone delle protagoniste tormentate. Francesca mette in crisi le sicurezze date dal suo essere “la moglie del Direttore”: dopo anni, i ricevimenti borghesi le stanno stretti, come pure il suo aver accantonato il sogno di scrivere solo per rispondere alle aspettative di Guglielmo e degli altri. Quello che le offre Matteo, con la sua passionalità irriverente, col suo essere un architetto che non vuole costruire niente, è la disgregazione del muro di apparenze che ha costruito attorno a sé. Isabella, invece, all’inizio dell’opera appare antitetica rispetto a Francesca: moglie e madre modello, cattolica devota, depreca la passione di Francesca e fa di tutto per farla tornare “sulla retta via”. Eppure… Eppure la distanza tra le due donne è destinata a ridursi nel corso del libro e Alba de Céspedes prepara più di un colpo di scena, atto a mettere in crisi i pregiudizi. 

UN EX PARTIGIANO CHE ORA MIRA ALLA POLITICA 

Ricordato da tanti, Francesca per prima, col nome di battaglia di “Ignazio”, Guglielmo Antaldi oggi preferisce non parlare più dei suoi anni come partigiano. E tuttavia, qui e là emergeranno scampoli di quella vita andata, così lontana dalla sua carriera giornalistica e politica. Oggi Antaldi è il direttore di un giornale cattolico, scrive ciò che tutti si aspettano che scriva e il suo imperativo è tenere alta la sua reputazione. Molto più vecchio della moglie, Antaldi guarda il mondo pensando di averne la chiave di lettura perfetta, grazie alla sua scaltrezza. Gerardo lo guarda con un misto di ammirazione e odio, perché il suo direttore è molto più furbo e può manovrarlo senza grande fatica. Anche Francesca, tutto sommato, non riesce a non parlare di lui e tutte le sue decisioni ruotano attorno a questa figura che troneggia su un piedistallo dove tanti lo hanno fatto salire. Ma merita quel ruolo di modello? La risposta la darà ciascun lettore, via via che procederà con la lettura. 

UN AMANTE APPASSIONATO, AI LIMITI DELL’ECCESSO

Istintivo ben oltre la razionalità, possessivo e geloso, Matteo Spinelli è un personaggio che prende raramente la parola, ma quando lo fa scrive lunghe lettere piene di trasporto, mosse da più di un tracollo emotivo. Perlopiù scopriamo la sua figura attraverso le parole di Francesca, evidentemente trasfigurate dalla passione (dall’amore? Ognuno lo deciderà). Se ci limitiamo ai fatti, nelle lettere si accumulano i racconti del primo periodo idilliaco che i due hanno trascorso sulla Zattera, una sorta di casa-rifugio all’Isola Rossa, dove Francesca è andata in vacanza. Una volta tornati a Roma, tuttavia, Matteo ha iniziato un percorso ostinato per convincere Francesca a essere solo sua: la sua smania di averla non solo in pomeriggi strappati agli impegni familiari si trasforma quasi in ossessione. Come giustificare i suoi appostamenti sotto casa di Francesca, il suono del clacson per ricordarle che c’è, le telefonate al limite della sopportazione? La sua è una passione potenzialmente deleteria, un attaccamento che può sembrare romantico, ma poi si fa a tratti morboso: che Alba de Céspedes abbia voluto svuotare dall’interno le figure da feuilleton che popolano la sua opera, mostrando tutti i loro limiti? 

POCHI HANNO DAVVERO IL CORAGGIO DI CAMBIARE 

Se le pulsioni sono molto chiare, pochi personaggi nel corso del romanzo avranno modo di trovare effettivamente ciò che stanno cercando. E non è detto, peraltro, che gli esiti siano tutti lieti né definitivi. Soprattutto nella parte finale del romanzo Alba de Céspedes sembra interrogarsi su cosa significhi effettivamente trovare il proprio posto nella società degli anni Sessanta, recalcitrante al cambiamento, pur anelandolo. Emergono qui scelte tutt’altro che rasserenanti, spesso contraddittorie o colme di compromessi, perché il sentimento dominante è il rimorso, eletto a titolo tematico estremamente chiaro e quasi lapidario.

GMGhioni