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Il Robin Hood dei casinò: "Memorie di un baro" di Sasha Guitry per Adelphi

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Memorie di un baro
di Sasha Guitry
Adelphi, ottobre 2022

Traduzione di Davide Tortorella
con disegni dell'autore

pp. 136
€ 13 (cartaceo)


Prolificissimo autore francese, attore, scenografo, teatrante, poeta e scrittore, Alexandre-Pierre Georges Guitry detto Sasha, nasce figlio d'arte, da un papà famoso nel mondo del teatro. Nella postfazione al libro di Edgardo Franzosini ci viene raccontata la sua vita straordinaria, tra ricchezze immense e un successo di pubblico e critica strepitoso, e apprendiamo che è stato autore di più di centoventi commedie. Degno figlio di suo padre, insomma.
Il libro "Memorie di un baro" non fa eccezione, potrebbe benissimo essere messo in scena. Inizialmente pubblicato a puntate dall'ottobre al novembre 1934 su "Marianne", settimanale letterario creato da Gaston Gallimard (settimanale su cui scrivevano, tra gli altri, anche Saint-Exupéry, Jean Giono e Georges Simenon), è una sorta di lungo racconto in prima persona, in cui il protagonista, per un puro caso della fortuna, riesce a sopravvivere alla strage della sua intera famiglia. Gli sopravvive per un gesto che lo segnerà profondamente, ovvero un furto: sarà proprio questo piccolo reato a plasmare la sua "filosofia" da baro. 
Sì, ero vivo perché avevo rubato. Di lì alla conclusione che gli altri erano morti perché erano onesti...E quella sera, mentre mi addormentavo da solo nella casa deserta, mi feci un'idea della giustizia e del furto, magari un po' paradossale, ma che quarant'anni di esperienza non hanno cambiato di una virgola. (p. 19)
Il nostro protagonista racconta le sue avventure, con un tono e uno stile magnetici, fino alla decisione definitiva di diventare un baro, perché si rende conto che nella vita gli uomini onesti non hanno fortuna. 
Qual è la prima cosa che viene in mente a un uomo punito perché non barava? Barare! Potete scommetterci. Ecco perché sono diventato un baro. (p. 80)
In una fascinazione quasi sorrentiniana (il protagonista perde la verginità a Monte Carlo con una vecchia contessa, ricorda qualcosa?) il baro ci parla delle sue idee nei confronti della ricchezza, delle donne, della fortuna e dell'essere umano in senso più ampio, lasciandoci delle perle che diventano immediatamente indimenticabili. Ci descrive Monaco e i suoi casinò, le atmosfere all'interno delle sale da gioco, la frenesia e l'accanimento dei giocatori che affidano la propria vita e il proprio patrimonio al Caso, con una sezione abbastanza ampia tutta dedicata alle strategie che ha un baro per imbrogliare il banco. La narrazione è inoltre arricchita da schizzi e disegni dello stesso autore, che aiutano il lettore a immaginare i volti e i caratteri di certi personaggi.
I bari sono spesso equiparati a ladri, Niente di più sbagliato. Rubare significa prendere a persone fondamentalmente oneste dei soldi che esse non aveva arrischiato - e questo non va bene. Barare, invece, significa intralciare i progetti del caso, appropriarsi delle somme che altri hanno avuto l'imprudenza o la presunzione di mettere a repentaglio, a disdicevoli fini di lucro e con la segreta speranza di essere favoriti dalla sorte e dagli errori dell'avversario. (p. 83)
Potremmo quasi dire che il nostro protagonista senza nome sia un Robin Hood dei casinò, e nonostante sia, in fin dei conti, un disonesto, non se ne può non cadere innamorati. Ci convince con la sua dialettica, ci ammalia, di porta dalla sua parte. Forse è questo il pregio dei grandi autori di un tempo: in poche pagine ci lasciano empatizzare con personaggi anche non del tutto positivi e Sasha Guitry lo fa nel modo più elegante di tutti.
Un autore che, ammetto, non conoscevo e di cui ora voglio scoprire tutto.
Consigliatissimo agli amanti dei personaggi teatrali e delle scritture svelte ed esilaranti.

Deborah D'Addetta