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«Si sta comportando in modo molto civile. Deliberatamente, pesantemente civile»: relazioni e compromessi nelle relazioni compromesse di "La vita prima dell'uomo" di Margaret Atwood

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La vita prima dell'uomo
di Margaret Atwood
Ponte alle grazie, 2022

1^ edizione: 1979
Traduzione di Raffaella Belletti

pp. 444
€ 18 (cartaceo)
€ 10,99 (ebook)


Nate è già stato quel che comunemente si dice innamorato. Gli darà il permesso, si mostrerà interessata, disponibile, aspetterà che finisca. Ci è già passata. può farlo con una mano legata dietro la schiena.
(Ma perché darsi pena, dice un'altra voce. Perché non lasciarlo andare? Perché sforzarsi?) (p. 217)

Di quanti compromessi si sfama qualsiasi matrimonio? Quando si apre La vita prima dell'uomo siamo nel 1976, Nate ed Elizabeth sono sposati da una decina d'anni, amano le loro figlie Nancy e Janet ed è proprio per loro che hanno deciso di non separarsi: non sopporterebbero di non vederle crescere ogni giorno. Ecco perché ormai dormono in camere separate, ognuno ha la propria vita sessuale, di cui qualche volta si ritrovano a parlare, con Nate immerso nella vasca da bagno e la moglie seduta lì accanto. Un po' perverso come momento di intimità, certo, ma Elizabeth confida nel loro accordo («Lei crede molto nel valore dei compromessi», penserà Nate a p. 268) e sono entrambi convinti che la loro relazione potrebbe proseguire così per sempre, fino a alla vecchiaia («Forse è proprio quello il loro destino: farsi compagnia, un esile braccio teso a cui appoggiarsi, due vecchi che scendono la veranda di fronte a casa, un gradino ghiacciato alla volta», p. 131). Non si amano più, ma si vogliono bene e rispettano ancora, al punto da raccontarsi chi frequentano e da restare con le bambine quando l'altro esce di sera. 

Questo singolare accordo continua con una certa regolarità finché non avviene l'evento drammatico con cui si apre il romanzo: l'amante di Elizabeth, Chris, si è sparato e la responsabilità di questo atto estremo ricade sulla donna e sulla sua decisione di poco tempo prima di troncare la storia. Si apre così un baratro particolarmente invitante per Elizabeth: lei, che di traumi e di lutti ne ha accumulati tanti (e Margaret Atwood li centellina in sapienti analessi nel corso della narrazione), avverte il fascino di quell'abisso. Nate, dal canto suo, cerca di tamponare l'assenza fisica e mentale di Elizabeth con le bambine, ma è proprio in questo periodo che incontra Lesje, una paleontologa di origine ucraina che lavora nello stesso museo di Elizabeth. Lesje è diversissima da Elizabeth: non si crede una femme fatale, né ha mai frequentato uomini sposati: 

Non vuole certo recitare la parte dell'"altra donna" in un banale triangolo. Non si sente il tipo dell'altra donna; non è provocante né ambigua, non indossa négligé né si dipinge le unghie dei piedi. Può darsi che William la consideri esotica, ma in realtà non lo è; è semplice, limitata e dimessa, una donna di scienza; non una tessitrice di trame, esperta nel prendere in trappola i mariti. Ma Nate non sembra più il marito di Elizabeth. La sua famiglia gli è sicuramente estranea; è sostanzialmente un single, un uomo libero. Di conseguenza Elizabeth non è la moglie di Nate, non è più una moglie. (p. 170)

Anzi, spesso quando si trova in difficoltà la sua mente la porta a immaginare una vita prima dell'uomo, quando c'erano i dinosauri, suo oggetto di studi, e si immerge in ere lontane. Questo suo viaggiare tra scienza, immaginazione e distacco dal presente non basta però a distoglierla dal pensiero di Nate: quell'uomo, che ha lasciato un lavoro a tempo indeterminato per dedicarsi alla creazione di giochi in legno, affascina Lesje, che tuttavia si trova a disagio a pensare di lasciare su due piedi il suo compagno, William, e prova imbarazzo quando incontra Elizabeth sul lavoro. 

La vita prima dell'uomo, edito per la prima volta nel 1979 in lingua originale, muove da queste premesse per raccontare una grande e intricata vicenda che si basa sugli intrecci continui delle relazioni tra i tre personaggi di Elizabeth, Nate e Lesje. La narrazione è infatti gestita con una focalizzazione interna variabile, che si sposta di capitolo in capitolo ora sull'uno ora sull'altra. In questo modo, Margaret Atwood lascia che siano i singoli personaggi a raccontare i rovelli che li affliggono, a muoversi tra desideri e pensieri - che spesso restano tali -, doveri e incombenze quotidiane, azioni non sempre ben pensate. Se Nate ha ormai rinunciato a capire fino in fondo la moglie («Ho rinunciato a interrogarmi sulle sue ragioni. Non capisco mai perché fa una certa cosa», p. 205), lei appare in più circostanze più concentrata a mantenere le cose così come stanno («Resta al tuo posto, Nate. Non tollererei quel vuoto», p. 218). Elizabeth, infatti, è occupata soprattutto a cercare di tenere a bada i fantasmi del suo passato e non ha molte risorse da dedicare agli altri («[...] da anni ormai Elizabeth usava tutta la sua energia per salvare se stessa», p. 244). Ecco dunque almeno in parte come si spiegano i continui compromessi che è disposta a garantire a Nate perché, adesso che ha Lesje nella sua vita, lui possa vivere il suo innamoramento, visto da Elizabeth come un capriccio passeggero. Ma cosa farà la donna, quando Nate inizierà a pensare questo del matrimonio?: 

Il matrimonio, che dovrebbe essere un setaccio, è una trappola per aragoste con un'esca a base di carne. Come ha fatto a finirci dentro? Non se lo ricorda. Si dibatte invano, brancolando in cerca di una via d'uscita. (p. 351)
Non è semplice prendere una decisione, capire cosa significhi "lasciare il nido", né per Lesje lo è anche solo pensare di infilarsi, in qualche modo, nella famiglia che Nate ed Elizabeth hanno creato. Sullo sfondo, ma neanche tanto, affiorano spesso le problematiche economiche, che gravano sulle scelte dei personaggi e permettono all'uno o all'altra di mostrare generosità o grettezza, egoismo o accoglienza. 
Non esistono relazioni semplici, né i legami sono cristallini fino in fondo: tutti i personaggi creati da Margaret Atwood hanno dei pensieri ben più complessi di ciò che mostrano e anche i non detti, i lapsus, le parole apparentemente superficiali sono invece forti indizi che noi lettori proviamo a decrittare. Ma niente in questo romanzo è prevedibile, proprio come accade nelle storie d'amore. E questo rende La vita prima dell'uomo un romanzo che si vorrebbe rileggere alla luce del finale, perché ci sono tanti doppifondi da rivedere, rimandi interni al romanzo di cui rimpossessarsi, provando grande e costante ammirazione per questa straordinaria autrice canadese. 

GMGhioni