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Le (in)finite possibilità di svolta del nostro passato: "Domani a quest'ora" di Emma Straub

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Domani a quest'ora Emma Straub

Domani a quest'ora
di Emma Straub
Neri Pozza, ottobre 2022

Traduzione di Alessandra Maestrini

pp. 320
€ 19,00 (cartaceo) 
€ 9,99 (ebook)


Pensò che era sempre stata una delle sue qualità migliori, la stabilità. L'affidabilità. L'ultima volta che aveva avuto una promozione era stato quando avevano assunto Emily, quattro anni prima. Fino ad allora era stata l'unica assistente di Melinda, e prima ancora l'avevano spostata in giro per la scuola, come aiutante temporanea, a tappare i buchi. Il tempo era passato in fretta: cinque anni, poi dieci e così via. (p. 62)
Alice ha una vita stabile a New York: un lavoro come consulente per le ammissioni nella scuola che anche lei ha frequentato, lo stesso appartamento di quando era studentessa, la migliore amica dai tempi del liceo e una vita sentimentale scandita da relazioni più o meno durature nate su Tinder. Il padre, scrittore di fantascienza che con un solo romanzo – Fratelli nel tempo – è entrato nella cultura generale mondiale, è ricoverato in ospedale, la madre li ha lasciati da tempo, ma nella vita di Alice non c'è niente che non vada. Non è una top manager, non ha una carriera folgorante e frenetica, ma paga i suoi conti, è una newyorkese purosangue e vive tranquilla nella nicchia che si è scavata. 
La sera del suo quarantesimo compleanno, però, dopo una sbronza degna di nota, si sveglia nel corpo della se stessa sedicenne: dentro di sé è consapevole di quello che sta succedendo, ha tutti i ricordi della sua vita di quarantenne, solo che è tornata al liceo nel giorno del suo compleanno. Il padre è in salute, il futuro è ancora tutto da scrivere e deve capire cosa le è successo, perché e come deve fare per tornare indietro senza sconvolgere tutto il suo mondo. O forse, quello che le serve davvero, è che il suo mondo venga riscritto dalle fondamenta. 
Alice non era scontenta della sua vita, non era mai stata scontenta della sua vita. Andava tutto bene. Era in salute, aveva un lavoro, aveva degli amici, aveva una vita sessuale decente. Aveva dei punti Sephora e non faceva acquisti su Amazon. Andava al negozio di alimentari con le proprie borse. (p. 296)
La cultura pop degli ultimi decenni ha una nutrita letteratura e cinematografia sui viaggi nel tempo: dalle commedie come Trent'anni in un secondo, alle storie romantiche come La moglie dell'uomo che viaggiava nel tempo o Questione di tempo, senza contare i classici come Ritorno al futuro. Tutte le serie tv hanno proposto puntate su futuri e passati alternativi e in genere sono episodi molto gustosi perché si è curiosi del "cosa sarebbe stato se". Se quel personaggio avesse preso o meno la metropolitana, cosa sarebbe successo? E se potesse tornare indietro, cosa cambierebbe? Avrebbe davvero importanza o tanto siamo comunque destinati a percorrere la stessa strada? Cos'è davvero importante? Cambiare un fidanzatino del liceo, chiedere a papà di smettere di fumare, andare a vivere con la madre, suggerire l'idea per un nuovo romanzo, fare un'università diversa... quale tra le moltitudini di decisioni che prendiamo ogni giorno è davvero il punto di svolta, quello che determina tutto il resto della nostra vita?
Questi interrogativi sono quelli che, in maniera assillante ma non sempre consapevole, tormentano Alice; sono le domande che affliggono i millennians, la generazione che si porta nel sangue un senso di stanchezza dato dalle infinite possibilità che avrebbero potuto esserci, e che la generazione dei loro genitori ha sperimentato, e che invece sono state in parte amputate. 
Alice si fa voce e incarnazione di questi interrogativi. Se lei avesse avuto il coraggio di dichiararsi alla sua cotta del liceo, forse ora sarebbero sposati, con due bellissimi bambini e un enorme appartamento nell'Upper West Side. Se avesse detto al padre di smettere di fumare e fare più esercizio, forse ora non sarebbe in ospedale. Se avesse spinto l'amica Sam a suggerire l'idea per un nuovo romanzo di successo planetario, il padre non avrebbe passato il tempo a scrivere nuove opere senza mai pubblicarle. Se avesse lasciato il lavoro alla scuola Belvedere forse...
Alice potrebbe riempirsi la vita con i "forse" e il rivivere il giorno del suo sedicesimo compleanno non le è d'aiuto perché a quell'età tutto sembra una questione di vita e di morte e, allo stesso tempo, è tutto senza importanza. 
Alice non aveva idea del perché si fosse svegliata in Pomander Walk o di che cosa avrebbe dovuto fare ora. «Immagino che la domanda vera sia: come si fa a sapere quali decisioni contano e quali sono irrilevanti?»
«Ahimè» rispose Melinda, «può essere complicato. Scelte come l'università a cui iscriversi contano abbastanza, ma non sono tatuaggi sul viso. Si può sempre cambiare idea.» (p. 129)
Melinda, che nel futuro è la sua capa, ma che per Alice sedicenne è la consulente all'orientamento, è pacatamente risoluta nel dirle che tutto importa, ma niente è definitivo. Dovrebbe essere confortante per Alice e per i millennians che rappresenta: non importa quanto si proviamo e quali decisioni diverse si prendono. Il destino aspetta tutti. La verità più dura da accettare è che, in qualunque situazione la nostra vita ci porta, ci saranno sempre degli aspetti che non ci lasceranno mai del tutto soddisfatti. Saremo sempre scontenti di qualcosa e non potremo incolpare nessuno, nemmeno noi stessi. 
Per Alice, questo viaggio temporale è la possibilità di stare di più con il padre, conoscerlo meglio, anche in aspetti che la lei sedicenne non avrebbe mai immaginato e, visto che anche il padre dell'autrice è stato un acclamato scrittore di fantascienza e recentemente scomparso, non si può non leggere e non commuoversi per il dono di questa narrazione che esalta il legame padre-figlia
I newyorkesi erano esperti nel trasformare le loro difficoltà quotidiane – portare pesanti borse della spesa, prendere la metro invece di andare in macchina – in punti di forza, ed Alice aveva anni di esperienza nel cercare di sentirsi meglio perché non aveva una casa di famiglia a Greenwich o un cavallo o una Range Rover. (p. 216)
L'ambientazione di Domani a quest'ora è accurata, verosimile e precisissima nel ripercorrere le strade di New York e le abitudini della popolazione. È, ovviamente, uno stradario sentimentale di Alice che ama la città, adora camminare per le sue vie e conosce gli angoli più nascosti da vera abitante nata e cresciuta lì. Visto poi il suo contesto di riferimento, quella della cultura nerd-geek-pop di cui suo padre fa parte non solo come scrittore ma anche come icona che compare nelle parole crociate e in cameo dei Simpson, tutto il romanzo è punteggiato da frizzanti riferimenti a film, serie e programmi oltre che dalle varie e possibili teorie sui viaggi nel tempo. 
Domani a quest'ora è la commovente storia di un rapporto padre-figlia e delle strade possibili che avremmo potuto percorrere, anche se forse non sarebbe cambiato niente. Perché se è vero che tutto è importante ma niente è definitivo, è altrettanto vero che ci sono punti in cui siamo destinati ad arrivare. Possiamo smettere di tormentarci su quella volta in cui saremmo dovuti andare a sinistra anziché a destra: saremmo comunque giunti là dove eravamo attesi. 
Giulia Pretta