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«Ex figlio», ex cittadino: il romanzo politico di Saša Filipenko

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Ex figlio
di Saša Filipenko
traduzione di Claudia Zonghetti
edizioni e/o, 2022

pp. 190

€ 18 (cartaceo)

€ 11,99 (ebook)


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Quando sul posto arrivarono gli agenti della Sicurezza di Stato – che, va detto, arrivarono molto prima dei pompieri – pensarono a mettere in salvo i documenti e le cassette di sicurezza, non le persone. Il nostro governo ha sempre avuto le sue priorità: mentre c’era chi si buttava dal terzo piano e moriva sfracellato, loro portavano via scatole e faldoni. (p. 70)

Ciò che accomuna Francysk, il protagonista del romanzo Ex figlio, e la Bielorussia di Saša Filipenko è il coma. Ma mentre Francysk in coma rimane per dieci anni – in un periodo come quello del cambio di millennio che tante innovazioni ha portato al mondo interno –, il paese natio di Filipenko sembra rimasto a quel 1994 che ha visto la scalata al potere di Lukašėnka. Quando infatti il ragazzo riemerge dal lungo sonno, ritrova una nazione che non solo non ha subito cambiamenti rispetto al giorno prima dell’incidente che gli è valso il coma, ma anzi sembra retrocesso addirittura a quando l’Urss era ancora in piedi. Con una dovizia di particolari che sfiora il didascalico, accompagnata da un notevole apparato di note che consente di non perdere neanche un singolo riferimento, Filipenko racconta al lettore tutti gli abusi e i soprusi che il governo di Lukašėnka ha perpetrato in circa trent’anni, quasi sempre volti alla repressione delle libertà civili e al tentativo di restaurare – più o meno velatamente – le condizioni precedenti alla caduta del muro di Berlino. Un esempio fra tutti è quello della bandiera che, con il referendum del 1995, è stata modificata rendendola più simile a quella usata fra il 1951 e 1991, quando a esistere era la Repubblica Socialista Sovietica Bielorussa.

Filipenko non nomina mai la Bielorussia, Minsk, il partito o Lukašėnka stesso ma i riferimenti sono sempre molto evidenti. Si parla di Grande fratello a oriente e di Continente a occidente, a indicare la Russia da un lato e il resto dell’Europa dall’altro. Disseminati lungo tutto il libro, come anticipato, vi sono una quantità incalcolabile di riferimenti, magistralmente amalgamati a una narrazione che non può in nessun modo essere separata dal contesto storico perché, senza quest’ultimo, semplicemente non troverebbe la propria ragion d’essere. La trama stessa sarebbe di per sé fiacca e banale se non fosse inserita all’interno di un contesto di critica sociale e politica a un governo inviso a molti e che, nel silenzio generale del resto d’Europa, sta sradicando il futuro di un’intera generazione. Eppure, nonostante non vi siano accuse dirette contro il governo di Minsk, l’adattamento teatrale del libro è stato vietato in Bielorussia ed è stato portato sul palco per la prima volta in Ucraina. Lo stesso Filipenko, per essersi esposto nei confronti di quello che può essere senza dubbio definito un regime – basti pensare che Lukašėnka è al sesto mandato consecutivo, ottenuto grazie alla modifica alla Costituzione nel 17 ottobre 2004, approvata dal 79,42% dei voti, con la quale è stato eliminato il limite di due mandati presidenziali – può essere processato fino a dodici anni, e per questo è costretto a vivere al di fuori dei confini nazionali.

Sono tutte informazioni, queste, che possono non interessare il lettore generalista. Ma Ex figlio esce in Italia – non a caso – in questo 2022 così difficile che ha visto, dopo due anni di pandemia, l’esplodere del conflitto Russo-Ucraino, nei confronti del quale la Bielorussia si è rivelata solo formalmente neutrale. È un libro perciò che invoglia il lettore a riflettere sulla contemporaneità che lo circonda e gli fornisce delle prime, semplici basi per comprendere uno scenario che si fa sempre più complesso man mano che passa il tempo.

David Valentini