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Le trappole della mente di un personaggio fortemente hitchcockiano: "Mrs March" di Virginia Feito

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Mrs March. La moglie dello scrittore
di Virginia Feito
HarperCollins, settembre 2022

Traduzione di Stefano Beretta

pp. 336
€ 19 (cartaceo)
€ 9,99 (e-book)


Se siete fan delle storie che descrivono uno sgretolamento della personalità dei protagonisti, questa è una di quelle che fa per voi. "Mrs March. La moglie dello scrittore", l'esordio letterario della scrittrice Virginia Feito, viene edito in Italia da HarperCollins e si potrebbe catalogare come un classico romanzo thriller, o meglio, uno psyco-thriller. 
La trama sembra piuttosto semplice: la suddetta Mrs. March, ricca casalinga dell'Upper East Side, è sposata con un famosissimo scrittore di best seller e non potrebbe esserne più orgogliosa. Madre di un figlio, Jonathan, che scopriamo esistere dopo un bel pezzo, e matrigna gelosa della figlia del marito avuta da altre nozze, la sua vita si dipana tra shopping, organizzazioni di party e ricevimenti mondani. Tutto va benissimo fin tanto che le apparenze sono perfette: ossessionata mortalmente da ciò che gli altri pensano e da come il suo aspetto e la sua vita appaiono all'esterno, l'autrice inserisce il primo breaking point proprio in un infelice commento che la panettiera di fiducia farà sull'ultima fatica letteraria di Mr. March. 
Forse non era poi così drammatico che Patricia si fosse comportata in maniera tanto avventata. Una faccenda spiacevole, sì, ma in realtà Patricia era stata l'unica ad azzardare un parallelo tra lei e quella donna. Quel personaggio, si corresse. Non è nemmeno reale. Possibilissimo che si basi su un modello reale... ma George non avrebbe mai... o no? (p. 17)
Da questo piccolo estratto ci accorgiamo di due cose importati: la prima, che Mrs. March parla a se stessa, passando la narrazione da un punto di vista impersonale a uno in prima persona molto repentinamente (caratteristica che sarà presente in tutto il romanzo), e quindi il ritmo di questo cambio è piuttosto rivelatore. La seconda, di quanto Mrs. March sia terrorizzata dall'opinione degli altri, anche di quella di una "semplice" commessa, forse il personaggio più innocuo di tutti. Eppure, quel commento, quella somiglianza inaccettabile, "che cosa aveva fatto per meritare questa umiliazione? Adesso il mondo intero l'avrebbe guardata con occhi diversi" (p. 20), sarà il fulcro di ogni problema successivo.
Verrà fuori un omicidio di una ragazza del Maine, Mrs. March si convincerà della colpevolezza del marito. Ci domandiamo: perché? Perché si aggrappa a questa intuizione così saldamente? Forse per punirlo di quel personaggio orribile del suo romanzo che le somiglia? Fatto sta che la storia confonde volutamente il lettore, ci si ritrova a credere a Mrs. March e a Mr. March a fasi alterne.
Ciò che è interessante del romanzo è il lento ma inevitabile cedimento psicologico di Mrs. March, somministrato goccia a goccia, nelle prime pagine del romanzo a piccole dosi, un commento, una frase ripetuta, un gesto inconsulto, la comparsa di misteriosi scarafaggi nell'appartamento (saranno poi reali?), poi sempre in quantità maggiori, tanto da chiedersi se la protagonista sia pazza. Eppure si empatizza moltissimo con lei, con le sue debolezze, i manierismi tesi a salvare le apparenze davanti alle persone di cui vuole conquistare la fiducia e, quello che mi è piaciuto di più, i dialoghi interiori in cui si svela il suo precario equilibrio mentale.
Mrs March posò di nuovo lo sguardo sulla donna, che chiacchierava con due uomini palesemente in soggezione, e quando vide che con disinvoltura s'infilava una ciocca di capelli dorati dietro l'orecchio, imitò istintivamente quel gesto (p. 60-61)
S'immaginava già il discorso che avrebbe tenuto davanti alle luci delle telecamere, che per una volta avrebbero guardato lei. […] indossando gli occhiali da sole e il foulard per fare mostra di umiltà, dato che sarebbe sembrato volgare e insensibile attirare volontariamente più attenzione delle vittime, e poi avrebbe chiesto perdono, ma i media e il pubblico sarebbero stati tutti d'accordo sul fatto che lei non aveva niente di cui scusarsi (p. 285)
Tutto questo avviene nella mente di Mrs. March. Nonostante appaia piuttosto odiosa, nevrotica e dalla personalità fortemente giudicante, le rivelazioni sul suo passato, sulla sua educazione e su una famiglia non propriamente "felice" ci fanno abbassare la guardia, giustificando in qualche modo certi comportamenti. Grazie a questi salti precedenti, Mrs. March passa da una scontata "Evil Queen" a una persona umana e fragile che è diventata quello che è proprio a causa di certe esperienze. Tracce di humour nero in queste pagine che ci portano indietro nel passato e che mi sono piaciute molto.

Considerata l'importanza che il romanzo di George March ha avuto sullo spirito della storia, avrei apprezzato che la struttura del libro ne presentasse qualche stralcio o quanto meno che ci desse un titolo, invece ci lascia nella più completa ignoranza. Sicuramente un effetto intenzionale per accentuare il mistero e anche la paranoia di Mrs. March. In questo senso, il romanzo di Virginia Feito è piacevolmente hitchcockiano, pregno di suspense dilatata, e forse è per questo che pare sia previsto un film dedicato, la cui sceneggiatura sarà affidata all'autrice e la produzione e l'interpretazione a niente meno che Elisabeth Moss, celebre attrice divenuta famosa con "Il racconto dell'ancella".
Lo aspettiamo allora, no? E intanto consiglio il romanzo agli amanti dei thriller psicologici che vedono i protagonisti crollare pagina dopo pagina.

Deborah D'Addetta