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Bestseller in Gran Bretagna, arriva il primo volume: "Le lupe di Pompei" di Elodie Harper per Fazi Editore

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Le lupe di Pompei
di Elodie Harper
Fazi Editore, settembre 2022

Traduzione di Isabella Zani

pp. 440
€ 19 (cartaceo)
€ 11,99 (e-book)


Primo volume di una trilogia che ha spopolato alla sua uscita in Gran Bretagna l'anno scorso, "Le lupe di Pompei", scritto da Elodie Harper e pubblicato in Italia da Fazi Editore, sta facendo strage di cuori anche qui. Il titolo originale, "The wolf den", letteralmente "il covo del lupo", dà anche il nome alla trilogia stessa. Sappiamo inoltre che il secondo libro in lingua originale è appena uscito (il 6 settembre 2022) e si intitola "The house with the golden door". 
Idealmente quindi, visto che i volumi stanno uscendo a distanza di un anno uno dall'altro, lo vedremo pubblicato in italiano nel 2023. Mi soffermo su questo particolare perché, sinceramente, non vedo l'ora di sapere come la storia andrà avanti, ché ovviamente il finale si è chiuso con un paio di punti interrogativi, ma soprattutto come l'autrice affronterà la narrazione dell'eruzione del Vesuvio.
Già, perché il libro inizia con una data precisa, il febbraio del 74 d.C., ovvero appena cinque anni prima dell'eruzione del Vesuvio del 79 d.C. che distruggerà la città. Immagino che i prossimi volumi includeranno di sicuro questo evento epocale, che ha livellato, figurativamente e letteralmente, la popolazione, annullando ogni distinzione sociale, speranza o ambizione.
Ma più che usare il termine "immaginare" dovrei rischiare affermando di essere convinta che la descrizione avrà luogo perché in questo primo volume uno dei personaggi più interessanti è Plinio il Vecchio, comandante della flotta romana di Capo Miseno (e spettatore privilegiato dell'eruzione) con cui una delle protagoniste, Amara, intreccerà un rapporto particolare. La presenza di Plinio stuzzica la curiosità del lettore, soprattutto in vista di ciò che succede nel libro.
Dunque Amara, prostituta di un lupanare di Pompei e i nostri occhi nel romanzo, dividerà gioie e dolori con le sue quattro amiche, combattendo con le unghie e i denti per non soccombere a un destino che non ha scelto. E come si potrebbe scegliere di finire in un bordello?
Dal corridoio risuona forte la voce di Vittoria che blandisce chissà che uomo per metterlo dell'umore giusto. Ma da un momento all'altro anche lei e Didone saranno interrotte da un cliente: di notte le donne non hanno tempo per sé, neanche per soffrire (p. 110) 
Non mi soffermerò sulla trama perché il libro è davvero famosissimo ormai, quanto piuttosto sui suoi punti forti: la ricostruzione storica è precisa, dettagliata, si capisce quanto l'autrice abbia fatto ricerca. Da un'intervista del Corriere della Sera infatti Elodie Harper confessa di essere stata di persona a Pompei e di essere rimasta affascinata dal suo lupanare, l'unico a essere sopravvissuto di tutta l'antica Roma, grazie proprio all'eruzione del Vesuvio che ne ha preservato l'esistenza. L'idea delle cinque protagoniste viene da quella visita, la descrizione delle celle, delle incisioni sui muri, della loro testimonianza, il loro legame e la solidarietà che si dimostrano a vicenda.
L'intreccio è intrigante, è uno di quei classici libri da cui non ci si staccherebbe mai, e il tempo al presente aiuta molto il lettore a immergersi nella storia. I personaggi sono credibili, soprattutto perché non ne esistono di buoni e cattivi in termini assoluti, persino Amara, che sostanzialmente è una vittima del sistema, attraverserà delle fasi poco nette, immerse in un chiaroscuro di sentimenti e d'intenti. Notevole che il libro sia stato scritto da un'esordiente, c'è una maestria e una scaltrezza nella scrittura che solitamente (sbagliando) non ci si aspetta da un debutto letterario.
Il titolo originale inoltre "The wolf den" è un indizio: "lupa" era il nome con cui venivano appellate le prostitute, ma qui tradotto viene al singolare maschile, e dunque a chi si riferisce l'autrice? Chi è il lupo del titolo e cosa fa nel suo covo? Potrebbe riferirsi a Felicio, il padrone del bordello? O all'uomo in generale, quale figura che sfrutta, maltratta e abusa della donna?
Lo stile è inevitabilmente poco aulico, siamo pur sempre in un lupanare di bassissimo rango, quindi via libera a parolacce, imprecazioni ed espressioni volutamente esplicite specie nei discorsi diretti. 
L'occhio le cade su un altro messaggio, a caratteri grandi e frastagliati. "HO SCOPATO". Rimane a fissarlo. Le parole sembrano un'aggressione fisica, un promemoria della sua personale impotenza. Apre la sacca di suo padre in cerca dello stilo rotto che ha raccattato una volta per strada, Le è già servito; l'ha usato pochi giorni prima per disegnare un uccellino in volo nella sua cella, un piccolo atto di sfida contro tutto quel fottere e succhiare che la rinchiude. (p. 95-96)
L'ho apprezzato? Pur non amando la dichiarazione schietta e manifesta, devo dire che in questo caso essere pratici era d'obbligo, nessuno si sognerebbe mai di far parlare una prostituta come una nobildonna, neanche una come Amara, figlia di un medico e dunque non l'ultima ruota del carro.
Sarà proprio la sua originale condizione di non-schiava a determinare i suoi comportamenti e la sua testarda convinzione di poter scappare, di potersi risollevare. 
Ci riuscirà? Chissà a quale prezzo.
Un primo volume davvero notevole, tanto che non vedo l'ora che esca il seguito.

Deborah D'Addetta